È possibile immaginare un mondo senza conchiglie e coralli? La risposta è ovviamente no, ma occorre agire in fretta perché il punto di non ritorno è vicino. L’ecosistema marino è in grave pericolo e le prime conseguenze sono già sotto gli occhi di tutti. Come dimostra lo sbiancamento della Grande Barriera Corallina in Australia e la presenza sempre più massiccia di alghe nella Riviera Maya del Messico.
Il 21 giugno- lo si legge in una nota stampa – si celebra la Giornata Mondiale della Conchiglia (istituito dal Lee County Visitor & Convention Bureau per salvaguardare le centinaia di migliaia di conchiglie della baia di Fort Myers e sulla prospicente isola di Sanibel in Florida) che, nel corso della storia dell’uomo, è stata impiegata per i più disparati scopi. Da moneta di scambio a strumento musicale, fino a oggetto da cui ricavare monili e gioielli.
“Le conchiglie sono una meraviglia della natura che rischiamo di perdere – allerta Stefano Pedone, Project Officer per SEAstainable all’interno di Worldrise Onlus. – Nate come stratagemma sviluppato da alcuni animali per difendersi dai predatori, con il passare delle ere le conchiglie hanno svolto ruoli ecologici molto più ampi e complessi”.
Per comprendere meglio la vastità di questa specie marina basti pensare che esiste un ramo della zoologia chiamato malacologia. Questa branca dedicata è in continua evoluzione “perché attualmente si stima che sul Pianeta siano presenti 20mila specie di bivalvi, tra i 40 e 100mila gasteropodi e molti altri molluschi”, spiega Stefano Pedone.
L’aumento di CO2 minaccia le conchiglie e tutto il biosistema marino
Tutto questo ecosistema, però, è seriamente minacciato dal progressivo aumento di CO2 nell’atmosfera dovuto ai combustibili fossili e alla deforestazione che si riflette sugli oceani.
I mari, infatti, assorbono una quantità significativa di CO2 (circa il 25-30%), con gravi conseguenze per tutto il biosistema marino.
I recenti studi pubblicati su Nature illustrano come il pH del Mar Mediterraneo si stia abbassando di circa 0.0044 punti all’anno. Se questo trend fosse confermato, in 50 anni assisteremmo ad una diminuzione del pH di 0.2 punti scendendo dall’attuale 8.1 ad un ipotetico 7.9.
Sebbene possa sembrare una variazione minima, questo fenomeno chiamato acidificazione degli oceani porterebbe conseguenze drammatiche per tutto l’ecosistema marino. “Ricordiamoci che se non fosse stato per gli oceani, dall’inizio dell’era industriale ad oggi la temperatura dell’atmosfera sarebbe di 36°C più alta – continua sempre lo stesso Stefano Pedone – Più CO2 in atmosfera significa anche più CO2 in mare dove rilascia ioni di idrogeno diminuendo il pH e causando un grave disequilibrio chimico: gli ioni idrogeno richiamano, infatti, gli ioni carbonato che sono fondamentali sia per i crostacei per costruirsi il carapace, sia per tutti gli organismi costruttori di conchiglie e sia per le sclerattinie, ovvero i coralli dallo scheletro calcareo”.
Alcune specie rischiano l’estinzione
Una maggiore difficoltà a trovare gli ioni di carbonato dall’acqua marina vuol dire essere più vulnerabili ai predatori marini o ai fenomeni meteorologici violenti. Con carapaci più deboli e conchiglie più sottili, considerando un panorama temporale di medio-lungo termine, alcune specie rischiano l’estinzione avendo minori possibilità di sopravvivenza.
Una situazione difficile che non riguarda solo conchiglie e coralli ma tutto l’ecosistema marino. Infatti, con un pH a 7.9 la sopravvivenza del plankton sarebbe messa a rischio innescando una reazione a catena visto che verrebbe a mancare una delle principali fonti di nutrizione per le balene e i salmoni.
In un mondo senza conchiglie verrebbe a mancare un oggetto che fin dai tempi più antichi ha avuto un ruolo di grande importanza nella storia dell’uomo. Grazie all’enorme varietà di forme e dimensioni, le conchiglie sono state utilizzate nei modi più differenti. Come recipienti, strumenti musicali, moneta di scambio, gioielli ed elementi decorativo nelle varie forme artistiche in pittura (pensiamo alla “Nascita di Venere” di Botticelli) e in scultura.
Cameo Italiano lavora le conchiglie
“Siamo attivi da tre generazione nei lavorazioni dei camei su conchiglia – spiega Gino Di Luca, fondatore di Cameo Italiano, azienda leader specializzata nella creazione di camei su conchiglia. – Abbiamo sempre messo al primo posto la sostenibilità delle nostre creazioni perché sappiamo qual è il valore e l’insostituibilità della materia prima. All’interno dei nostri laboratori, lavoriamo un materiale naturale non incluso nelle liste Cites. Questo è un organismo costituito con la Convenzione di Washington che tutela le specie animali e vegetali a rischio di estinzione attraverso la regolamentazione del loro commercio e della loro esportazione”.
Per il futuro, Cameo Italiano sta già guardando anche ad altri materiali sostenibili per arricchire la propria collezione. “Già da oltre un anno stiamo portando avanti un progetto di ricerca di materiali alternativi con paste minerali realizzati da scarti di pietra e polveri.
Abbiamo presentato una prima collezione a Vicenzaoro ottenendo anche un buon riscontro da parte dei buyer”, illustra lo stesso Di Luca.
I più importanti utilizzi delle conchiglie
Ripercorriamo quindi quali sono stati secondo le testate internazionali i 10 utilizzi più importanti e innovativi della conchiglia che accompagnano l’evoluzione e la storia dell’uomo.
- SIMBOLO DI NASCITA: indissolubilmente legata all’elemento acquatico, sin dall’antichità la conchiglia è spesso raffigurata come simbolo di nascita. Nel dipinto “Nascita di Venere” di Botticelli, ad esempio, la dea rimane in equilibrio su una conchiglia approdando sulla spiaggia grazie alla spinta di Zefiro.
- GIOIELLO #1: 33 perline di conchiglie forate rappresentano uno dei primi gioielli indossati dall’uomo risalente a 142mila anni fa durante il Paleolitico. Un team di studiosi in Marocco ha fatto la scoperta: le perline mostrano prove di scheggiature e lucidature fatte dall’uomo con strumenti grezzi.
- GIOIELLO #2: l’utilizzo della conchiglia come gioiello è arrivato fino ai giorni nostri con l’arte dell’incisione a cammeo su conchiglia. Un’artigianalità tipica del Made in Italy nonché simbolo dell’eccezionale manualità dei maestri incisori di Torre del Greco, località dove è nata questa antica arte.
- ARMA PER LA CACCIA: nella Grotta dei Moscerini, a Gaeta, sono state ritrovate numerose conchiglie tagliate e levigate a mano risalenti al Medio Paleolitico che si ipotizza possano essere state utilizzate nelle attività quotidiane e come puntali per armi da caccia.
- MONETA: secondo diversi studi la conchiglia Cypraea moneta è stata la prima moneta della storia dell’uomo. Utilizzata in Cina nel neolitico, la conchiglia è lunga circa 30 millimetri: bianca, lucente, molto leggera e molto comoda da trasportare ai tempi. Nel 1758 Carlo Linneo certificò questo antico uso dandogli il nome scientifico di Monetaria Moneta.
Altri usi delle conchiglie
- STRUMENTO MUSICALE: alcuni ricercatori dell’Università di Tolosa, in Francia, sono riusciti a far emettere note musicali da una conchiglia di 17mila anni fa. Gli studiosi hanno notato come l’estremità appuntita del guscio è stata deliberatamente aperta per apporre le labbra e soffiare.
- PELLEGRINAGGIO: la conchiglia è il simbolo del Cammino di Santiago e si lega alle leggende narrate sulla figura di San Giacomo. Il guscio della capasanta è anche chiamato “pettine di San Giacomo”. E i pellegrini medievali lo usavano come dimostrazione dell’avvenuto cammino visto che dovevano raggiungere le spiagge di Finisterre per raccoglierne una.
- OFFERTA FUNERARIA: dalle Americhe, all’India, all’Europa sono numerosi i ritrovamenti di antiche sepolture dove le collane di conchiglie erano poste in simbolo come offerta funeraria o come oggetto caro al defunto.
- ACQUASANTIERA: prima dell’ingresso in ogni chiesa l’uomo deve eseguire il rituale del segno della croce con l’acqua benedetta: spesso le acquasantiere sono realizzate a forma di conchiglia secondo l’antico simbolismo che ricorda l’idea di purificazione e di rinascita.
- MATERIALE DA COSTRUZIONE: Uno sguardo sul futuro. I gusci di ostrica possono essere utilizzati come aggregati grossolani nel calcestruzzo. Ogni anno si scartano 200mila tonnellate di questi gusci che sono composti dal 90% di carbonato di calcio. E possono essere aggiunti al composto senza compromettere la resistenza e l’elasticità del materiale edilizio.