Un comunicatore della prossimità in dialogo con tutti. Quest’anno la memoria liturgica di San Francesco di Sales assume una connotazione particolare in virtù della celebrazione del IV centenario dalla sua morte (1622-2022). Il suo tenace impegno missionario orientato ad evangelizzare le terre dello Chablais, pervase dalla dottrina calvinista, la sua profusa dedizione con la quale ha esercitato il ministero di pastore della diocesi di Ginevra e ha attuato i decreti conciliari della Controriforma tridentina, la sua alacrità con cui ha speso grandi energie per la fondazione dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria (Visitandine). A tutto ciò andrebbero aggiunti i numerosi riconoscimenti che nel corso dei secoli i Papi hanno indirizzato verso i suoi insegnamenti e i suoi esempi, in particolare la proclamazione a patrono degli scrittori cattolici, avvenuta nel 1923 per volontà di Pio XI.
Una sfida dentro la pandemia
Questo riconoscimento rappresenta un’occasione propizia per rileggere l’eredità e l’attualità di Francesco di Sales come comunicatore (leggi qui). Infatti il suo patrocinio, benché indiscusso, non è stato sufficientemente approfondito. Criteri teologici e metodi pastorali che guidarono il suo stile comunicativo e la sua opera missionaria ed evangelizzatrice. Criteri ancora validi e fruttuosi per la comunicazione nella Chiesa e della Chiesa chiamata ad annunciare il Vangelo dinanzi a sfide comunicative e pastorali inedite accentuate dalla pandemia ancora in atto.
Quella propensione intrinseca alla comunicazione
Anzitutto occorre riconoscere che l’esemplarità del Santo vescovo di Ginevra, a cui richiamava Pio XI, supera la distanza cronologica che ci separa dall’epoca in cui è vissuto. Benché gli strumenti tecnologici da lui utilizzati per comunicare fossero ben diversi da quelli odierni, la comunicazione rimane sempre un atto umano, fatto da uomini per gli uomini, e pertanto continuamente protesa a raggiungere quell’anelito di comunione e di prossimità. San Francesco di Sales ha sempre tenuto presente e mirabilmente attuato questa finalità intrinseca alla comunicazione. Ha reso costantemente aperto il dialogo con oppositori politici e religiosi di ogni genere. Ha coniugato saggiamente al vigore delle discussioni la moderazione e la carità.
Comunicare l’amore e la carità di Dio
Di lui occorre ricordare ancora quanto sia necessario un buon possesso della dottrina cattolica per poter difendere la Verità da errori e volute omissioni. Così come l’eleganza nello stile per dilettare il lettore o l’uditore. Un secondo aspetto, a tutt’oggi non ancora pienamente esplorato, riguarda i criteri nelle dimensioni comunicative: quella verbale, quella non verbale e quella scritta. Sinteticamente si potrebbe affermare che lo stile della comunicazione salesiana fosse guidato principalmente da un duplice criterio, non di tipo pragmatico o retorico, ma teologico. Studiando il suo stile comunicativo emerge come siano l’amore per Dio e la carità per l’uomo i suoi principi ispiratori supremi.
Riscoprire i suoi insegnamenti
È ad essi infatti che si ispira nel redigere il suo regolamento personale da osservare nelle conversazioni, sono essi la fonte che lo orienta nella redazione dei suoi testi; sono ancora questi che lo ispirano nella scelta di un linguaggio semplice e conciso, avulso da ricercatezze e inutili prolissità; sono essi la sorgente che lo guida nel vestire e nel relazionarsi con gli altri. Tra gli ulteriori elementi di attualità si potrebbe menzionare la teologia salesiana della comunicazione. Questa è il frutto della sua riflessione teologica circa la comunicazione divina e umana. A colui che vuole mettersi alla scuola dello stile comunicativo, dolce e amorevole, di San Francesco di Sales non resta che riscoprire i suoi insegnamenti, emulare i suoi esempi e coltivare continuamente l’amore di Dio e l’amore del prossimo.
Vincenzo Marinelli
Sacerdote, autore del saggio “Francesco di Sales comunicatore”