In questi giorni di Avvento in cui ci apprestiamo a celebrare la nascita del Nostro Signore, avvenuta se non proprio all’addiaccio, in una grotta e senza adeguati conforti, salutiamo finalmente il varo della legge per l’estensione dell’assistenza sanitaria ai senza tetto.
Il 6 novembre scorso il Senato della Repubblica ha infatti approvato in via definitiva il d.d.l. n.1175, in vigore dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
Con la legge appena varata ci si prefigge di colmare una lacuna non più tollerabile del nostro ordinamento giuridico che comportava la difficoltà, se non proprio l’impossibilità, di fornire un adeguato supporto sanitario ad utenti senta tetto, che fossero italiani o stranieri. Supporto di fatto a loro precluso in quanto sforniti di tessera sanitaria, che si conferisce previa assegnazione di un valido documento di riconoscimento personale. Questo presuppone l’accertamento di una residenza, ovviamente non accertabile in assenza di stabile dimora.
Un progetto biennale per assistenza ai senza tetto di 14 città metropolitane
Insomma una vera e propria spirale senza fine o, se preferite, un cane che si morde la coda! Una carenza vanamente affrontata nel corso delle ultime legislature. E solo in parte coperta da alcune recenti leggi regionali la cui egida ovviamente veniva limitata ai rispettivi territori. In sintesi è istituito un fondo per l’attuazione di un progetto sperimentale biennale involgente 14 città metropolitane, volto a assicurare in via progressiva il diritto all’assistenza sanitaria ai senza dimora. Consentire loro di iscriversi nelle liste degli assistiti delle aziende sanitarie locali; scegliersi il medico e accedere a prestazioni incluse in Livelli Essenziali di Assistenza.
Esso verrà ripartito tra le regioni in base alla popolazione residente nelle città metropolitane presenti nei rispettivi territori. Con decreto ministeriale da adottare entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge. Previa intesa in una Conferenza Stato-Regioni e sentite le associazioni di volontariato e assistenza sociale “più rappresentative”. Il Governo dovrà relazionare sullo stato di attuazione della legge a partire dall’anno successivo a quella di entrata in vigore con particolare riferimento al numero di senza dimora già iscritti negli elenchi delle Regioni.
Il deliberato legislativo non può che essere accolto favorevolmente. Nella misura in cui si pone in concreta attuazione dei principi costituzionali inderogabili di solidarietà e di diritto alla salute per ogni persona, di cui agli articoli 3 e 32 e di sussidiarietà, di cui all’articolo 118.
L’assistenza sanitaria ai senza tetto un dovere di solidarietà secondo i dettami della Dottrina Sociale della Chiesa
La cui egida rimanda al dovere di solidarietà e cura del fratello povero, che il Signore ci ha lasciato, che dovrebbe interrogare la nostra coscienza (Matteo 25, 33-36; Luca 10, 25-37). Dovere che trova esplicazione nei dettami della Dottrina Sociale della Chiesa, in ragione della destinazione universale dei beni impressa da Dio Padre nella Creazione e della opzione preferenziale per i poveri che dovrebbe informare al Vangelo ogni tipo di relazione sociale.
In pagine memorabili, solo per citarne alcune, nella Lettera Enciclica Mater et magistra di San Giovanni XXIII; nella Costituzione conciliare Gaudium et spes. Nella Lettera Enciclica Populorum progressio di San Paolo VI; nelle Lettere Encicliche Centesimus annus e Sollicitudo rei socialis di San Giovanni Paolo II. Nel cui alveo si pongono i documenti del Magistero più recenti, fino alle Lettere Encicliche Deus Caritas est e Caritas in Veritate di Papa Benedetto XIII e Fratelli tutti di Papa Francesco. E quindi, naturale il plauso alla legge.
Con l’aumento della popolazione in stato di indigenza cresce il bisogno di assistenza sanitaria ai senza tetto
In attesa di norme procedurali attuative, una perplessità non può però essere sottaciuta. Fenomeni come la stagnazione economica accompagnata dal rialzo dei prezzi e la difficoltà di accedere al credito e onorare i prestiti, per i tassi d’interesse fissati dalla Banca Centrale Europea in chiave anti inflazionistica (nostro articolo del 6 agosto) hanno concorso in questi anni a una progressiva estensione delle fasce di popolazione versanti in stato di indigenza.
Una povertà assoluta che non può affatto ritenersi limitata ai centri urbani maggiori, ma ormai sempre più diffusa pure in quelli meno popolosi. Da qui la necessità che gli enti locali, senza indugi e persino ancor prima delle suddette intese, apprestino le procedure più idonee volte all’attuazione e alla valutazione dei suoi risultati in tempo reale, del disposto legislativo. Da ciò si misurerà una reale volontà e capacità di prendersi cura dei fratelli più bisognosi.
Giuseppe Longo