Nella sanità la nuova legge, in vigore dal 7 luglio scorso, nasce dalla promessa di realizzare riforme essenziali per la vita e l’esistenza dei cittadini.
Con essa il ministro Roberto Speranza, con la solita modestia e serietà che lo contraddistingue sin dal tempo dell’esplodere della terribile esperienza della pandemia, ma anche da una più antica esigenza sentitissima tra i cittadini, ci consegna una riforma assai articolata e fornita di concretissima architettura sociale della Sanità pubblica.
Riforma che ci consente di potere usufruire di un’assistenza sanitaria che possa essere distribuita con i caratteri fondamentali della immediatezza e vicinanza territoriale. Così da sgravare i grandi ospedali da una enorme quantità di accessi per patologie o “urgenze” non di immediata caratteristica di pericolo di vita.
E che fornisse una sicurezza, molto richiesta anch’essa, di rimedio alla tanta solitudine. Condizione di vita, questa, di tantissimi anziani e di un numero sempre alto di persone disabili. Senza dimenticare la fondamentale esigenza che ne deriva di una vicinanza e assistenza domiciliare per i più soli e i più fragili. Assistenza che renda migliore e accettabile la qualità della vita delle fasce più deboli e non abbienti della popolazione.
Sanità, la nuova legge una rivoluzione territoriale
Essa, per grandi linee (per la vastissima entità di dettagli operativi si veda l’elenco in appendice all’articolo), prevede che tutte le Regioni si dotino di un’organizzazione “territoriale” adeguata entro il gennaio del 2023. Dovranno esserci Case di comunità (CdC) aperte 7 giorni su 7 per 24 ore con in servizio, a rotazione, 30-35 medici di medicina generale e pediatri e tra i 7 e gli 11 infermieri, che abbiano sempre a disposizione lo specialista che serve al cittadino in caso di un qualsiasi problema di salute.
Nel caso in cui la problematica sia molto importante e il Cdc non possa risolverla, il cittadino deve essere messo nelle condizioni di andare all’Ospedale di comunità, struttura sanitaria di ricovero breve che collega alla rete di offerta dell’assistenza territoriale e svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero. L’ospedale di comunità ha la finalità di evitare ricoveri ospedalieri impropri. E di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio.
Si tratta di una struttura in grado di gestire patologie acute ma anche aggravamenti di malattie croniche. In pratica il DM77 introduce misure che prevedano ogni tipo di intervento di assistenza sanitaria, in qualsiasi momento, senza che il cittadino debba per forza essere ricoverato in un grande ospedale e magari intasarlo con piccole patologie risolvibili diversamente.
Sanità, nella nuova legge le Case di Comunità
La CdC rappresenta il luogo fisico, di prossimità e di facile individuazione al quale l’assistito può accedere per poter entrare in contatto con il sistema di assistenza sanitaria. Essa promuove un modello di intervento integrato e multidisciplinare. L’attività, infatti, deve essere organizzata in modo tale da permettere un’azione d’equipe tra medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali interni, infermieri di famiglia o comunità, altri professionisti della salute disponibili a legislazione vigente quali ad esempio psicologi, ostetrici, professionisti dell’area della prevenzione, della riabilitazione e tecnica, e assistenti sociali anche al fine di consentire il coordinamento con i servizi sociali degli enti locali del bacino di riferimento.
Restano attivi gli studi dei medici di famiglia (definiti spoke delle Case della comunità) che saranno collegati in rete per garantire aperture per 12 ore in sei giorni su sette; anche le farmacie saranno dotate di servizi aggiuntivi di immediata prossimità.
Il provvedimento prevede anche altre istituzioni per la cura dei pazienti, che organizzano l’assistenza domiciliare o gli hospice.
Rosario Patanè
componente del direttivo nazionale
Libera Cittadinanza
Sanità, nella nuova legge i servizi elargiti dalle Case di Comunità
– Équipe multiprofessionali (MMG, PLS, Continuità Assistenziale, Specialisti Ambulatoriali Interni (Sai) e dipendenti, Infermieri e altre figure sanitarie e sociosanitarie).
– Presenza medica h24 – 7 giorni su 7 anche attraverso l’integrazione della Continuità Assistenziale.
– Presenza infermieristica h12 – 7 giorni su 7.
– Punto Unico di Accesso (Pua) sanitario e sociale.
– Punto prelievi.
– Servizi diagnostici finalizzati al monitoraggio della cronicità (ecografo, elettrocardiografo, retinografo, oct, spirometro, ecc.) anche attraverso strumenti di telemedicina (es. telerefertazione).
– Ambulatoriali specialistici per le patologie ad elevata prevalenza (cardiologo, pneumologo, diabetologo, ecc.).
– Servizi di prevenzione collettiva e promozione della salute a livello di comunità, inclusa l’attività dell’Infermiere di Famiglia e Comunità (IfeC), ambulatori infermieristici per la gestione integrata della cronicità e per la risposta ai bisogni occasionali.
– Interventi di prevenzione e promozione della salute a livello di comunità, anche attraverso i Consultori familiari e l’attività rivolta ai minori – ove esistenti – che si articolano con il mondo educativo e scolastico per gli specifici interventi sulla popolazione 0-18 anni (facoltativo).
– Attività di profilassi vaccinale in particolare per alcune fasce di età o condizioni di rischio e di fragilità. Tutte le attività di profilassi vaccinale e di sorveglianza di malattie infettive sono in linea con le indicazioni del Dipartimento di Prevenzione.
– Sistema integrato di prenotazione collegato al CUP aziendale.
– Servizio di assistenza domiciliare di base.
– Partecipazione della Comunità e valorizzazione della co-produzione, attraverso le associazioni di cittadini e volontariato.
– Integrazione con i servizi sociali.
Servizi mediante telemedicina
La CdC spoke garantisce l’erogazione dei seguenti servizi, anche mediante modalità di telemedicina:
– Équipe multiprofessionali (MMG, PLS, Specialisti Ambulatoriali Interni (Sai) e dipendenti, Infermieri e altre figure sanitarie e sociosanitarie).
– Presenza medica e infermieristica almeno h12 – 6 giorni su 7 (lunedì-sabato).
– Punto Unico di Accesso (Pua) sanitario e sociale.
– Alcuni servizi ambulatoriali per patologie ad elevata prevalenza (cardiologo, pneumologo, diabetologo, ecc.).
– Servizi infermieristici, sia in termini di prevenzione collettiva e promozione della salute pubblica, inclusa l’attività dell’Infermiere di Famiglia e Comunità (IfeC), sia di continuità di assistenza sanitaria, per la gestione integrata delle patologie croniche.
– Programmi di screening.
– Collegamento con la Casa della comunità hub di riferimento.
– Sistema integrato di prenotazione collegato al Cup aziendale.
– Partecipazione della Comunità e valorizzazione co-produzione, attraverso le associazioni di cittadini, volontariato.
Chi non si adeguerà perderà il 2-3% del finanziamento integrativo del Fondo sanitario nazionale.