Si esprimono con molti avverbi, per modulare il senso delle loro parole. Alcuni hanno lo scopo di addolcire ciò che raccontano, altri di renderne austero il significato.
Le canzoni dei ventinove artisti in gara al Festival di Sanremo 2025 hanno sfoggiato il vasto repertorio della lingua italiana. Ciascun brano ha prediletto un elemento linguistico piuttosto che un altro, combinandolo con il ritmo e le note.
Festival di Sanremo / Nei testi abbonda l’amore….in tutte le salse
In grossa parte dei testi regna sovrano l’Amore, classico senza tempo, personificato. Ma le vicissitudini della vita vi stanno alla pari. Prendono forma nello stile romantico, in quello brioso del tormentone, senza tralasciare quello incalzante della performance rap.
Il sentimento si identifica nella parola chiave prediletta dai Coma-Cose, ovvero cuoricini. Si servono della rima per affermare l’evidenza: “Un divano e due telefoni è la tomba dell’amore, ce lo ha detto anche il dottore”.
Noemi preferisce cantare un dialogo. “ Lasciami parlare… la sensazione che se ti innamori muori…Serenamente”. Smussa l’effetto devastante dell’amore con il solo avverbio.
Irama, invece, ne usa un altro già nel titolo, Lentamente. Serve a sottolineare l’agonia di un rapporto ormai al capolinea.
Achille Lauro ricorre al gerundio. Annegando, strisciando, sono verbi che indicano la realtà persistente di una vita difficile. Il mondo dei giovani, spesso pieno di paure e demoni da allontanare: “Tuo padre non tornava la sera”.
Festival di Sanremo / Nelle canzoni amore fa rima con speranza
Però, anche tanti desideri espressi nelle canzoni. Tanti scorci di felicità affidati ad un verbo. Olly usa il condizionale vorrei per comunicare la voglia di un ritorno al passato, ad una vita di semplicità condivisa.
Il malessere della depressione è raccontato da Fedez con frasi nominali: guerra dei mondi, vetri rotti. Soltanto nomi dall’effetto immediato.
Ci pensa Gabbani a riequilibrare la visione delle cose. “Viva la vita finché ce n’è!”. Affida, tuttavia, alla congiunzione l’amarezza di una durata temporale limitata.
In tre aggettivi racchiusa l’essenza della donna: forte, tosta, indipendente. Marcella Bella crea il suo ritornello con la loro successione. Il messaggio deve arrivare inevitabilmente, senza l’aggiunta di altre parole.
Quasi una poesia, l’avvertimento di Massimo Ranieri sul corso delle cose. Della poesia ne richiama l’anafora: “Se hai tra le mani un cuore, un giorno crollerai, tienilo in alto”. Cristicchi canta tutto d’un fiato la sua lettera. Ha sviluppato un tema. Delicato, universale. La malattia che colpisce indistintamente tutti. Nello specifico quella degenerativa toccata alla madre. “Ti ripeterò il mio nome mille volte”. In una frase la caparbietà di non potersi arrendere dinnanzi all’oblio dei ricordi di una vita.
La musica supera ogni barriera
I giovani osano. Si richiamano anche ad altre lingue. Sarah Toscano riporta i francesismi déjavu e démodé. Shablo, Guè, Joshua e Tormento mescolano l’inglese a parole abbreviate: song, money, word, 24h su 7.
Ciascun artista ha scelto un modo di comunicare una parte di sé con il proprio brano. Un modo che ne rispecchia la personalità. Dell’ascolto se ne può trarre un significato personale. Resta una conferma. La musica supera ogni barriera. Arriva come il vento sottile che ti solletica l’orecchio. Ne avverti il tocco leggero. Ti appropri del suo messaggio.
In questo caso è un messaggio di speranza. Poter superare tutte le difficoltà del cammino. Da quelle personali a quelle della comunità. Dal volere la pace per il mondo a quella individuale. L’individuo forgia la collettività e le sue scelte ricadono su tutti. Sanremo lo racconta.
Rita Messina