“Signore e Signori, benvenuti al Casinò di Sanremo per un’eccezionale serata organizzata dalla Rai, una serata della canzone con l’orchestra di Cinico Angelini”.
Con queste parole, il 29 gennaio 1951 si aprì il primo festival della canzone italiana a Sanremo.
Qualcuno lo definì “ la grande evasione”, la colonna sonora dell’Italia canterina che nel lontano dopoguerra (1951), si affacciava alla modernità, con il sole in fronte e la voglia di fischiettare.
La prima edizione si svolse nel Salone delle feste del Casinò municipale di Sanremo. Il pubblico era seduto intorno a tavolini da vecchio Café Chantant e, mentre i cantanti si esibivano, i presenti cenavano tra il viavai dei camerieri.
A quei tempi il pubblico era scarso, tanto che fu necessario trovare delle persone da sistemare ai tavolini rimasti vuoti nella grande sala. Così racconta Leonardo Campus nel suo libro Non solo canzonette (Le Monnier).
Nilla Pizzi vinse nel 1951 la prima edizione del festival di Sanremo
A vincere la gara di allora fu Nilla Pizzi, che trionfò con la canzone “Grazie dei fiori”.
Negli anni successivi, sarà sempre lei a far cantare gli italiani con “Vola colomba”.
Nel 1953 qualcosa cambiò, sparirono i tavolini della sala e si decise di far accedere gli ospiti solo se muniti di invito. I bagarini pare ne vendessero sottobanco alcuni all’esorbitante cifra di 10.000 lire (circa 130 euro di oggi).
Due anni dopo fu la volta della prima diretta televisiva che non andò in onda, ma la Rai si collegò con il Casinò Municipale di Sanremo alle 22:45, in seconda serata, al termine del varietà ”Un due tre” con Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello.
Il circuito mediatico era attivato e l’opinione pubblica parlava del Festival, si interessava dei suoi cantanti e soprattutto fischiettava le loro canzoni.
Domenico Modugno, detto Mr. Volare, intonò dal palco del Festival nel 1958 una delle melodie più famose della storia della musica italiana, “Nel blu dipinto di blu” (oggi nota come “Volare”).
La canzone accompagnò infatti la svolta degli Anni ’50, quando il nostro Paese girò pagina. E segnò l’inizio di una nuova era per la canzone italiana, influenzata dal rock e dallo swing.
A confermarlo, due anni dopo, fu l’arrivo sul palco di un giovane che si dimenava al grido di 24mila baci. Era Adriano Celentano e portava in scena la modernità.
Con lui arrivava il rock’n’roll e una nuova categoria sociale, fino a quel momento poco considerata.
Negli anni ’60 il festival di Sanremo cambia volto
Gli Anni ’60 furono dominati da una generazione che rivendicava nuove regole (anche a Sanremo). Arrivò una ragazza con i capelli cotonati: era Mina, con le sue Mille bolle blu.
Poi fu la volta di Little Tony, classe 1941, con un ciuffo alla Elvis e un nome americano che mascherava le sue origini umbre: Antonio Ciacci. Con lui c’era Lucio Dalla, che aveva appena fondato un gruppo in salsa bolognese: gli Idoli.
Ricordiamo Luigi Tenco, che nel 1967 andò al festival con la sua “Ciao amore, ciao”, ma l’esperienza fu tragica. Dopo l’eliminazione si suicidò in una camera d’albergo di Sanremo e questo fatto sembrò un triste presagio.
Nel 1977 il festival cambiò sede e si scelse il Teatro Ariston che aprì alla musica internazionale. Sul palco si fecero salire ospiti stranieri come Grace Jones nel 1978.
Pochi anni dopo, salirono i Kiss (1981), i Duran Duran (1985), i R.E.M (1999) e molti altri. Ma, quando venne Pippo Baudo, fu lui l’anima del festival dal 1981 e per ben 13 edizioni, anche se non consecutive.
La televisione commerciale influenza il festival
L’Italia intanto si era abituata ai varietà, a Fantastico, a Heather Parisi che ballava “Cicale”, a Romina Power che cantava “Il ballo del qua qua” e alle televisioni commerciali.
Nel 1987 (edizione vinta da Gianni Morandi, Enrico Ruggeri e Umberto Tozzi con “Si può dare di più”), un episodio “piccante”. La cantante Patsy Kensit indossò un vestito minimal e durante la performance una spallina “traditrice” le scoprì il seno. La notizia occupò per giorni le riviste di gossip!
Nel 2011, quell’edizione fu vinta da Roberto Vecchioni con la sua canzone “Chiamami ancora amore“, ma tutti ricordano lo spacco rivelatore di Belen Rodriguez.
Negli ultimi anni Sanremo ha fatto registrare grandi numeri, nonostante un tempo fosse più seguita da adulti e bambini. Forse perché c’era più rispetto per il pubblico: non si usava un linguaggio sboccato e soprattutto le canzoni trasmettevano emozioni e valori.
Ai giorni nostri il festival si è trasformato in una macchina burocratica e commerciale perfetta, tra scandali, polemiche e i più disparati generi musicali. Ma “Sanremo è Sanremo”!
Giusy Giacone