È un legame forte quello tra le Canossiane e Santa Venerina che dura dal 1921. Da sempre un punto di riferimento per la vita religiosa, hanno rappresentato un catalizzatore per tante attività educative, una su tutte la scuola materna. Quest’ultima già da due anni è stata sospesa e, alla luce della possibile chiusura della “Casa delle fanciulle San Giuseppe”, appare essere stato un segnale premonitore. La notizia già da qualche mese rimbalza tra gli abitanti di Santa Venerina i quali, a difesa dello storico istituto, hanno indetto una raccolta firma per evitarne la chiusura. Secondo don Giovanni Marino, parroco della Chiesa Madre di Santa Venerina, “la crisi delle Canossiane comincia a farsi sentire anche nelle periferie” e ammette che “la semplice raccolta delle firme probabilmente non potrà rimediare tale scelta”.
Da noi raggiunto, don Giovanni si dice “rammaricato” per questa situazione per la quale non sembra esserci all’orizzonte un possibile cambio di marcia; ci assicura però che “le attività educative e sociali che fin qui l’Istituto ha offerto non termineranno ma continueranno con il sostegno dei laici”. Attualmente vivono nell’Istituto di via Mazzini suor Venera e suor Giuseppina. Probabilmente la loro lungimiranza ha evitato per tanto tempo l’idea di una chiusura dell’Istituto. Del resto, come rileva don Giovanni, già in passato l’idea era stata vagliata dal Consiglio provinciale delle Canossiane. Adesso sembra essere arrivato il momento propizio: la prassi prevede che il Consiglio proponga alla Madre superiore la decisione presa. Una volta accolta sarà sancita la chiusura e le due consorelle saranno accolte nelle ultime Case rimaste: Catania o Aci Bonaccorsi, dove tra l’altro vive Suor Venera Sapienza, una figura molto cara al paese di Santa Venerina e in particolare alla comunità parrocchiale di Santa Venera.
Non c’è alcun dubbio, sostiene don Giovanni, “che verrà a mancare al paese un respiro, se consideriamo anche altre storiche chiusure, come quella dei Fratelli Cristiani”. È tempo ora di guardare avanti. E il futuro dell’Istituto è in “mano” ai laici di buona volontà. I corsi professionali dell’Oda, il Banco alimentari e la Scuola materna privata continueranno ad esserci ma con una gestione diversa. Fondamentale è la funzione del banco alimentare, che dà sostegno a 280 utenti, tra famiglie indigenti, extracomunitari e senza fissa dimora. Da una crisi che non risparmia neanche gli aspetti spirituali alla realtà dei fatti, il passo è davvero breve. Recentemente, nel territorio diocesano, altri storici istituti hanno dovuto chiudere i battenti: è il caso dei Salesiani di San Basilio e delle Suore delle Carità di San Giovanni Antida , ambedue di Randazzo.
Domenico Strano