Santa Venerina / L’8×1000 restituisce normalità alla comunità ferita

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Quell’alba del giorno di Santo Stefano 2018 resterà sempre ragione di doloroso ricordo per tanti, nella popolazione della diocesi di Acireale. La terra che trema, i lampadari che dondolano, i campanili di tante chiese che tremano, molte pareti di case che subiscono crepe e insidiano la stessa abitabilità degli edifici: sono solo alcuni dei ricordi che, tra video e foto, resteranno probabilmente indelebili, nella speranza che le problematiche conseguenze materiali e sociali, almeno quelle, svaniscano invece col tempo, restando solo velate immagini del passato…

La CEI e i primi segni di speranza

Di fronte a disagi, difficoltà, impoverimento e, per alcuni cittadini, necessità di abbandonare la propria abitazione, come anche di vedere chiudere molte chiese, ha costituito ragione di speranza per tanti l’iniziativa intrapresa subito dalla CEI di dare priorità, attingendo anche ai fondi disponibili, alla riapertura di sette significative chiese. Attraverso i fondi messi a disposizione dall’8×1000, le chiese rese agibili hanno permesso ai fedeli, già nei mesi precedenti la pandemia di Covid-19, di usufruire nuovamente degli edifici di culto e celebrare i sacramenti.

Il criterio di scelta

Le valutazioni non sono state casuali: l’Ufficio dei Beni Culturali Ecclesiastici, guidato da don Angelo Milone, supportato dal referente per i provvedimenti legati al sisma, don Carmelo Sciuto, ha stornato i finanziamenti CEI per le chiese individuate in quei comuni nei quali purtroppo i fedeli erano rimasti senza neanche un edificio di culto. Una scelta “pastorale” che aveva portato ai lavori estivi nelle chiese Maria SS. della Catena in Aci Catena, Santa Maria de la Salette in Lavinaio e Santa Maria la Stella, tra Aci Sant’Antonio e Acireale. Quindi ai lavori nelle chiese Santa Maria della Misericordia in Piano d’Api, Sant’Andrea in Milo e Santa Maria del Monte Carmelo in Aciplatani nell’autunno dello scorso anno.

L’ultimo dei contratti

Stipulato l’11 novembre 2019 nella curia vescovile di Acireale, era stato firmato per i lavori di messa in sicurezza della chiesa Sacro Cuore di Gesù in Santa Venerina: anche questi portati a termine con grande soddisfazione di tutta la comunità, a cominciare dal parroco don Giovanni Marino , che ha parlato del “miglior lavoro possibile che si potesse pensare”. I lavori, che erano iniziati il 18 novembre e sono stati finanziati per il 70% dai fondi 8×1000 destinati dalla Presidenza CEI, sono stati conclusi la scorsa estate, con la cerimonia di riapertura suggellata dalla Messa presieduta lo scorso 13 agosto dal vescovo della diocesi di Acireale, monsignor Antonino Raspanti. I lavori hanno restituito restaurate le due intere navate laterali, hanno consentito la messa in sicurezza della volta centrale, la messa in sicurezza della pietra bianca esterna e la tinteggiatura di tutto il perimetro della chiesa.

Una comunità resiliente

La chiesa del Sacro Cuore era già stata colpita dal precedente sisma del 2002. Dopo tanti sacrifici, era stata riaperta dodici anni dopo, nel 2014 (anche in questo caso con il fondamentale supporto dei fondi 8×1000): in quel caso, i lavori si erano concentrati su una prima messa in sicurezza, la pavimentazione e la tinteggiatura. I nuovi finanziamenti hanno così permesso di ritornare in chiesa, dopo i danni subiti dall’evento tellurico del 26 dicembre 2018, non solo alla comunità parrocchiale, ma a buona parte della comunità circostante del territorio di Santa Venerina, privata di ben sei chiese su otto a causa del terremoto. Potere contare di nuovo su una delle chiese più grandi della zona, soprattutto in seguito alle nuove chiusure imposte dalla pandemia di coronavirus, ha consentito ai fedeli di celebrare in sicurezza e serenità. Così l’8×1000 ha restituito normalità alla comunità ferita.

Mario Agostino

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