Una famiglia che esce anche dai confini della casa e diventa comunità. È l’immagine che si porterà dietro Vincenzo Spadafora, il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza, dopo la visita dello scorso 10 marzo presso la casa famiglia di Linera, una delle 300 Comunità Giovanni XXIII fondate da don Oreste Benzi sparse per tutta la penisola. Quella di Marco e Laura è una famiglia dentro una grande casa, con mamma, papà e 16 figli, tra naturali e accolti. “Nelle nostre case non è la coppia che accoglie ma è tutta la famiglia”, ha sottolineato Marco Lovato che, ripercorrendo i momenti della visita del Garante in occasione del tuor nazionale “Diritti al futuro”, ha aggiunto: “Le nostre famiglie non sono luogo della perfezione ma dell’accoglienza; siamo rimasti molto contenti del fatto che il dottor Spadafora abbia voluto soffermarsi con i ragazzi e ascoltare le loro storie di disagio”.
A proposito di alcune affermazioni di un leader politico italiano secondo cui quella delle case famiglie è “un business che lucra sulla pelle dei bambini che costano anche 400 euro al giorno”, Marco ha risposto con le parole del responsabile generale della Comunità Giovanni XXIII Paolo Ramonda: “Accusare noi significa colpire in maniera generica una risposta insostituibile, con cui centinaia di coppie scelgono di fare da padre e da madre a ragazzi, anche con gravissimi handicap, che non possono più stare nelle loro famiglie di origine”. Insomma si è trattato certamente di una “polemica strumentale”. Anche per questo è nata l’intenzione dell’Autorità del garante dell’infanzia e dell’adolescenza di raccontare ciò che la cronaca spesso tace.
Vincenzo Spadafora e i suoi collaboratori il 10 marzo si sono recati in visita prima al carcere minorile di Acireale e poi presso la casa famiglia di Linera, dove erano presenti, fra l’altro, il sindaco di Santa Venerina Salvatore Greco e alcuni ragazzi provenienti dalle case famiglie della Sicilia e non solo. Durante la permanenza del Garante i ragazzi hanno messo in scena uno sketch teatrale dell’opera “Dov’è Pinocchio?” con storie di immigrazione e di carcere. “Il Garante – ha rivelato Laura Lubatti – è rimasto colpito dal come si vive bene insieme, nonostante l’età diversa e le storie differenti dei ragazzi”. “Quella della multiutenza è il modello principe che noi seguiamo e ultimamente collaboriamo molto con il carcere minorile di Acireale”, ha aggiunto sottolineando i valori dell’integrazione e dell’accoglienza.
“Dopo questa visita – ha affermato Simone, un volontario di Rimini che presta servizio in una comunità di recupero per ex tossicodipendenti – c’è tanta speranza perché è stato significativo il fatto che un’Istituzione sia venuta di persone a toccare con mano la realtà della casa famiglia”. Per Simone è stato importane il fatto che “se ne è parlato in maniera positiva”. Sarebbe bello, ha aggiunto Simone, “che tante altre Istituzioni prendessero esempio da questa visita”. “Conoscevo già la rappresentazione ma ieri mi ha colpito molto perché ho visto davanti ai miei occhi parte della mia vita”, ha spiegato Edoardo, accolto in questi giorni dalla casa famiglia di Linera dopo un permesso speciale dal carcere minorile di Acireale. “Quei personaggi e quei significati mi hanno emozionato”, ha infine affermatoEdoardo. A conclusione della visita i ragazzi della cooperativa “Rò la formichina” hanno regalato al Garante Vincenzo Spadafora, in segno di amicizia, un crocefisso realizzato con gli avanzi delle imbarcazioni degli immigrati di Lampedusa.
Domenico Strano