Santi / Venera, patrona di Acireale, esempio di modernità

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busto Santa Venera

Secondo una sinossi religiosa che, nel suo apogeo, sfiora la sacralità di sante vesti, la narrazione di Santa Venera del II secolo d.C. appare, per molti versi, avvolta da esemplare mistero. Di certo, si può riferire che la Santa si venera ad Acireale, sede arcivescovile dal 1872, e città di cui è persino Patrona. In più, tra letture e fonti varie, un altro dato raffrontato è inerente all’anno della sua dipartita terrestre, ossia il 26 luglio 143.

Stante le note agiografiche concernenti la Santa, la nascita di Venera avviene da genitori cristiani Agathone e Politia (o Ippolita), in età avanzata. Si racconta che essi pregarono Dio, per ben trentacinque anni, al fine di ricevere in dono una progenie. Tra gli aspetti biblici pervenuti – con riferimento a Sarah, Anna ed Elisabetta –, tale nascita si colloca tra le maternità tardive. Per analogia, dunque, anche Ippolita viene raggiunta dalla benedizione di Dio.

Altra conferma agiografica è relativa al giorno di nascita: il venerdì santo. Secondo la lingua greca dei documenti antichi, il nome dunque è Parasceve. Nell’uso ebraico, è il giorno di preparazione al sabato di Pasqua, mentre per i cristiani è il giorno che ricorda la morte di Gesù. In più, Parasceve, nella versione latinizzata è Venera. Il nome non deve associarsi comunque alla dea Venere, ma rendere onore al “dies veneris” ossia al venerdì e significa degno di venerazione. Giorno natale di Santa Venera.Mesa per Santa Venera

Notizie sui vent’anni di Santa Venera

Anche il Catalogo Sanctorum, redatto nel periodo 1369-1372, a cura del veneziano Pietro de Natalibus, cita la Santa. Secondo l’autore, Venera è menzionata esattamente al capitolo 61: S. Veneranda vergine, nata in Gallia (Francia) nel II secolo e martire a Roma durante la persecuzione al tempo dell’imperatore Antonino (138-161).

Altre notizie, sulla santa, riguardano il periodo dei suoi vent’anni, quando alla morte dei genitori, decide di dedicarsi al prossimo e divulgare il Vangelo. La predicazione diviene, dunque, una pratica affiancata dalla consacrazione a Dio, quale vergine. Alcuni cenni storici risultano dubbi e poco attendibili, riferiscono de facto che Venera si ritirò in privato. Un momento di ascesi, intensa preghiera, solitudine e digiuni, prima di dedicarsi alla predicazione. Tra le altre cose, si dedicò all’assistenza di poveri e malati.

In più, in riferimento alla predicazione, secondo le sacre scritture era una pratica non permessa alle donne. Il testo della lettera di San Paolo ai Corinzi, sulle assemblee liturgiche, dice «le donne in assemblea tacciano» (1Cor 14,34). Così, è più probabile che la giovane cristiana si sia dedicata ad un’opera di evangelizzazione, divulgando il messaggio evangelico a chi quotidianamente incontrava. Tutto ciò destò, comunque, pregiudizi e minacce da parte dei potenti, in quanto espletava un’attività non consentita in un tempo non semplice per la donna. La schiera dei nemici non tardò a presentarsi. Difatti, ogni qualvolta si trovava a divulgare il verbo, spinta dall’amore di Gesù, la si sottoponeva a torture.

In primo luogo, si narra che S. Venera fu dedita alla predicazione e conversione di pagani, in vari luoghi, si rammenta, ad esempio: Sicilia, Calabria, Puglia e Campania. In particolare presso la località di Locri, venne arrestata dal prefetto Antonino Pio, che intendeva convertirla alla religione pagana. Ma Venera non accondiscese e fu soggetta a tortura.

reliquiario di santa Venera del 1697
Reliquiario di Santa Venera del 1697 custodito nella Cattedrale di Acireale

Santa Venera, i supplizi

In una circostanza, le venne posto sul capo un elmo di metallo, precedentemente riscaldato. Ma miracolosamente, tolto l’elmo, la sua testa non presentò graffio o ferita. Non ebbe alcun segno. Per tale ragione, quando i pagani videro tutto ciò, decisero di convertirsi alla religione cristiana, e molti di essi vennero arrestati. Santa Venera venne nuovamente condotta in prigione. Lì, un angelo la consolò. Il giorno seguente l’ appesero per i capelli ponendo sul suo corpo delle fiaccole ardenti, ma nessun segno apparve su di esso.

In altra circostanza, poi, venne posta in una caldaia immersa di olio bollente e pece, ma anche in tal contesto, ne uscì del tutto indenne. Secondo un aneddoto, il prefetto Antonino, credendo che il liquido fosse ancora freddo, si avvicinò e colpito agli occhi diventò cieco. Pentito chiese aiuto alla Santa che gli restituì la vista. Vedendo tutte queste cose, fu lo stesso Antonino che si converti al cristianesimo.

A seguire si dice che, giunta in una città in cui era prefetto Asclepio, a causa della sua attività evangelizzatrice, le inflissero nuove torture. Sopravvisse alla caldaia bollente, ancora una volta. Dopo aver subito ulteriori supplizi, Venera venne condannata al martirio definitivo della decapitazione.

Ad Acireale, ogni 26 del mese si celebra una Santa Messa in suo onore, con preghiere di invocazione davvero originali e in rima. In questi momenti concitati, si esorta Santa Venera alla protezione e intercessione verso i fedeli. La sacra funzione si svolge nel luogo, in cui si trovano custodite finanche le sue reliquie, ossia in una apposita cappella della Basilica Cattedrale Santissima Annunziata della cittadina acese. La Santa viene rappresentata nelle opere con alcuni simboli iconografici. In realtà, Venera reca tra le mani la croce, il Vangelo e la palma tricoronata. Quest’ultima è emblema di verginità, predicazione e martirio.

Santa Venera esempio di modernità

In chiosa, S. Venera è una donna dai tratti contemporanei, che agisce con spirito di intraprendenza e convinzione, pur di proferire il verbo divino. Attraverso il suo operato, spande il seme della conversione dei popoli. Volendo essa stessa dare prova di quella convinzione, accettò ogni tortura e, in ultimo, persino il martirio. S. Venera, mossa da nobili ideali, è testimonianza e ispirazione autentica di coraggio. Ogni azione, passione intrapresa è in nome dell’Altissimo. In più, è creatrice di fede! Una fede che travalica ogni indugio umano e mette in comunione chi si accinge alla preghiera. L’azione di modernità consiste nell’aver creato un approccio nuovo d’accendere la luce nei cuori in preghiera; affinché, ciascuna fiammella possa incedere all’unisono verso un sentiero luminescente. Il fine è incontrare l’amore verso il prossimo e Gesù.

Ancora, S. Venera è una donna, come poche, che si impone erga omnes a dispetto delle regole sociali e dell’autorità. Con tenacia, manifesta fermezza d’intenti per promuovere una rivoluzione d’amore capace d’inondare come energia viva, pura e divina comunità e persone al suo passaggio. Viva S. Venera.

 

Luisa Trovato

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