Visitare la Sardegna è sempre un’esperienza unica e appassionante, anche se non è la prima volta che ci si va, perché c’è sempre qualcosa di nuovo da vedere e da scoprire.
La Sardegna ti accoglie, se non ci vai per mare, in uno dei suoi tre aeroporti: Cagliari, a sud, il più grande; e poi Alghero (a nord-ovest) e Olbia (a nord-est), il più civettuolo perché collegato con Porto Cervo (Costa Smeralda), la località dei vip fondata negli anni ’60 del secolo scorso dal principe ismailita Karim Aga Khan. L’aeroporto di Olbia, in particolare, funziona prevalentemente nella stagione estiva, in cui attiva anche dei voli diretti con Catania, come pure Alghero; invece nel periodo invernale l’attività è notevolmente ridotta. Altri piccoli aeroporti che erano presenti in Sardegna (come Tortolì) sono stati chiusi.
Panorami mozzafiato e differenziazione tra centri urbani e campagna
La Sardegna ha una superficie di poco più di 24 mila chilometri quadrati (la seconda isola del Mediterraneo per grandezza, dopo la Sicilia) e una popolazione di circa un milione e seicentomila abitanti, per lo più concentrata nei due capoluoghi principali di Cagliari e Sassari, mentre per il resto è sparsa in tanti piccoli centri. Qui si nota ancora la differenza tra i centri abitati e la campagna: grandi estensioni di territorio con molto verde e grandi alberi, tra cui spiccano gli alberi di sughero, gli olivastri (alcuni dei quali anche enormi e centenari, presenti soprattutto nelle zone costiere), i carrubi, qualche castagno ed anche qualche ficodindia; questi ultimi sono carichi di frutti nel periodo estivo, ma piccoli e non raccolti, perché in Sardegna (a differenza della Sicilia) non sono ricercati come frutta da tavola, per cui non viene usata la tecnica della cosiddetta “scozzolatura” per farli crescere più grossi e succosi. Qua e là, tra gli alberi, si incontrano spesso mucche, greggi di pecore, cavalli, asini, cinghiali e altri animali di dimensioni più piccole. Paesaggi mozzafiato si incontrano dovunque e spiagge meravigliose circondano l’isola.
Assetto amministrativo
Dal punto di vista amministrativo, la Sardegna conta le quattro province storiche di Cagliari, Sassari, Nuoro ed Oristano, a cui, nei primi anni Duemila, ne erano state aggiunte altre quattro, ma dopo una serie di situazioni burocratiche e di contrasti tra la Regione sarda e il Governo italiano, le nuove istituzioni furono soppresse ed è stata creata la città metropolitana di Cagliari di cui fanno parte 17 comuni, mentre nel resto della ex provincia è stata istituita la provincia del Sud Sardegna, con capoluogo provvisorio Carbonia.
Strade e collegamenti
L’assetto viario della Sardegna non prevede autostrade, però c’è la strada statale 131 “Carlo Felice” che corre da nord a sud lungo la parte occidentale dell’isola e collega Cagliari a Porto Torres, attraversando Oristano e Sassari. Essa deve il suo nome al re di Sardegna Carlo Felice di Savoia (Torino, 1765-1831) che ne fu il principale finanziatore, e venne completata nel 1831. Ci sono poi delle altre strade statali, come la Sassari-Olbia, che hanno le stesse caratteristiche di un’autostrada, con quattro corsie divise da uno spartitraffico centrale e la corsia d’emergenza, e con un sistema di entrate ed uscite uguale a quello delle autostrade. Anche la segnaletica è come quella delle autostrade, con l’unica differenza che i cartelli sono di colore blu anziché verde. C’è poi una fitta rete di strade provinciali e comunali che rende agevoli i collegamenti tra una località e l’altra, anche perché le strade in genere (tranne casi e situazioni particolari) sono poco trafficate e mantenute in buone condizioni, per cui anche le lunghe distanze possono essere affrontate con serenità.
Transitando per le strade extraurbane della Sardegna dopo il tramonto, è possibile fare una scoperta (o riscoperta): il cielo stellato. Sì, perché essendo tali strade non illuminate, e trovandosi spesso i centri abitati a notevole distanza, non esiste l’inquinamento luminoso. È una situazione piacevole alla quale nelle zone fortemente urbanizzate (come la nostra) non si è più abituati.
Nino De Maria
(continua)