Sono 58 milioni i bambini nel mondo che non hanno accesso alla scuola, a causa della povertà economica, delle discriminazioni di genere e di etnia, delle difficoltà legate alla mancanza di infrastrutture e infine a causa della disabilità. Per quanto riguarda questi ultimi, le ragioni che li tengono lontani dall’accesso all’istruzione sono molteplici: spesso ci si scontra con lo stigma culturale, ma anche con le difficoltà causate dalla presenza di barriere architettoniche o per l’assenza di insegnanti preparati a sostenere nella maniera più corretta il loro apprendimento. In gran parte dei Paesi a basso e medio reddito i bambini disabili – più di altri gruppi marginalizzati – hanno difficoltà nell’accesso all’istruzione e bassi tassi di iscrizione scolastica. Quando riescono ad accedere alla scuola, i disabili sono tra coloro che sono maggiormente a rischio di abbandono scolastico rispetto ad altri gruppi sociali. Inoltre, questi bambini vengono spesso educati in scuole o classi speciali e quindi separati dai loro coetanei, aggravando la condizione di esclusione nella quale già vivono, con il rischio di andare a confermare i pregiudizi sociali già esistenti in molti paesi nei loro confronti. “Affrontare questo tipo di discriminazione e lottare per un sistema di educazione inclusiva è oggi più che mai un’urgenza da affrontare a livello globale”, spiega Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia. “Questi bambini a cui oggi viene negato il diritto all’istruzione, avranno negata anche la possibilità di un futuro nel mercato del lavoro, la partecipazione attiva alla vita sociale. Questo significa un destino segnato, in cui sempre più forte sarà il senso di esclusione e il rischio di non poter uscire dalla condizione di povertà in cui molti di loro vivono”. L’Italia, anche rispetto all’Europa, è il paese dove maggiore è l’integrazione delle persone con disabilità nelle scuole: molti paesi europei tendono a preferire le scuole speciali per gli alunni con disabilità, mentre nel nostro paese la quasi totalità dei bambini è inclusa nel sistema scolastico ordinario (99%). Gli alunni con disabilità nel sistema scolastico italiano sono complessivamente 222.917, pari al 2,5% dell’intera popolazione scolastica[2] . Sono 24.139 i bambini stranieri disabili che accedono al sistema scolastico italiano e nella quasi totalità sono in carico presso scuole a gestione statale. Il rapporto tra numero degli alunni con disabilità e i docenti di sostegno, per quel che attiene alle scuole statali, si attesta sul valore di circa un docente di sostegno ogni due alunni con disabilità, con punte poco al di sopra della media a nord e al di sotto al sud. Save the Children è impegnata da molti anni a garantire che tutti i bambini possano accedere ad un’educazione inclusiva di qualità. “Fare educazione inclusiva significa assicurare ai bambini la possibilità di apprendere insieme, oltre che difendere il loro diritto all’educazione. Significa accogliere e valorizzare le diversità e renderle una ricchezza per il sistema educativo, tenendo conto della voce di tutti i bambini”, spiega Valerio Neri. “Questo è il modello di sistema educativo che vogliamo, non soltanto per quei bambini affetti da disabilità che ne sono esclusi, ma anche per tutti quei bambini e ragazzi che fanno parte di minoranze etniche e linguistiche e che vivono in paesi poveri e per i quali l’istruzione inclusiva è solo un sogno”. Save the Children, nella giornata internazionale delle persone con disabilità, rilancia il suo impegno nel promuovere l’inclusione di tutti i bambini nell’educazione formale, con il documento di posizionamento “Save the Children Stands for Inclusive Education”, che raccoglie l’esperienza dell’organizzazione a livello internazionale. Dal 1996 Save the Children opera in Bosnia ed Erzegovina, Albania e Kosovo applicando questi principi all’interno dei propri progetti di educazione inclusiva nel Balcani. L’obiettivo è quello di garantire a tutti i bambini la possibilità di accedere alla scuola e all’istruzione, senza discriminazioni. L’area dei Balcani è estremamente complessa ed eterogenea, per la convivenza di differenti etnie, status giudico-costituzionali, culture, religioni e lingue differenti. Questa complessità ha avuto un impatto anche sul sistema educativo, con differenze importanti tra i diversi Paesi dell’area.
In Albania dove il 90,5% dei bambini tra i 4 e i 13 anni è iscritto al ciclo di scuola primaria, sono 2.400 i bambini disabili che hanno accesso all’istruzione obbligatoria e rappresentano lo 0,6% del totale dei bambini in età scolare. Molto difficile l’inclusione della minoranza Rom a scuola: i dati ufficiali parlano di un 62% dei minori tra i 7 e i 20 anni che non è mai andato a scuola.
In Bosnia ed Erzegovina, dove il 97,5% dei bambini tra i 6 e i 15 anni frequentano la scuola primaria e secondaria inferiore, sono 1.015 i bambini con disabilità inseriti nel sistema scolastico, su un totale di 301.706 studenti, ma tutti studiano in scuole speciali di differente ordine e grado. Anche qui estremamente difficile l’inclusione educativa della popolazione Rom: non ci sono numeri certi sulla popolazione in età scolare, a causa degli spostamenti delle famiglie sul territorio, ma i dati ufficiali parlano di un tasso di alfabetizzazione al 75% tra coloro che sono stati inclusi nelle statistiche.
In Kosovo il 96,5% dei bambini frequentano la scuola primaria e secondaria inferiore. Solo il 10% dei bambini con disabilità ha accesso all’educazione. La maggior parte di loro sono inseriti nelle 7 scuole speciali e 77 classi speciali presenti nel paese e riservate unicamente ai bambini con Bisogni Educativi Speciali.
“La complessità politica e sociale e l’eterogeneità della popolazione che vive in quest’area si riflette anche sulla difficoltà di accesso dei bambini alla scuola. Qui convivono etnie, religioni e lingue differenti ed è ancora forte lo stigma culturale nei confronti dei disabili. Esclusione e stigma sono spesso connessi a rigide norme sociali e la conseguenza più diretta è la forte diseguaglianza, che penalizza fortemente i bambini”, spiega Valerio Neri. L’intervento di Save the Children nell’area si articola in diverse aree, tutte integrate tra loro, con l’obiettivo principale di sostenere l’educazione inclusiva. “Stiamo lavorando per inserire i bambini con disabilità all’interno del sistema educativo, sia a livello prescolare che di istruzione primaria, con un’attenzione particolare rivolta alle bambine. Cerchiamo di inserire nel sistema scolastico anche i bambini che appartengono a minoranze etniche più a rischio di esclusione, come i Rom. Per fare questo, infine, stiamo lavorando per l’adeguamento e il rinnovamento strutturale delle scuole, l’attivazione di progetti di sviluppo scolastico in chiave inclusiva e infine stiamo sensibilizzando le dirigenze scolastiche ad adempiere a tutti gli obblighi di accoglienza dei bambini nelle classi”. Il team di Save the Children sta lavorando sulla formazione degli insegnanti e anche sull’introduzione di nuove figure professionali che possano assisterli ed affiancarli nel dare un supporto adeguato ai bambini con bisogni educativi speciali all’interno della classe. Alle scuole sono inoltre stati forniti materiali didattici, attrezzature ed ausili compensativi per bambini con disabilità. Infine una parte fondamentale dell’intervento di Save the Children consiste nel rafforzamento delle comunità e della società civile, sensibilizzando la popolazione sull’importanza di superare lo stigma e includere anche i bambini con disabilità nel sistema scolastico regolare. In Kosovo, ad esempio, tra il 2011 e il 2014 sono stati selezionati e formati 18 nuovi assistenti di classe, che hanno il compito di facilitare l’accesso degli alunni con disabilità nelle classi regolari e ne seguono i percorsi di inclusione. Sono inoltre stati formati 500 insegnanti, i referenti municipali che si occupano di salute, servizi sociali ed educazione, per seguire l’andamento dei bambini con disabilità ammessi nelle scuole. In Bosnia ed Erzegovina, sono stati creati 56 team di sviluppo scolastico in altrettante scuole, che hanno stilato 56 progetti di miglioramento scolastico. Tutte le scuole hanno ricevuto fondi per implementare i piani. In Albania l’accoglienza scolastica e il sostegno all’apprendimento dei bambini appartenenti alle minoranze Rom, Ashkali e Egyptian in 5 scuole pubbliche di Tirana sono estremamente migliorate e l’88% dei bambini supportati ha completato con successo l’anno scolastico. L’esperienza di Save the Children nella regione Balcanica è oggetto del rapporto “Imparare insieme – Approcci programmatici, metodologie e buone pratiche per l’educazione inclusiva nei Balcani”, che mette in luce le best practices emerse nella realizzazione dei programmi nella regione, in modo da raccogliere informazioni, spunti e suggerimenti utili a realizzare interventi futuri nel settore. Il 3 dicembre ricorre la giornata internazionale delle Persone con disabilità, istituita nel 1981 per promuovere una più diffusa e approfondita conoscenza sul tema, per sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità, in ogni ambito della vita, e per allontanare ogni forma di discriminazione e violenza. A partire da questa giornata, Save the Children promuove dei momenti di scambio e riflessione sui processi inclusivi e sul diritto all’istruzione e all’educazione per tutti. Il primo di questi appuntamenti è il 5 dicembre a Bologna, ospitato e organizzato insieme all’Università di Bologna, partner in diversi progetti sul campo. In tale giornata si discuterà di alcune delle dimensioni poste in evidenza dalla Convenzione Internazionale sui diritti delle persone con disabilità, guardando anche all’impegno della cooperazione internazionale. Il 10 dicembre a Roma, invece, Save the Children organizza il seminario “Promuovere i diritti delle persone con disabilità nella cooperazione internazionale: Il Piano di Azione Disabilità della DGCS/MAECI e l’impegno della società civile” insieme al Ministero degli Affari Esteri, all’Università di Bologna e alla RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo). Il seminario ha come obiettivo quello di mettere in evidenza lo stato di implementazione del Piano e alimentare il dibattito all’interno della società civile, per favorire il mainstreaming della disabilità nei progetti di cooperazione.