Scarsa la qualità della vita nel Sud Italia secondo il Sole 24 Ore

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A parte la Sardegna – Nuoro, 40ma è seguita da Ogliastra 43ma, Oristano 44ma, Olbia-Tempio 55ma, Sassari 58ma, Cagliari 67ma – per trovare la prima provincia meridionale nella classifica del “Sole 24 Ore” sulla “Qualità della vita”, bisogna andare alla 76ma posizione, dove si colloca Matera. Alla 78ma posizione troviamo Carbonia-Iglesias, poi la prima della Campania, Benevento, 81ma, le prime della Sicilia e della Calabria, rispettivamente Ragusa, 84ma, e Catanzaro, 85ma, e la prima della Puglia, Lecce, 90ma. Dopo il capoluogo salentino, Messina, 91ma, apre una teoria di 20 province meridionali che non ha soluzioni di continuità, fino all’ultima posizione, assegnata a Napoli, 107ma.
La classifica del giornale milanese – aperta dalle due province del Trentino Alto Adige – si basa sulla rilevazione di alcuni parametri: il tenore di vita, dove in fondo alla classifica c’è Messina; affari e lavoro, ultima è Reggio Calabria; i servizi, l’ambiente e la salute, dove primeggia in negativo Crotone; la popolazione (indicatori demografici), ultima è il Medio Campidano, in Sardegna; l’ordine pubblico, l’ultima posizione spetta a Torino; il tempo libero, ultima è Isernia.
Molti amministratori meridionali interessati – soprattutto i sindaci, i responsabili provinciali in genere hanno evitato di commentare, perché con l’aria che tira attendono prudenti le decisioni sulla soppressione degli enti di riferimento – si sono aggrappati alla solita scusa: “L’indagine – hanno detto – riguarda tutta la provincia, non solo la città”. Come se la qualità della vita nelle città capoluogo meridionali, anche quelle di media o grande dimensione, fosse migliore che nelle rispettive province. Spesso avviene esattamente il contrario. Altri amministratori hanno sottolineato che i problemi che l’indagine mette in rilievo “hanno un’origine antica, quella della questione meridionale” e, in alcuni casi, si sono richiamati agli anni della cosiddetta Unità d’Italia o a quelli del dopoguerra. Non accorgendosi che questi richiami, invece di esimerli dalle loro responsabilità, le aggravano, perché confermano quanto commentatori accorti e interessati alla verità dei problemi del Sud, vanno sostenendo da tempo: il piagnisteo e il lamento contro un destino ritenuto amaro, non servono più a nulla. Sono stati adoperati come esimenti per troppo tempo, senza destinare le stesse energie all’esame e alla soluzione seria dei problemi che affiggono le popolazioni meridionali.
I risultati di questa politica miope e spesso anche meschina sono fotografati in maniera chiara proprio da indagini scientifiche, come quella che stila ogni anno il “Sole 24 Ore”, dove il Sud appare immobile, incapace di elevare la sua qualità della vita, che è un obiettivo da conseguire con le proprie forze. Non saranno altri a donarlo ai meridionali, perché nella logica del consumo e del mercato – quella che domina non solo il nostro Paese, ma l’intero mondo occidentale – chi sta indietro per servizi, infrastrutture, ambiente, occupazione e quant’altro, viene lasciato indietro. Non c’è alcuna solidarietà da attendere. C’è solo da rimboccarsi le maniche. Fare analisi, se occorre, spietate, per operare tenendo la barra dritta non sul futuro – che appartiene solo a Dio – ma sul presente, che dev’essere modificato d’urgenza. Con tenacia, determinazione e forza di volontà. Questo dovrebbe essere il compito della politica meridionale e anche il senso di un Natale che molta gente del Sud celebrerà con l’angoscia della mancanza di lavoro e della povertà.

Roberto Rea

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