È cosa nota che uno dei segni più accurati per identificare una persona sia il rilevamento delle sue impronte digitali. Ma quello che ancora nessuno ci aveva detto è che ciascuno di noi possiede anche una sorta di “impronta digitale olfattiva” esclusiva. È questo il risultato di uno studio, condotto da Lavi Secundo e colleghi al Weizmann Institute di Rehovot (Israele), recentemente pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences”.
Non occorre leggere tanti libri, ma solo prestare un po’ di attenzione all’esperienza quotidiana per accorgersi che, analogamente agli animali, anche gli esseri umani sono dotati di una superba capacità di discernimento olfattivo. “Superba” sì, ma non uguale per tutti gli individui. Ogni persona, infatti, ha una sensibilità olfattiva leggermente diversa, che la identifica in modo così peculiare da poter essere considerata quasi una vera e propria “impronta digitale olfattiva”.
Il motivo di questa specificità individuale risiede nel fatto che ciascuno di noi, nel suo apparato olfattivo, possiede un sottoinsieme di circa 400 diversi sottotipi di recettori olfattivi, che determinano (almeno in parte) gli odori che percepiamo. Ora, dato l’altissimo numero di combinazioni possibili che questi fattori possono assumere (una per ogni individuo), è plausibile concludere che ogni persona abbia una capacità olfattiva estremamente specifica, se non unica.
Per controllare questa ipotesi, Secundo e i suoi colleghi del Weizmann Institute hanno ideato un test basato su 28 sostanze odorose e 54 termini per descriverle e l’hanno somministrato ad un gruppo di volontari. Così i ricercatori hanno potuto verificare che ogni soggetto aveva un’impronta olfattiva univoca e che, sulla base di soli 7 odori e 11 “descrittori”, un singolo individuo poteva essere identificato in un gruppo di circa 100 persone. Elaborando i dati al computer, gli studiosi hanno poi calcolato che basterebbero 34 odori e 45 termini descrittori per identificare univocamente una persona in mezzo ai 7 miliardi di abitanti del pianeta!
Ma c’è di più. Una volta determinata, “l’impronta digitale olfattiva” permette di risalire a caratteristiche individuali che nulla hanno a che fare con il sistema olfattivo, bensì col sistema immunitario. Come si è giunti a questa conclusione? I ricercatori del Weizmann Institute hanno voluto approfondire il loro studio per verificare se questa “impronta olfattiva unica” fosse espressione di una base genetica stabile, dato che la percezione olfattiva varia nel tempo. Poiché precedenti ricerche avevano indicato un collegamento fra i recettori olfattivi e il cosiddetto “complesso maggiore di istocompatibilità” (Hla) – il sistema formato da molecole collocate sulla superficie cellulare che permette al sistema immunitario di distinguere le cellule dell’organismo da quelle estranee ad esso -, Secundo e colleghi hanno determinato le impronte olfattive di 130 persone, per poi individuare il profilo dell’Hla di ciascuna di esse. Hanno così scoperto anzitutto che ad ogni impronta olfattiva corrispondeva un profilo Hla specifico e differente; inoltre, hanno verificato che per risalire a questo profilo era sufficiente usare i risultati del test olfattivo, basandosi su appena 4 specifiche sostanze odorose. L’importanza di questo risultato va considerato in prospettiva. In futuro, infatti, il test olfattivo potrebbe essere usato in ambito clinico, come alternativa alla tipizzazione dell’Hla, in almeno il 32% dei casi in cui è richiesto questo esame. Ma per confermare queste conclusioni, sarà necessario effettuare altre ricerche, seguendo i soggetti coinvolti per periodi di tempo più lunghi.
Maurizio Calipari