Paolo Bustaffa
La scienza è l’unica lingua universale, le religioni usano la spada e il fuoco, le religioni ingannano perché si basano su opinioni non su certezze, nessun compromesso deve esserci tra scienza e religione: in queste battute si può riassumere l’intervento dello scienziato chimico Peter Atkins del “Lincoln College, University of Oxford” (nella foto a destra) alla quinta edizione della conferenza mondiale “Science for peace” tenutasi nei giorni scorsi a Milano per iniziativa della Fondazione Umberto Veronesi in collaborazione con l’Università Commerciale Luigi Bocconi.
È certamente positivo che accanto al vortice di note e commenti su politica, economia e cronaca nera ci sia spazio per altri temi ma, in questo caso, c’è da rimanere sconcertati per affermazioni e considerazioni fondate su pregiudizi e ignoranza. Come può un relatore invitato a una conferenza mondiale sul tema scienza e fede non tenere conto del dialogo tra fede e ragione rilanciato da Benedetto XVI con una tale profondità di contenuti e un tale rispetto delle coscienze da rimuovere dalla comunità scientifica molti pregiudizi sul “pensiero scientifico” della Chiesa cattolica?
Come è possibile che con qualche battuta si tenti di cancellare un percorso intellettuale che ha attraversato e attraversa, con un insopprimibile desiderio di ricerca della verità , i territori del credere e del non credere?
Lo sconcerto cresce quando dalla gremitissima aula magna della Bocconi arriva l’applauso, più fragoroso e prolungato di altri, a esprimere il consenso alle parole di Atkins. Ci sono moltissimi giovani ad ascoltare e ad applaudire e la loro calorosa accoglienza delle battute dello scienziato inglese pone qualche non lieve interrogativo in più.
Possibile che si sia rimasti a un così datato livello di riflessione sul rapporto tra scienza e religione? Cosa è successo? Cosa è mancato nella comunicazione della fatica, del risultato e della prospettiva di un confronto serrato, trasparente e affascinante tra la fede e la scienza? Perché ancora vengono alzate barriere ideologiche per fermare una comunicazione che non impone risposte ma suscita domande in chi crede e in chi non crede?
Accanto ad Atkins siedono i rappresentanti del cattolicesimo, dell’islamismo e dell’ebraismo perché, anche su questo tema, l’obiettivo della conferenza mondiale “Science for Peace” è di mettere a confronto le diversità e stimolarle ancor più nella ricerca di verità e nella costruzione di un futuro migliore.
L’uomo, affermano i “religiosi” senza saggiamente polemizzare con lo scienziato, non si pone solo domande scientifiche. L’uomo non interroga solo la scienza sul suo compito e sul suo destino e neppure la scienza può da sola rispondere pienamente a queste domande. La ricerca di significati e di felicità da parte dell’uomo è molto più vasta e profonda: si rivolge anche alla filosofia, alla storia, all’arte, alla musica, alla letteratura. Ma anche questi riferimenti, preziosi e irrinunciabili, non bastano e così dentro l’uomo tornano le domande ultime: chi sono, da dove vengo e dove vado?
È, questa, una ricerca che inquieta la coscienza in senso agostiniano e Josè Funes (nella foto sotto), direttore della Specola Vaticana, rivolgendosi ad Atkins, dice anche che “in ognuno di noi c’è il credente e il non credente” e aggiunge “questo penso che si possa dire anche di lei”.
Non una risposta a muso dura alle battute ma un invito a guardarsi dentro con sincerità per prendere atto di quel conflitto interiore da cui può prendere maggior forza la ricerca della verità.
Lo scienziato annuisce sorridendo e dall’aula magna parte l’applauso, anche per quel sorriso.
Finalmente un po’ di respiro, forse si è aperto uno spiraglio. Rimane la domanda sul perché di quelle battute iniziali ma con minor preoccupazione perché in Atkins , dopo un dialogo mantenuto sereno da uomini di diverse religioni, potrebbe fare capolino il dubbio sulla capacità della scienza di rispondere da sola alle domande più grandi dell’uomo.
I giovani, sorpresi dal tema dell’inquietudine interiore che bussa alla porta della sicurezza scientifica, tema posto da un gesuita scienziato, quali pensieri avranno? Andranno oltre l’applauso per le battute di Atkins? Crescerà e si rafforzerà in loro quell’onestà intellettuale che ha barcollato non poco in un anziano scienziato?
La domanda rimane aperta. Forse qualche giovane ha preso nota di una convinzione del cardinale Carlo Maria Martini, richiamato più volte nella conferenza mondiale “Science for Peace” , secondo il quale la distanza che deve preoccupare e che deve essere colmata non è tanto quella tra credenti e non credenti quanto tra pensanti e non pensanti.
Da un pregiudizio, trasformato in una battuta applaudita, si può arrivare a un pensiero grande.