Durante i mesi che hanno precedeuto la Pasqua, la chiesa Matrice di Ramacca ha ospitato nei propri locali la mostra fotografica sulla Sindone realizzata dalla comunità di Santa Croce, in Bari. è stato possibile, per diversi giorni, avventurarsi nel salone della chiesa e guardare i diciotto pannelli della mostra a carattere itinerante, soffermarsi a leggere i commenti alle immagini e ripercorrere il viaggio lungo due millenni che ha portato fino a noi quella che è probabilmente la reliquia più preziosa in campo storico e religioso. I pannelli esplicativi hanno coronato quello che è stato il cuore della mostra, costituito da una copia del sacro Lino fotografata su tela arricchita da due riproduzioni in negativo dell’immagine frontale e dorsale del corpo, da due riproduzioni del volto sindonico, di cui una luminosa e, infine, dal Crocifisso Sindonico, tredicesimo della serie nel mondo, realizzato in occasione della prima mostra nel 1983 da Mons. Giulio Ricci.
A conclusione dell’esperienza che ha coinvolto gran parte della comunità ramacchese, lo scorso mercoldì 19 aprile si è tenuta all’interno della chiesa una conferenza coordinata dall’esperta sindonologa Emanuela Marinelli, che ha dato voce alle incredibili vicende legate alla Sacra Sindone.
A rendere preziosa la Sindone, com’è noto, è il fatto che si tratti del lenzuolo di lino con il quale è stato avvvolto un uomo la cui identità, dati gli innumerevoli studi scientifici affiancati alle ragioni della fede e al confronto con quanto è riportato nei testi evanangelici, è attribuita a Gesù di Nazareth.
Dopo aver passato minuziosamente in rassegna le tappe storiche della Sindone, cominciando dalle fonti più antiche secondo le quali il Re Abgar di Edessa ricevette il ‘Mandylion’, ossia un fazzoletto in cui era impresso il volto di Gesù (in realtà, la Sindone ripiegata), e giungendo fino al trasferimento della Sindone a Torino per volere dei Savoia e al testamento del 1983 di Umberto di Savoia che ne dichiara l’appartenenza al Papa, la studiosa è intrata nel vivo dell’analisi scientifica. Nel lenzuolo di lino, oltre a segni di manipolazione e alle bruciature dovute agli incendi ai quali la Sindonde è sopravvissuta, appaiono evidenti tracce che fanno pensare a un uomo ricoperto di ferite da capo a piedi, che coincidono con quanto è scritto nei Vangeli. Ha dichiarato la sindonologa: “tutti i medici legali che hanno studiato la Sindone hanno concluso che lì c’è stato un cadavere, non si può negare questo.” Nel tessuto di lino sono state rinvenute infatti tracce di emoglobina, fibrille intrise di sangue umano corrispondente al gruppo AB. Questi, e altri studi scientifici, come il confronto con tessuti antichi di epoca romana e la presenza di pollini rinvenuti sul tessuto, e anche di elementi come l’aragonite (minerale presente nelle grotte di Gerusalemme), hanno collegato geograficamente la Sindone al Medio Oriente. Le tracce di mirra e aloe, inoltre, riconducono all’usanza giudaica di cospargere il corpo del defunto e il luogo della sepoltura di aromi. Tanti, dunque, gli studi, e altrettanto numerosi i tentativi di rinnegare che il sacro Lino abbia davvero avvolto il corpo di Gesù. Tra questi, ha riferito la sindonologa, l’ipotesi di una strinatura realizzata con un bassorilievo riscaldato a 230 gradi, del tutto falsa in quanto l’immagine ottenuta attraverso tale procedura ha caratteristiche completamente differenti da quelle della Sindone. Inoltre, in questa riproduzione il sangue sarebbe stato aggiunto successivamente sull’immagine già ottenuta. Nella Sindone, invece, sotto i coaguli di sangue non esiste immagine; i fili del tessuto sono bianchi, il che rivela che l’impronta umana sul lenzuolo è successiva ai decalchi ematici.
L’immagine, appunto, è il vero mistero, e a tal proposito l’esperta ha spiegato in cosa consiste: “L’immagine è un ingiallimento della stoffa che non è stato provocato da sudore, come si pensava prima di studiare la Sindone“. Insomma, non è stata alcuna sostanza a provocare l’ingiallimento di forma umana impresso sul lenzuolo. Il negativo della foto ha rivelato poi che un’immagine era presente anche nei punti in cui il lino non era entrato in contatto con il corpo. La gamma di chiaroscuro visibili nel negativo e proporzionati alla distanza tra il corpo e il telo ha reso evidente, infatti, che l’immagine impressa sulle fibrille superficiali del lino non è spiegabile con il contatto ma più che altro con un meccanismo di trasferimento, con una proiezione radiante. Le numerose indagini hanno rivelato che solo una radiazione di tipo luminoso ha potuto causare un simile fenomeno, e raggiunto questo traguardo la scienza si è trovata di fronte al confine dell’inspiegabile, la fede lo ha varcato.
Per molto tempo scienza e fede hanno proseguito dunque di pari passo nel campo del sindonologia, quasi che le indagini dell’una dessero ragione oggettiva, seppur con un certo limite, alle credenze dell’altra; e tutto questo è emerso chiaramente nella conferenza di due ore tenuta dall’esperta di sindonologia. I tentativi poi di trovare elementi che avvalorassero la falsità della Sindone non hanno fatto altro che affermarne per contro l’unicità.
Insomma, quello della Sindone rimane un grande mistero che coinvolge credenti e scettici, lasciando ancora oggi agli uomini un messaggio profondo e silenzioso. Come disse Giovanni Paolo II, essa “è l’immagine del silenzio. C’è un vuoto tragico dell’incomunicabilità, che ha nella morte la sua massima espressione, e c’è il silenzio della fecondità, che è proprio di chi rinuncia a farsi sentire all’esterno per raggiungere nel profondo le radici della verità e della vita“.
Che si credi o meno alla sua autenticità, al fatto che quel sacro Lino abbia avvolto il corpo del Figlio del Dio poche ore prima della resurrezione, la Sindone lascia a tutti gli uomini indistintamente una possibilità di allargare gli spazi dell’esistenza. La straordinaria bellezza e la grande importanza che il Mistero ha nella vita di ogni uomo stimolano lo scettico a espandere la propria mentalità impedendogli così di cedere all’oblio dell’esistenza, allo scienziato danno la possibilità di demarcare i confini del proprio campo incentivando un tipo di comprensione altra, che non è misurabile con dati oggettivi, e al portatore di fede consentono di rafforzare le proprie credenze ricordandogli quanto vasto sia il mistero di Dio e quanto sia incredibile poterlo accettare senza per forza comprenderlo.
La conferenza si è conclusa intorno alle 22 con le parole del vescovo della diocesi calatina mons. Calogero Peri, che ha ringraziato la prof.ssa Marinelli e ricordato come appunto la Sindone comunichi con tutti gli uomini, perché Dio non ha nemici e il suo messaggio entra anche in quelle vite che fanno poco o nulla per mettersi in ascolto.
Vincenzo M. Santagati