Scuola / Anche Cracovia lo è stata… Giovani e adulti hanno tratto forza ed entusiasmo dalla Gmg

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C’è una “scuola” tutta particolare protagonista in questi giorni di fine luglio. Una scuola itinerante tra le 268x178xgmg2016veglia6-268x178.jpg.pagespeed.ic.VBPqgMPsy2strade e le città della Polonia, durante la Giornata mondiale della gioventù, che non ha una sede fatta di quattro muri, ma, anzi, alla parola “muri” risulta particolarmente allergica.
Una scuola che non ha classi di alunni separati per età, ma anzi mescola ragazzini e giovanotti, maschi e femmine naturalmente, insieme a giovanotte e giovanotti più attempati. Realizza una misteriosa alchimia che intreccia tra loro spensierati ragazzini e adulti pensosi, mamme e papà, religiosi e religiose, sacerdoti… Distribuendo variamente, tra l’altro, i compiti dell’insegnare e dell’apprendere.
Una scuola che ha tempi dilatati e che comprende, insieme alle “lezioni” strutturate, come possono essere le catechesi organizzate, un grande spazio lasciato alla dimensione laboratoriale – per dirla con termini più scolastici – all’esperienza sul campo, fatta di “compiti di realtà” (ecco un altro termine della scuola di oggi), di “competenze” alla prova, di apprendimento dall’esperienza. Cosa che, a ben vedere, è il segreto di ogni autentico cammino di crescita.
Una scuola, infine, dove la dimensione relazionale, lo scambio di idee, di gesti, di “saperi” – in una parola, di vita – la fa da vero protagonista. Non solo perché vive e si alimenta delle innumerevoli relazioni reali e intergenerazionali che si compiono quotidianamente su quelle strade europee dove si muove il “fiume” dei giovani della Gmg, ma anche e soprattutto perché ha al cuore, tematizzata proprio la questione della relazione: quella con Dio, anzitutto, motivo di convocazione e di condivisione per un popolo che viene da tutto il mondo.
Ecco, questa scuola molto speciale amplifica e la dice lunga sui meccanismi e le ambizioni della scuola “vera”, quella delle aule e dei banchi, degli alunni e degli insegnanti. Quella che ha tempi definiti e tutto sommato ristretti, che ha regole talvolta rigide e ruoli stabiliti, dove la “meravigliosa alchimia” della mescolanza e della condivisione, del cammino fatto insieme, è spesso un obiettivo inseguito e raggiunto a fatica e solo parzialmente.
L’esperienza polacca, con protagonisti i giovani e gli adulti entusiasti della Giornata mondiale della gioventù, così come è successo tutte le altre volte in luoghi diversi del mondo, accende i riflettori sul significato dell’imparare, sul meraviglioso meccanismo della trasmissione di cultura e di vita, sulle dinamiche proprie di quello che potremmo chiamare, con un termine un po’ tecnico, “apprendimento significativo”, che costruisce esperienze e personalità. E ha come elemento imprescindibile la condivisione. Paulo Freire ricordava il valore della pedagogia della reciprocità. Sottolineava che l’educazione è questione di condivisione, perché “gli uomini si educano insieme, con la mediazione del mondo”.
In questi giorni sono alla prova cammini di crescita, dove l’incontro tra giovani e adulti significativi – è evidente in particolare rispetto al Papa – e dei giovani tra loro si mostra eccezionalmente fecondo. Bene, guardando a questa scuola “straordinaria” forse si può raccogliere qualcosa che diventa utile all’esperienza più prosaica (e certo con caratteristiche proprio e ben precise…) della nostra scuola “ordinaria”. Magari a cominciare dall’entusiasmo.

Alberto Campoleoni

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