Dopo 73 anni dall’inizio della guerra, l’ennesimo riaccendersi del conflitto israelo-palestinese ha suscitato nuovi interrogativi. Claudio Vercelli, stimato storico contemporaneista torinese, dell’Istituto Gaetano Salvemini, prova a tracciare con i liceali dello Scientifico Archimede di Acireale possibili soluzioni al conflitto Israelo-palestinese, attraverso un dibattito aperto svoltosi in tre appuntamenti consecutivi dall’8 al 10 Maggio nella sede di Via Ludovico Ariosto.
Israele, una democrazia fragile
Dal presidente Netanyahu al partito centrista Yesh Atid di Yair Lapid, Vercelli, collegato via streaming ad Acireale, ci conduce all’interno di un elaborato pensiero critico rispetto alle scelte e alle politiche attuate dal governo israeliano concentrandosi su dei focus inerenti alle politiche di destra sempre pronte a riemergere. Si tratta di una maggioranza di governo che non ha precedenti in Israele. Dove la destra storica, quella di Begin, Shamir e Sharon, era stata quasi sempre in coalizione non solo con una parte dei partiti religiosi ma con liste e componenti centriste.
Come afferma Vercelli, “tra gli orizzonti politici conflittuali ci sono i confini a venire del Paese, il rapporto con la componente araba, che costituisce circa il 20% della popolazione nazionale, e la concezione dell’essere ebrei come appartenenza etno-identitaria”. Dal 2001 ad oggi, gli scontri a Gaza hanno provocato la morte di oltre 1.000 israeliani e di quasi 6.500 palestinesi.
Quali sono le cause storiche all’origine della questione israelo-palestinese?
Il conflitto israelo-palestinese ha origini remote, risalenti al periodo tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, quando, in risposta al crescente antisemitismo contro gli ebrei in Europa, si affermò un “movimento sionista. Che sostenendo la necessità di creare uno Stato ebraico, favorì a tal fine l’immigrazione di ebrei europei in Palestina, avvenuta in diverse ondate. Soprattutto durante e dopo la Seconda guerra mondiale e l’Olocausto.
Inevitabilmente ciò portò a continui e crescenti attriti tra la comunità ebraica palestinese, sempre più numerosa, e l’autoctona comunità araba. Entrambe, dopo la caduta dell’Impero ottomano e il Mandato per l’amministrazione della Palestina al Regno Unito, aspiravano alla creazione di Stati nazionali. Tuttavia, avendo esse rifiutato alcune proposte di spartizione dei territori contesi, da ultimo il Piano di spartizione approvato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1947, il conflitto si cristallizzò estendendosi. E dopo la nascita di Israele, anche agli Stati arabi vicini, periodicamente intervenuti a favore della comunità araba palestinese e con l’obiettivo di distruggere Israele.
Perché è scoppiata nuovamente la guerra?
Alla base dell’attuale crisi vi è l’emanazione, da parte di un tribunale distrettuale israeliano, di ordini di sfratto nei confronti di famiglie arabo-palestinesi. Tali vicende sono considerate da parte israeliana come semplici controversie private. Dai palestinesi viste, invece, come l’ennesimo episodio della “pulizia etnica”. Vi sono da una parte Hamas, l’organizzazione islamista e radicale che controlla la striscia di Gaza dal 2007, da cui è partito l’attacco missilistico sul territorio di Israele.
Dall’altra Benjamin Netanyahu, primo ministro di Israele in carica e leader del Likud, formazione politica di destra. In particolare, la situazione a Gaza, già tesissima, si intensificò a partire dal 2001 con quello passato alle cronache come “Conflitto Israele-Striscia di Gaza” con attacchi palestinesi a colpi di mortaio e missili e durissime rappresaglie israeliane.
Vercelli: il conflitto israelo-palestinese negli ultimi anni
Il 29 novembre 2012 l’ONU ha riconosciuto la Palestina come Stato non membro con status di osservatore permanente. Nel 2017 le tensioni si alzarono nuovamente quando il presidente americano Donald Trump annunciò di voler spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme. Questo avrebbe comportato il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele. Nel 2020 il premier Benjamin Netanyahu annunciò l’intenzione di annettere le colonie israeliane in Cisgiordania. Si trattava di fatto di una sconfessione degli Accordi di Oslo.
Nel 2022, come spiegato da Claudio Vercelli ai liceali di Acireale, è tornata la tensione. “A marzo Israele è stato colpito da attacchi terroristici e gli israeliani hanno ucciso alcuni palestinesi in Cisgiordania”. Gli scontri, con centinaia di feriti, fra palestinesi e polizia israeliana a Gerusalemme sulla Spianata delle Moschee continuano. Il conflitto rimane aperto e la risposta risiede sulla Striscia di Gaza e sui prossimi accordi futuri nella speranza di una soluzione pacifica.
Giuliana Aglio