La chiusura della scuola , motivata attualmente dal coronavirus con nuove disposizioni ministeriali, è un problema per le famiglie, per gli studenti e ovviamente per i professori. Nell’intento di affrontare l’argomento con obiettività, abbiamo ritenuto opportuno contattare chi è molto impegnato nell’esercizio della propria professione, per chiarire alcuni punti essenziali.
Abbiamo parlato di questo con la prof. Antonella Romeo, molto stimata, che insegna Italiano e Storia da parecchi anni nell’Istituto Comprensivo “Sebastiano Scandura” di Aci San Filippo, frazione di Aci Catena.
Quali sono i metodi di didattica a distanza, utilizzati nella Scuola Secondaria di primo grado del tuo Istituto? In questo difficile periodo, il Ministero della Publica istruzione ha permesso ai professori di relazionarsi con gli alunni tramite internet. In concreto, quale è il tuo metodo e quali difficoltà hai dovuto superare?
La mia scuola non ha ancora adottato il registro elettronico per le famiglie, quindi i primi contatti di noi insegnanti con gli alunni, in questo periodo di coronavirus, sono avvenuti, tramite whatsapp, solo con i rappresentanti di classe. Ad esempio, io insegno Italiano, Storia, Educazione civica in due classi; per ognuna mi rapportavo solo con due mamme per le iniziative didattiche. In seguito, alcuni docenti abbiamo adottato la piattaforma on line, “Google Classroom”, creando classi virtuali con gli alunni, che, essendo minori, si sono iscritti tramite l’e-mail dei genitori. Un rapporto formale. Adesso invio agli alunni materiali didattici e compiti da svolgere in differita. Ricevo da loro gli elaborati, li correggo e li restituisco sempre per via elettronica. Questo metodo sia per me che per gli alunni è una novità: io ho dovuto aggiornarmi da sola, confrontandomi con i colleghi per telefono e attraverso i video tutorial, messi a disposizione su internet sia per insegnanti che per alunni. Le difficoltà sono notevoli, non solo da parte degli insegnanti, ma soprattutto da parte di alunni che vivono in una situazione di ansia e anche dei genitori. Si sta procedendo a piccoli passi. Non tutte le famiglie possiedono il computer, quindi alcuni alunni seguono con il cellulare.
Gli alunni, costretti a seguire con il telefonino le lezioni, riescono a trarre profitto? Quante sono le tue ore di lezione in una settimana? Grosse sono le difficoltà per tali alunni. Non ho ore di lavoro fisse, come a scuola, ma mi rendo conto che per l’organizzazione e il contatto con gli alunni impiego più tempo.
Prevedi il recupero degli alunni meno preparati e meno esperti? Per motivi personali non faccio ore di recupero, però dedico momenti nelle ore di lezione alla didattica inclusiva, ovvero recupero. Questo nuovo metodo è accettato da alunni e genitori? E dai professori? Quali saranno le conseguenze di tale metodo?
Tale metodo, nella nostra realtà territoriale, economicamente e anche in parte culturalmente problematica, ha creato disagi ad alunni e genitori, in quanto impreparati. Tuttavia la scuola nostra, a livello istituzionale, in questi giorni si sta attivando per promuovere riunioni dei professori on line, in modo da adeguarne la nostra programmazione d’Istituto, rivedendo anche le programmazioni dei docenti. Per ora il metodo è sperimentazione, in seguito, potrà integrare e affiancare la didattica tradizionale, a patto che siano forniti a tutti, alunni e insegnanti, strumenti elettronici e informatici da utilizzare per un’adeguata, proficua formazione.
Il Ministero della Pubblica istruzione è disponibile a fornire materiali agli alunni meno abbienti?
E’ vero che on line ci sono parecchi materiali didattici, ma perché i ragazzi possano usufruirne al meglio, hanno bisogno del computer in famiglia e di un collegamento internet efficiente.
Anna Bella