Tra scuola italiana e scuola finlandese, la fuga dall’Italia e il ritorno in Finlandia, ultimamente le critiche di una famiglia finlandese hanno ottenuto grande risonanza su social e giornali. I media sono stati tempestati dalla notizia di una famiglia scandinava che si è aspramente pronunciata riguardo la scuola di Siracusa cui aveva fatto riferimento negli ultimi due mesi. Quali sono le principali differenze tra i due modelli educativi e perché sono sorte tante lamentele?
Scuola / Fuga dall’Italia e ritorno in Finlandia
La famiglia finlandese, attratta dal clima e dallo stile di vita mediterraneo dopo un periodo trascorso in Spagna, aveva scelto l’Italia come sua prossima destinazione. Specificamente la magnifica città di Siracusa. Con i lavori svolti da remoto, spostarsi e sperimentare diversi stili di vita non è poi così difficile. Con la speranza di apprezzare al meglio lo stile di vita italiano, la famiglia aveva deciso di fare di Siracusa la sua casa. Ciononostante, dopo qualche mese di permanenza, la famiglia ha deciso di lasciare la Sicilia. La causa principale è stata l’inadeguatezza della scuola italiana per i loro figli. I figli sono infatti quattro, compresi tra i tre e i quindici anni.
Scuola / Tra mancanza di giochi e aspre critiche all’Italia
Decidendo di lasciare l’isola hanno voluto chiarire, in una lettera abbastanza esaustiva, i motivi per li hanno spinti a compiere questa scelta. Nella lettera la madre riporta le lamentele dei figli: l’utilizzo del fischietto per richiamare i ragazzi, la brevità delle pause, l’assenza di attività ludiche, la scarsa preparazione dell’insegnante di inglese. Stando alla lettera, i bambini erano costretti a stare seduti e, seppur con brevi pause, la giornata scolastica trascorreva nell’assenza di giochi e attività di svago.
In Finlandia, secondo quanto riportato dai genitori, gli studenti hanno 15 minuti di pausa tra una lezione e l’altra. Durante la pausa possono lasciare l’aula per giocare in giardino. La Finlandia preferisce questo metodo per favorire quelli che secondo loro sono i benefici che il correre liberamente, urlare e giocare porta agli studenti. Ciò che viene fuori dalla lettera e dai commenti che ne sono stati fatti è sicuramente una critica aspra al sistema educativo italiano. Questo è considerato troppo rigido e secondo vari istituti di ricerca tra gli ultimi posti nelle classifiche europee e mondiali.
Scuola / Fuga dall’Italia e ritorno in Finlandia: “Il sistema scolastico è povero”
“Il sistema scolastico è così povero” è ciò che forse merita di essere attenzionato in primis. Il sindaco di Siracusa non ha potuto esimersi dal pronunciarsi sull’accaduto: “non serve certo questa lettera a valutare le differenze tra il sistema scolastico finlandese e quello Italiano, posto che il primo è riconosciuto come uno dei migliori al mondo”.
Il sistema scolastico in Finlandia
Siamo proprio sicuri che si possa parlare di migliore o peggiore o si tratta di diverse prospettive e approcci all’educazione? I video online che riportano esempi di classi finlandesi sono molti. Le classi si presentano con banchi sparsi, tavoli da lavoro, giochi, attrezzi per fare sport. Gli studenti sono lasciati liberi di fare ciò che preferiscono durante l’attività didattica. Le loro attività spaziano dalla lettura di un libro alla preparazione del té. Le aule sono provviste di bollitori e tutto il necessario per la sua preparazione. C’è chi si allena sul tapis roulant e chi organizza lavori di gruppo. In Finlandia questo modello funziona e si basa sul benessere degli studenti. In questo modo questi non sono sottoposti ad alcun tipo di stress né di pressione, bensì sono spinti a sperimentare e dare spazio al loro estro creativo.
L’Italia a Scuola, tra realtà e riforme
D’altra parte in Italia gli studenti, dalle elementari alle superiori, sono sottoposti ad un certo carico di lavoro e indirizzati a seguire una certa disciplina e comportamento. Le ore in aula sono trascorse sui banchi ad ascoltare la spiegazione del docente o svolgendo i compiti, per testare le proprie conoscenze. Il modello della scuola italiana, per anni considerato un’eccellenza mondiale, non è cambiato da 50 anni a questa parte, se non tramite riforme e mosse politiche che non hanno di certo giovato molto all’istruzione. Basti pensare alla riforma della ex minestra Gelmini e quella della Buona Scuola, entrambe ancora incompiute e in parte naufragata al di là di auspici e retroterra politico.
Ciò che bisognerebbe adesso chiedersi è se sia peggiorata la scuola italiana oppure siano cambiati gli standard di paragone. Un metodo scolastico come quello italiano mette al centro la cultura e la conoscenza. Diametralmente opposto è quello finlandese e in generale quello estero che cerca di imitarlo, secondo cui la priorità è la creatività e la libertà degli studenti. Senza prendere posizioni, bisogna tirare le somme e comprendere cosa questa vicenda potrebbe insegnare, specialmente a chi avrà la possibilità di modificare questo aspetto, ossia politici e ministri.
La scuola vera: quali sono i problemi reali da fronteggiare?
I problemi della scuola italiana sono tanti: non necessariamente rientrano in quelli elencati e lamentati dalla famiglia finlandese. La retribuzione di un insegnante italiano è assai inferiore rispetto alla media europea, ledendo talvolta la possibilità degli insegnati di participare a corsi di aggiornamento. Un grave problema della scuola italiana è la dispersione scolastica, un problema che potrebbe in parte essere risolto tramite l’implementazione del tempo pieno.
Ciò che emerge da questa storia è comunque una forte critica anche da parte di chi si esprime solo per sentito dire, senza pensare e senza cercare di comprendere la vera relata dei fatti. Gli studenti italiani, in Italia e all’estero, sono fra i più preparati. La scuola italiana “sforna” menti eccellenti con competenze assai più elevate della media estera. Gli stessi studenti sono però spesso costretti a lasciare l’Italia alla ricerca di migliori opportunità di lavoro, sfruttando il loro bagaglio culturale all’estero, alimentando il fenomeno della fuga di cervelli. “Cervelli” tanto invidiati all’estero sono stati formati dal tanto vituperato sistema scolastico italiano. Perché non fare dunque di questa critica un’opportunità ed un’occasione per riflettere su pro e contro, ad ampio raggio?
Vittoria Grasso