A Genova si è svolta la “tre giorni” di Abcd-Orientamenti, un Salone dell’educazione, dell’orientamento e del lavoro nel quale ampio spazio è stato dedicato alla “scuola del futuro”, con un occhio attento alle innovazioni tecnologiche e didattiche. In particolare, nel corso del Salone è stato presentato il movimento “Avanguardie educative” che “è nato dall’iniziativa congiunta di Indire, che è l’Istituto di ricerca educativa che, fin dalla propria nascita nel 1925, si è sempre occupato di innovazione educativa, e di un primo gruppo di scuole che hanno sperimentato una o più delle idee alla base del movimento”. In sostanza, alcune scuole italiane si sono date appuntamento per mostrare le attività che svolgono, nel segno della sperimentazione e confrontare tra loro risultati, sviluppi, problematiche.
Ne è uscito uno spaccato molto interessante, tra nuove modalità di organizzare le lezioni e progetti. Soprattutto, si è trattato di una dimostrazione eloquente di quanto la scuola italiana continui a mantenere una vitalità incredibile, la stessa che, nel corso della storia, ha sostenuto un grande numero di sperimentazioni locali, capaci in molti casi di anticipare, motivare e sostenere le riforme (sempre lente nella risposta istituzionale: basti pensare alle vicende della scuola superiore) e probabilmente quella capace oggi di aprire finestre significative sul futuro.
Si è parlato, a Genova, di “lezioni rovesciate” (l’esperienza di un istituto di Ancona), con insegnanti che danno un compito il giorno prima, gli studenti che, a casa, fanno le ricerche e il giorno dopo ne discutono in classe, con presentazioni organizzate dagli stessi studenti, in gruppi. Sono state proposte nuove organizzazioni per i gruppi classe (con i “dipartimenti disciplinari” di un istituto di Brindisi) che prevedono una mobilità (controllata) dei ragazzi all’interno della scuola. E poi “orario lungo” (sperimentazione a Parma) con la scuola aperta fino a sera. Tanto altro ancora, compreso il progetto “Piccole scuole crescono”, con il maestro virtuale e le lezioni in videoconferenza per risolvere i problemi degli studenti isolati in scuole di piccolissimi Comuni. Interessanti gli ambiti di riflessioni affrontati dalla discussione al Salone, a cominciare dal “focus” su come trasformare (in concreto, grazie alle testimonianze di chi sperimenta) le variabili spazio e tempo nelle attività didattiche.
L’obiettivo di Avanguardie educative – lo ha detto anche il presidente dell’Indire Giovanni Biondi – è quello sostanzialmente di “condividere”, di partecipare alla realizzazione della “Buona scuola” “portando un contributo di qualità che si basa su concrete esperienze caratterizzate da forte innovazione didattica”. Secondo un protocollo che si fa forte delle sperimentazioni avviate, discusse, confrontate, validate.
Un movimento “dal basso” (e le realtà che sperimentano sono certamente molte di più di quelle presentate a Genova), che non si contrappone, certo, a quello “dall’alto”, delle riforme strutturali e complessive, ma in qualche modo gli dà senso e lascia crescere un certo entusiasmo in chi di scuola continua a vivere. L’entusiasmo di chi scopre, continuamente, una vitalità inesauribile ed efficace – nonostante i problemi in cui si dibatte l’istituzione – la voglia di essere al passo coi tempi se non “all’avanguardia”, la passione educativa che resta il vero patrimonio delle nostre scuole, dal Nord al Sud del Paese. Patrimonio che, con la condivisione, non si diluisce, ma cresce in modo esponenziale.
Alberto Campoleoni