Scuola / Insegnante italiano dell’anno. Il ministro Stefania Giannini ha annunciato l’istituzione del premio

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È stato assegnato a metà marzo il “Nobel” per gli insegnanti, il prestigioso “Global Teacher Prize” da un ImagoMundi_48721-268x179milione di dollari, messo in palio dalla Varkey Gems Foundation e sostenuto dall’Unesco. Lo ha vinto una insegnante palestinese, Hanan al-Hroub, che insegna alla Samiha Khaleel Girl’s School di Ramallah. Alla vigilia della premiazione, il ministro Stefania Giannini ha annunciato che ci sarà un riconoscimento simile anche per l’Italia. “Istituiremo in Italia – ha detto – per la prima volta, primi tra i Paesi europei, il nostro Premio nazionale, che si collegherà ai principi che abbiamo inserito nella Buona Scuola: l’innovazione didattica, la valutazione, la premialità, la necessità di una formazione continua”.
Il premio nazionale nasce dal Memorandum di Intenti siglato con la Varkey Foundation. Le candidature saranno aperte a primavera. I docenti non potranno candidarsi da soli ma dovranno essere candidati da un altro docente della sua scuola, dalle famiglie o dagli studenti. La selezione dei vincitori (5 insegnanti) sarà fatta da una commissione indipendente di esperti di alto livello, individuata dal Miur e dalla Fondazione. In premio un budget (50mila euro il primo, 30mila gli altri quattro) da utilizzare esclusivamente per realizzare progetti all’interno delle loro scuole.
Bene, riflettori accesi, dunque, sui docenti che sono anima della buona scuola. Al di là però dei fuochi d’artificio dei premi, conta probabilmente di più un altro annuncio sempre del ministro Giannini, della firma sul decreto con i criteri di riparto dell’apposito Fondo per gli insegnanti. E dell’arrivo, di conseguenza, di 200 milioni di euro per valorizzare il merito dei docenti.
Le scuole saranno dotate di un budget – una media di 23mila euro per istituto – da distribuire fra gli insegnanti che si sono distinti per la loro capacità di innovare la didattica, di potenziare le competenze degli studenti, per il contributo dato al miglioramento della comunità scolastica.
“L’assegnazione di questi fondi, risorse nuove e aggiuntive – ha spiegato Giannini – rappresenta un cambiamento culturale importante per il nostro Paese. Per la prima volta la scuola italiana dispone di uno strumento concreto di valorizzazione del lavoro dei docenti”
Sarà tutto da vedere il meccanismo di riconoscimento del merito – storicamente è uno dei nodi irrisolti della nostra scuola – tuttavia il segnale è chiaro: puntare sugli insegnanti i quali , dice ancora il ministro, rivendicando l’impegno per la Buona scuola “hanno un ruolo determinante, che è quello di formare le nuove generazioni. Per questo siamo tornati ad investire su di loro. Con un piano di reclutamento dai numeri straordinari; con un rinnovato processo di formazione dei neoassunti che li inserisce in un vero percorso di crescita professionale; con un piano da 40 milioni di euro sulla formazione in servizio, che stiamo per varare e che riporterà il Paese alla normalità: mai più docenti costretti ad aggiornarsi a spese proprie”.
La questione del “merito”, in questo contesto, si pone come la classica ciliegina sulla torta che dovrebbe essere nella disponibilità dei dirigenti scolastici – insieme a un apposito nucleo di valutazione composto anche da 3 docenti, 2 genitori (dall’infanzia alle medie) oppure un genitore e uno studente (alle superiori), un componente esterno individuato dall’Ufficio scolastico regionale – cui il Miur promette a breve una “nota esplicativa”. C’è solo da attendere.

Alberto Campoleoni

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