Confusione o serio ripensamento? Viene da chiederselo pensando alla “questione maturità”, prima con l’annuncio della riforma delle commissioni d’esame nella direzione dei soli docenti interni e poi l’esclusione della modifica nel disegno di legge di stabilità.
Nel primo caso saremmo di fronte a un segnale non proprio rassicurante sulla tenuta delle dichiarate buone intenzioni a proposito della riforma della scuola, della centralità dell’istruzione nel Paese, della decisione del governo di puntare seriamente su di essa. Meglio, allora, pensare al ripensamento, magari in seguito all’ascolto delle molte voci che si sono levate nelle scorse settimane per contestare l’annuncio del ministro Giannini sulla volontà di escludere i commissari esterni dall’esame di Stato.
L’ipotesi del tentennamento o della confusione, tuttavia – e poi proviamo ad archiviarla – non è del tutto peregrina, visto l’andamento della vicenda: annunci e dimenticanze e poi l’ipotesi che la riforma esclusa dal disegno di legge di stabilità rifaccia capolino in fase di attuazione della “Buona scuola”. Vedremo come andrà a finire… Legittime le domande di chi osserva: cosa devono aspettarsi gli studenti – è la prima – che stanno preparandosi all’esame? E che serietà ha una scuola che ancora una volta cambia regole in corsa? E quale credibilità ha lo stesso ministro che annuncia deciso riforme importanti e (così sembrerebbe, per adesso) non riesce a difenderle sino in fondo?
Meglio pensare all’ipotesi ripensamento. Nel caso dei commissari di maturità l’annuncio del ministro aveva provocato una vera e propria sollevazione che in buona sostanza controbatteva in questo modo: vanno bene i risparmi (il ricorso a docenti interni dovrebbe permettere economie per oltre 100 milioni di euro), ma non a tutti i costi e soprattutto non a scapito di un processo di valutazione che, con i commissari esterni, potrebbe garantire maggiore validità. Una petizione online avviata subito dopo l’annuncio del ministro sui commissari interni ha raccolto migliaia di firme in brevissimo tempo (alcune molto autorevoli) e diceva così: “Che senso ha emanare una direttiva che prevede la valutazione esterna delle scuole, quando nel merito della preparazione degli alunni si torna alla totale auto-referenzialità dei Consigli di classe?”. Sottolineando tra l’altro che così facendo si andrebbe “in palese contraddizione con le indicazioni dell’Ocse, che segnala gli effetti positivi degli esami esterni sui livelli di apprendimento degli alunni, con le Raccomandazioni ufficiali dell’Unione europea, che richiede l’impiego di esaminatori ‘terzi’ per la verifica degli apprendimenti acquisiti dagli alunni, e con le pratiche in uso nei principali sistemi scolastici europei”.
Insomma, la credibilità della valutazione e dello stesso sistema scuola – così chi si oppone alla novità Giannini – passa attraverso la “regola fondamentale” di una certificazione effettuata da “soggetti terzi”.
Obiezioni sostenute da uomini di scuola, studiosi, insegnanti, presidi. Con anche i sindacati sul piede di guerra (c’è infatti una questione compensi tutta da chiarire) e che non sarebbe affatto “vergognoso” considerare, come potrebbe essere successo nell’ipotesi del ripensamento e dell’archiviazione (se fosse così) della possibile riforma.
Cambiare idea – magari affrontando con chiarezza il dibattito, dovunque porti – non è un male di per sé. Anzi, può essere segno di serietà e capacità di ascolto e confronto. La confusione e i tentennamenti no. Proprio non ce n’è bisogno.
Alberto Campoleoni -Agensir