La questione della scuola elementare fiorentina che ha “stoppato” la visita a una mostra per non disturbare la sensibilità delle famiglie non cattoliche, merita qualche riflessione.
La scuola è l’elementare “Matteotti”, dove il consiglio d’interclasseha deciso di non portare i bambini in gita all’esposizione dedicata alla “Bellezza Divina”, a Palazzo Strozzi, “per venire incontro alla sensibilità delle famiglie non cattoliche visto il tema religioso della mostra” (così reciterebbe il verbale della riunione). Notizia arrivata in concomitanza, a Firenze, con il convegno ecclesiale della Chiesa italiana e la visita del Papa che, nel battistero, si era soffermato proprio davanti a un’opera di quelle facenti parte la mostra: una crocifissione di Chagall. Il rilievo mediatico e la polemica sono stati immediati. Così come tempestivo è stato l’invio, nella scuola, di un ispettore ministeriale per valutare la situazione. E mentre dalla scuola la dirigente si affretta a spiegare che è tutta una montatura, a fronte di una decisione che ha solo “motivazioni didattiche”, c’è anche chi è sceso fisicamente in strada, davanti alla Matteotti, con in mano la riproduzione proprio della “Crocifissione bianca” di Chagall per protestare contro gli “pseudoeducatori”. A loro volta sostenuti da altri manifestanti: un gruppo di famiglie che ha appeso un cartello sul portone della scuola: “Io sto con la Matteotti”.
Cosa sia successo davvero va appurato e lo faccia l’ispettore ministeriale. La polemica, però, lascia il segno e rischia di creare contrapposizioni che finiscono poi per rendere incomprensibili le posizioni diverse e il dialogo. Dialogo che ha bisogno anzitutto del “buon senso”. Quello che ha invitato a riscoprire, ad esempio, il cardinale Angelo Bagnasco, proprio a Firenze, richiesto di un parere sui fatti. Evitando le contrapposizioni e di entrare nel merito di una vicenda tutta da chiarire, ha sottolineato che “buon senso e intelligenza” possono aggirare gli intoppi e “il bello” è da apprezzare, “da qualunque parte venga”. Niente polemiche, allora, ma un richiamo semplice: l’arte, la cultura, la storia, che pure possono essere – e sono – segnate da scelte, sentimenti, orientamenti anche religiosi, non devono fare paura a nessuno né tantomeno a una scuola. Proprio la scuola, infatti, è il luogo principalmente dedicato allo sviluppo – fin dalle più giovani età – del pensiero e della coscienza critica, che vanno naturalmente alimentati dalla conoscenza e la cui formazione va “facilitata” da professionisti attenti, sensibili, competenti.
Il sindaco di Firenze, su Facebook ha subito scritto sull’argomento: “Sarebbe un errore grossolano escludere dalle scuole la fruizione del nostro patrimonio di storia e cultura che comprende oggettivamente anche l’arte sacra, che evidentemente da noi è soprattutto arte cristiana”. È un’evidenza, che pure serve ricordare perché, al di là della fiducia che merita il mondo della scuola, qualche volta succede che ci si distragga. Capita, ad esempio, con le polemiche sui presepi che arrivano quasi inevitabili nel periodo di Natale.
Senza fare accostamenti impropri, ed evitando le polemiche, la vicenda di Firenze può però richiamare a quel buon senso detto sopra. Conoscere, confrontarsi, dialogare, incontrare le diversità è condizione per crescere. Il patrimonio culturale di un popolo non può spaventare. Piuttosto è una risorsa per costruire il presente e un futuro migliore.
Alberto Campoleoni