Ci siamo. Il ministero dell’Istruzione ha pubblicato le indicazioni operative che consentiranno alle singole scuole di individuare e scegliere gli insegnanti che dovranno coprire i posti vacanti.
È, questa, una delle novità più importanti della Buona scuola, con il cambio di un sistema che sembrava immutabile. Da quest’anno – spiega il Ministero – i docenti di ruolo non saranno più assegnati alle sedi scolastiche sulla base di anzianità e punteggi, ma per le loro competenze ed esperienze. Saranno le singole scuole a individuare, fra gli insegnanti presenti nel proprio ambito territoriale, quelli che più corrispondono, per profilo professionale, al loro progetto formativo. Le indicazioni operative sono state predisposte dal ministero per “dare indirizzi comuni” alle scuole nel primo anno di applicazione. Il ministero prevede anche risposte pronte per tutti i dubbi che dovessero sorgere e una modulistica da condividere tra gli istituti.
Hanno detto bene il ministro Giannini e il sottosegretario Faraone: siamo di fronte a una “novità assoluta” per il nostro sistema scolastico. Novità che non manca di sollevare preoccupazioni. Ad esempio quelle dei sindacati, già in allarme per la discrezionalità – ritenuta eccessiva – attribuita ai dirigenti scolastici. Per il ministro, però, il nuovo sistema “punta a valorizzare le esperienze e i percorsi professionali che gli insegnanti si sono costruiti negli anni e consente alle scuole di scegliere i docenti di cui hanno bisogno per portare avanti la loro offerta formativa”. Insomma, un mix tra l’anzianità/esperienza (tradotte in punteggi, nelle graduatorie) e la corrispondenza tra profilo professionale e progetto formativo contenuto nel Piano triennale dell’offerta formativa degli istituti.
Tutto parte da qui, dalle esigenze delle scuole, spiega il ministero. Il capo d’istituto tiene conto, per individuare i docenti, del Pof e del Piano di miglioramento della propria istituzione scolastica. In base a questo vaglia i curricola degli insegnanti presenti nel suo ambito territoriale e individua quelli che hanno esperienze (ad esempio di didattica laboratoriale o innovativa) o titoli (come la conoscenza di una lingua) che rispondono al meglio all’offerta formativa presentata alle famiglie e decisa dal Collegio dei docenti. Non conta più, dunque, l’anzianità professionale come valore in sé. Piuttosto diventa un elemento da valorizzare in quanto può aver consentito uno specifico sviluppo professionale.
Si parte subito. L’operazione di scelta dei docenti avrà due fasi: la prima a cura dei dirigenti scolastici, la seconda a cura degli Uffici regionali. I presidi, infatti pubblicheranno gli avvisi relativi ai posti disponibili (dal 29 luglio per infanzia e primaria, dal 6 agosto per le medie, dal 18 agosto per le superiori), individuando da 3 a 6 caratteristiche (coerenti col Pof e riguardanti esperienze, titoli e attività formativa) richieste ai docenti che dovranno inviare la loro candidatura. I docenti, invece, potranno caricare il loro curriculum sul sistema del Miur (Istanze On Line: dal 29 luglio al 4 agosto per infanzia e primaria, dal 6 al 9 agosto per le medie, dal 16 al 19 agosto per le superiori) con un modello predefinito. Potranno anche partecipare a eventuali colloqui proposti dai dirigenti e accettare o meno le proposte ricevute.
I dirigenti, infatti, esamineranno i curricola dei docenti nel loro ambito territoriale. Poi dovranno scegliere e fare una proposta di incarico agli insegnanti individuati. E chi non viene scelto? Alla fine delle procedure, saranno gli Uffici scolastici regionali a individuare per loro la sede di riferimento.
Alberto Campoleoni