Scuola / Le polemiche di Natale. Il caso di Rozzano, di per sé discutibile, è stato comunque strumentalizzato

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Giù le mani dalla scuola. Verrebbe da dir così dopo il caso di Rozzano, dove – hanno titolato con enfasi i media – è rozza-268x151stata “cancellata” la festa di Natale.
Cosa è successo? Il preside spiega, in un video riportato sul sito internet del “Corriere”, che alcune mamme sono andate da lui chiedendo di poter entrare a scuola per insegnare ai bambini, nell’intervallo del pranzo, alcuni canti religiosi. Proposta rifiutata. “Quest’anno non era programmato un concerto di Natale – dice il dirigente scolastico -. Sono programmate solo le festicciole che si tengono normalmente nelle classi”. E poi il dirigente scolastico, di un istituto “multietnico” che ha il 20% di stranieri nelle aule, aggiunge: “Ho detto di no perché se poi nelle feste di classe una parte di bambini avesse cantato delle canzoni dalle quali gli altri sarebbero stati esclusi, forse non sarebbe stato il massimo”. Provocato dall’intervistatore, che accosta la decisione della scuola a quanto successo a Parigi, accennando a un possibile “passo indietro” del mondo occidentale “di fronte all’avanzata dell’Islam”, il preside spiega: “Non penso che sia un passo indietro il fatto di rispettare la sensibilità delle persone che appartengono ad altre culture e altre religioni. Mi pare che sia invece un passo in avanti verso l’integrazione e il rispetto reciproco. Certamente se noi avessimo organizzato un concerto a base di canti religiosi dopo quanto accaduto forse qualcuno poteva interpretarlo come una provocazione, forse anche pericolosa”.
Si può discutere all’infinito sulle parole del dirigente scolastico e approfondire i termini di un tema serio, come quello della laicità a scuola che ha tante sfumature. Abbiamo già sostenuto a più riprese l’importanza che la scuola, lungi dal nascondere le identità, le promuova e le metta in dialogo, con i suoi propri strumenti, cioè la riflessione e la conoscenza, la ricerca e il confronto. L’impressione però è che fatti come quello di Rozzano si prestino inevitabilmente a strumentalizzazioni fuori luogo e dannose. Subito un fatto che nasce in un contesto ben determinato, nel quale trova le sue ragioni e i suoi limiti, finisce per diventare un paradigma, scatenando, tra l’altro, polemiche stucchevoli, con – in questo caso – improbabili paladini del Natale e del cattolicesimo pronti a pontificare e condannare da pulpiti politici nazionali. Il risultato immediato è la confusione, cui si aggiunge la moltiplicazione delle divisioni e contrapposizioni. Nel filmato del “Corriere” (e in un secondo, sempre sullo stesso sito) ai microfoni arrivano gli sfoghi sugli “stranieri” che “rompono le scatole”. Si può cogliere tra le interviste una dirompente “guerra tra poveri” che non ha niente a che fare con la religione e nemmeno con la scuola, che appaiono chiaramente strumentalizzate. Si vede, dalle immagini, una realtà di degrado, che – questa sì – meriterebbe i riflettori accesi. Una scuola con locali fatiscenti e strutture inadeguate, porte di cartone e muri scrostati. Condizioni difficili, dove può capitare che una scintilla, magari alimentata da venti esterni, provochi fiamme pericolose.
E allora viene da dire: “giù le mani dalla scuola”. Basta con le strumentalizzazioni, magari funzionali a qualche successo elettorale. Fanno molto più male dei canti natalizi.

Alberto Campoleoni

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