La “Buona scuola” si è dimenticata delle paritarie. E’ la denuncia, forte e accorata, che viene in particolare dall’Agesc, l’associazione dei genitori delle scuole cattoliche. E’ il presidente nazionale Roberto Gontero, che scrive al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, in occasione dell’apertura ufficiale dell’anno scolastico. E a proposito della riforma della “Buona scuola” le parole sono dure. “Che delusione – scrive Gontero – Signor Presidente, per noi genitori delle scuole pubbliche paritarie non trovarci praticamente nulla che dia un po’ di riconoscimento ad un importante pezzo del sistema nazionale di Istruzione, così come previsto dalla legge 62/2000 e dalla Costituzione. Si tratta pur sempre di 968mila studenti, qualche decina di migliaia di insegnanti, dirigenti, personale amministrativo e circa 13mila scuole sparse su tutto il territorio nazionale, alcune volte le sole a presidio di zone particolarmente isolate”. E’ questo, infatti, il “mondo” delle paritarie, che devono sottostare ai “paletti” esigenti di una precisa legge dello Stato ma nello stesso tempo lamentano come la tanto decantata “parità” nel sistema pubblico, tra istituti statali e non statali, venga a cadere nei fatti, poiché manca un adeguato sostegno economico. E’ – scrive ancora Gontero – un mondo “che viene da lontano e che reclama laicamente la parità scolastica come un diritto civile dei cittadini, riconosciuto anche nella Costituzione Italiana, da esercitare nelle scuole che hanno la funzione sociale di svolgere un servizio pubblico”.
Parità scolastica e libertà di educazione, possibilità di scegliere per i propri figli la scuola che meglio si avvicina all’orientamento educativo della famiglia. Sono i grandi temi di una “battaglia” di decenni, che in Italia ha scontato e sconta pregiudizi ideologici e avversioni che finiscono per concentrarsi su quel singolare inciso della Costituzione che recita “senza oneri per lo Stato”, riferendosi al “diritto” dei privati “di istituire scuole ed istituti di educazione”.
Si è discusso all’infinito sull’interpretazione dell’articolo 33 della Costituzione, di fatto nel nostro Paese resta un sistema bloccato. Che confligge con l’Europa dove – è di nuovo Gontero a ricordarlo al presidente Mattarella – “la libera iniziativa della società civile di fondare e gestire scuole viene fortemente sostenuta culturalmente ed economicamente”. In Italia, invece, “il Parlamento e la politica in genere non muove un dito se in 5 anni chiudono 350 scuole. Tanto che ormai in molte province italiane la possibilità di scelta è tramontata forse per sempre, alla faccia della libertà ma anche della lotta alla dispersione scolastica che si dice di voler combattere”.
Sono toni accorati quelli del presidente dell’Agesc, che conclude la propria lettera aperta a Mattarella così: “La sfida è grande e noi vorremmo sentire il garante della Costituzione Italiana schierarsi per il riconoscimento dei diritti e della libertà di educazione di tutti i genitori, prima che sia troppo tardi e si debba solo constatarne la fine”.
Una fine che non fa bene a nessuno, Lo stesso ministro Giannini ha avuto occasione di dire che “se tutte insieme le scuole paritarie spegnessero le luci avremmo un grande problema da 6 miliardi di euro”. Perché è noto che un alunno delle paritarie costa allo Stato molto meno di un compagno alla scuola statale. Ma al di là dei soldi, il problema è di libertà culturale: quando una scuola paritaria chiude ne viene meno un po’.
Alberto Campoleoni