Scuola / Il progetto Mabasta per sconfiggere bullismo e cyberbullismo

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Per combattere bullismo e cyberbullismo, piaghe ancora purtroppo presenti dalle elementari fino alle scuole superiori, il progetto Mabasta propone importanti strumenti. Non essendoci conoscenze sufficienti ancora affinché si possano debellare efficacemente questi fenomeni, l’ignoranza rispetto a come gestirlo dilaga inarrestabile fra i banchi e le cattedre. Serve maggiore attenzione, insieme a strumenti, nelle scuole e a casa, per infondere una maggiore conoscenza del fenomeno. Il primo passo da fare è comprenderne il suo funzionamento interiore.

Indifferenza, silenzio, mancanza di coraggio: queste sono le condizioni che, in un’aula scolastica, alimentano il fenomeno del bullismo e mietono nuove vittime. Fino a fargli compiere azioni che vanno dall’autolesionismo fino allo sviluppo di ansia sociale, dall’evitamento di luoghi di aggregazione sociale fino all’isolamento. Per poi arrivare al suicidio, gesto estremo compiuto dalla vittima di bullismo perchè stanco delle vessazioni fisiche, verbali o psicologiche, sia dal vivo che virtuali.

Bullismo: il rapporto bullo-bullizzato e i dati inerenti al bullismo

Tale fenomeno si concretizza nel rapporto bullo-bullizzato. Qui il bullo viene identificato come una figura insicura e con bassa autostima, il quale pur di aumentarla sovrasta l’altro con comportamenti che vanno dal bullismo fisico o verbale in presenza, fino ad atti di cyberbullismo, ossia di vessazioni compiute virtualmente. Vessazioni che spingono la vittima ad isolarsi, a non chiedere aiuto per paura di possibili ripercussioni, a non andare più a scuola e così via. Le motivazioni principali alla base dei casi di bullismo e cyberbullismo sono varie. Quelle più frequenti sono legate all’aspetto fisico della persona bullizzata, al suo orientamento sessuale, alle sue condizioni economiche e alla sua appartenenza etnica o provenienza geografica.

I dati rispetto al fenomeno del bullismo parlano chiaro: secondo una ricerca condotta nel 2024 dall’Osservatorio Indifesa in collaborazione con enti come Terre Des Hommes, OneDay e ScuolaZoo, i casi di bullismo in Italia corrispondono al 65% dei giovani.
Il 19% di essi ha rivelato di essere stata di cyberbullismo. Maggiori casi di bullismo sono riscontrabili fra i ragazzi, mentre per quanto riguarda il cyberbullismo troviamo come vittime un maggiore numero di ragazze.

Bullismo: il protocollo da sei tappe proposto dal progetto Mabasta

La difficoltà nel comprendere come debellare dal vivo i vari casi di bullismo e cyberbullismo nella vita di classe è stata colmata dal progetto Mabasta, acronimo di ‘’Movimento Anti Bullismo Animato da STudenti Adolescenti’’. Nasce nel 2016 grazie ai ragazzi della IVA dell’Istituto Galilei Costa Scarambone di Lecce. Nato come un semplice progetto scolastico, oggi Mabasta è diventata un’associazione no-profit molto attiva nelle scuole nazionali grazie al suo ideatore, Mirko Cazzato, il quale ancora oggi si dedica pienamente alla sua diffusione e crescita.

Mabasta affonda le sue radici in un fatto di cronaca raccontato da un professore agli studenti della IVA. Si trattava del caso di una studentessa di 12 anni di Pordenone che aveva tentato il suicidio poiché vittima di bullismo da parte di tre compagni di classe, i quali l’avevano incitata a togliersi la vita.

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Questo episodio è stato il trigger scatenante per Cazzato e la sua classe per dare vita al progetto Mabasta. Progetto basato su un modello d’azione di due comandamenti principali e un protocollo di sei punti da mettere in atto nelle scuole affinché studenti, docenti e personale scolastico possano fare una differenza nei confronti del bullismo e cyberbullismo, fenomeni ancora oggi complessi. Il modello Mabasta è stato sperimentato dal 2018 fino al 2021, ottenendo risultati eccezionali in poco tempo. E contribuendo ad una diminuzione dei dati correlati al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo nel contesto scolastico.

Bullismo: in cosa consistono i comandamenti base di Mabasta

Per potere debellare bullismo e cyberbullismo, Mabasta ha elaborato due ‘’comandamenti’’ base semplici ma efficaci. Ovvero ‘’Non fare agli altri quello che non vuoi che facciano a te’’ e ‘’Fai agli altri ciò che vorresti che facessero a te’’.

Il primo ha lo scopo di rendere consapevoli quanti commettono atti di bullismo, invitandoli ad una riflessione profonda e mettendoli nei panni delle vittime. Il secondo comandamento, invece, ha una duplice funzione. Cioè spingere lo studente a mettersi in prima linea se testimone di un caso di bullismo, non rimanendo inerme davanti esso. Ma al tempo stesso a ‘’pensarsi’’ in terza persona, affinché possa riflettere su cosa succederebbe se gli altri rimanessero inermi di fronte ad un sopruso compiuto nei suoi confronti o se dovessero reagire in sua difesa.

Bullismo: il protocollo d’azione di sei punti del progetto Mabasta

Mabasta, oltre ai due comandamenti base, ha elaborato un protocollo d’azione di sei punti affinché in tutte le scuole di ogni grado si possano adoperare strumenti che possano aiutare a sconfiggere concretamente il bullismo e/o cyberbullismo e a rieducare studenti, docenti e personale scolastico rispetto ad esso. Il primo di questi punti consiste nell’eleggere un MabaProf per classe. Un modello verso cui tutti gli studenti possono rivolgersi per segnalare casi di bullismo, se ne sono personalmente vittime, o ne sono stati testimoni diretti.
Inoltre, in ogni classe bisogna consegnare agli studenti un MabaTest con cui potranno rispondere a domande sul tema del bullismo, alla loro percezione di esso.

Ad aiutare il MabaProf ci sono le Bulliziotte o i Bulliziotti di classe, votati segretamente dai compagni di classe. Devono essere in grado di reagire a soprusi commessi dai bulli, nonché di sopprimere con rapidità ogni atto di bullismo colto sul nascere. Bulliziotte e Bulliziotti di classe devono possedere peculiarità caratteriali specifiche per assumere tale ruolo, dall’essere coraggiosi fino a non avere paura di intervenire. Se si volesse segnalare in anonimato un caso inerente al bullismo, si può usare la Bullibox. Che è una scatola in cui lo studente, proteggendo la sua identità, può inserire biglietti per segnalare casi di bullismo.
Questi saranno successivamente accertati dal MabaProf.

Inoltre, attraverso l’uso dei dispositivi digitali, si può accedere all’aula virtuale DAD (Digital Antibullying Desk), attraverso cui lo studente può ricevere consulenza a distanza e mettersi in contatto con figure specializzate (psicologi, polizia postale, professori…). Per maggiori informazioni si può accedere al sito mabasta.org, attraverso cui si potrà consultare il protocollo per intero. Oppure trovare maggiori informazioni sul tema del bullismo.

Cyberbullismo: revenge porn e la storia di Tiziana Cantone

Fra le varie forme di cyberbullismo abbiamo il revenge porn, uno dei più deleteri. Consiste nella diffusione non consenziente di contenuti a sfondo sessuale per via di un terzo. La vittima subisce un’umiliazione ”in piazza pubblica”, in quanto gli utenti possono visionare il contenuto e, successivamente, duplicarlo, salvarlo, pubblicarlo in altri siti e di nuovo inoltrarlo ad altri utenti. Di conseguenza, sarà difficile eliminare il contenuto dal web. Un caso di revenge porn che ha suscitato scandalo in Italia è stato quello di Tiziana Cantone, suicida nel 2016 dopo la diffusione di alcuni suoi video privati.

Prima diffusi nel napoletano e successivamente a livello nazionale, i video sono diventati virali a causa di una battuta della Cantone (‘’Stai facendo un video? Bravo!’’) diventata un meme. Fino a trasformare anche alcuni frames dei video come foto per gadgets, magliette, tazze o covers per il telefono. Isolata e diffamata, Cantone aveva provato a procedere per via legale per rimuovere i video dai motori di ricerca per il principio del Right to be forgotten (Diritto all’oblio). Ma il flusso di condivisioni dei video e dei meme l’ha travolta. Addirittura, Cantone aveva dovuto cambiare residenza e nome prima di compiere il gesto estremo del suicidio. Una vera e propria cancellazione di sé, della propria identità, l’unica via di uscita per Tiziana Cantone.

Maria Teresa Giglio madre Tiziana Cantone Montecitorio
25 novembre 2017, Camera dei Deputati: Maria Teresa Giglio, madre di Tiziana Cantone, tiene un discorso per l’evento #InQuantoDonna nella Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne.

Nelle settimane dopo il suicidio, molti politici e attivisti hanno discusso a lungo sull’approvazione di una legge che potesse criminalizzare legalmente la diffusione non consensuale di materiale intimo amatoriale. A distanza di tre anni dopo alcuni tentativi, infatti, ha preso piede l’iter per l’approvazione del punto 612ter del decreto legge Codice Rosso. Questo criminalizza chi pubblica materiale intimo senza il consenso della persona ritratta.

Cyberbullismo: le challenges e le sfide fra la vita e la morte

Oltre al revenge porn, il cyberbullismo ha trovato una via di sfogo anche nella pubblicazione di video di challenges. Cioè sfide di coraggio dove il bullo gira un video alla vittima intenta, sotto costrizione, a compierle. Mettendo a repentaglio la sua vita, con lo scopo di acchiappare una manciata di like o di visualizzazioni e per rendere il video virale. Ciò ha un duplice effetto. Da una parte la vittima costretta a compiere la sfida è consegnato invano ad un pubblico di enormi dimensioni ed esposto ad una gogna mediatica.
Dall’altra parte il contenuto virale rischia di creare un effetto a catena per via del rischio di emulazione che spinge altri utenti a compiere o far compiere la challenge in sé.

I fatti di cronaca sulle vittime delle challenges online hanno reso consapevoli utenti e, per utenti minorenni, genitori rispetto ai rischi che si corrono nell’emularle: nel 2021, per la blackout challenge (sfida estrema di soffocamento in cui bisogna stringere attorno al collo una cintura e resistervi il più a lungo possibile) una bambina di 10 anni è morta asfissiata; simile il caso di un bambino di 9 anni barese il quale, a distanza di qualche mese, è deceduto dopo essersi soffocato con una corda al collo, probabilmente emulando la stessa sfida online.

Cyberbullismo: La Gabbia Strappata e il cyberbullismo come fenomeno ‘’incancellabile’’

Il cyberbullismo tramite i social media è il tema centrale del corto “La Gabbia Strappata”. Realizzato dagli studenti dell’Istituto ‘’Vico-Gagliardi-Umberto I di Ragusa’’, è tratto dal racconto Una millennial che giocava d’azzardo con l’amore di Daniele Cataudella. Il cortometraggio, promosso dall’associazione Noi sull’Aquilone, si è avvalso di alcuni contributi del territorio ibleo, tra i quali significativo appare quello di un’eccellenza nazionale nel campo della cybersecurity originaria proprio di Ragusa, la Ricca IT.

Protagonista è Ines, una studentessa liceale infatuata di Ascanio, tipico ragazzo ribelle considerato da molti come superbo e crudele a causa della sua propensione a proporre sfide a ragazzi vulnerabili, per poi riprenderli con un telefono e infine pubblicarne il video sul web. A costo non solo di mettere in pericolo la vittima della sfida in sé, ma anche di renderlo un fenomeno da baraccone per qualche manciata di like e condivisioni.

Disposta a stare con Ascanio, Ines entra nel suo gruppo aiutandolo a fare scherzi e sfide a qualsiasi studente, umiliandoli e isolandoli dal resto dei compagni. Si ha tensione nel momento in cui una delle amiche più care di Ines, Francesca, tenta il suicidio buttandosi da un ponte in quanto vittima di queste sfide: solo con le sue amiche si salva da quella che sarebbe stata una tragedia, spingendo Ines a riflettere sulle sue azioni e a mettersi nei panni non solo di Francesca, ma anche delle vittime di Ascanio.

Il corto vuole lanciare un messaggio di speranza per coloro i quali si sentono vittime di cyberbullismo: un messaggio che invita i giovani a non cedere alla pesantezza del bullismo, ma a vedere dietro ogni ombra una luce che rende il buio come temporaneo. I momenti negativi sono comuni nella vita di tutti i giorni, ma dietro c’è un barlume di luce da non perdere di vista, affinché gli ostacoli possano sembrare non insormontabili, ma superabili e risolvibili con pazienza.

Rosetta Finocchiaro