Tra uno sciopero e l’altro, la scuola va avanti e, in particolare, ecco i test Invalsi, appuntamento consueto legato all’avvicinarsi della fine dell’anno.
Come è noto, lo sciopero del 5 maggio ha provocato lo slittamento della prima prova di valutazione nazionale, inizialmente prevista proprio in quella giornata. Per i bambini della scuola primaria le prove, quella preliminare di lettura (riservata soltanto ai piccoli della seconda elementare) e quella d’italiano (per seconda e quinta elementare), si sono svolte dunque il giorno dopo lo sciopero, il 6, mentre le prove di matematica per seconda e quinta elementare (cui è toccato anche il questionario dello studente) si sono svolte il 7 maggio. Il 12 maggio – data ancora di uno sciopero, indetto dai Cobas per la scuola secondaria – tocca invece agli studenti di seconda media affrontare la prova di matematica, quella d’italiano e il questionario dello studente. Prossimo step a giugno, per gli studenti di terza media, con la prova di matematica e d’italiano per l’esame di Stato.
Ogni anno c’è polemica per i test Invalsi. In particolare si evidenzia una certa loro rigidità, che ha portato a contestare la “scuola dei quiz”, ma anche il fatto che non terrebbero conto delle condizioni sociali ed economiche degli studenti, finendo così per risultare inutili rispetto al fine di valutazione complessiva del sistema scolastico. Insieme alle polemiche, ogni anno ci sono i “correttivi” avviati dall’Istituto di valutazione per migliorare le procedure e le prove. Molto è stato fatto, tra l’altro, proprio nella direzione di un migliore “approfondimento”, con più spazio lasciato alle capacità di ragionamento degli allievi. Così, ad esempio, il responsabile dell’area prove dell’Istituto, Roberto Ricci, ha spiegato che le prove Invalsi 2015 richiederanno “uno sforzo più individuale degli allievi”. Lo scopo, spiega Ricci, “è rendere le prove sempre più ricche, e quest’anno i test si caratterizzeranno per elementi di sviluppo del ragionamento argomentativo”.
Il motivo “pedagogico” è intuitivo: si tratta infatti di attivare – e cogliere – le abilità logico-argomentative degli allievi e attraverso la capacità di ragionamento tracciare l’acquisizione di competenze. C’è un altro aspetto, però, che fa riflettere e che viene legato a questa “personalizzazione” dei test Invalsi: la necessità di evitare le “fotocopie”, un fenomeno che ha il suo peso e che finisce per contrastare l’obiettivo della valutazione omogenea. L’Istituto, infatti, si è posto il problema di diminuire il più possibile le copiature, i compiti fatti tutti uguali, gli “aiutini” che talvolta vengono dagli stessi professori. Professori ai quali il “manuale del somministratore” elaborato dall’Invalsi suggerisce anche “la migliore risposta da dare a qualunque richiesta di aiuto” degli studenti. Eccola: “Mi dispiace ma non posso rispondere a nessuna domanda. Se ti può essere utile, rileggi le istruzioni e scegli la risposta che ti sembra migliore”. Insomma, cari studenti, rimboccatevi le maniche da soli. Perché così le prove funzionano meglio e anche perché – c’è chi lo fa notare – a scuola bisognerebbe anche imparare ad essere leali e rispettare le regole, mettendo alla prova se stessi – e il sistema – con correttezza, senza imbrogliare. Fa bene ricordarselo.
Alberto Campoleoni