Scuola / Svenire in classe per fame. Finestra su uno scenario sociale inquietante

0
125

È accaduto a Udine: una ragazzina della media non mangiava da due giorni.

I giorni che ci avvicinano alla pausa natalizia portano un paio di notizie che agitano le acque – peraltro mai troppo calme – del mondo della scuola.

La prima, naturalmente, è l’avvicendamento a Viale Trastevere tra Stefania Giannini e Valeria Fedeli. Giannini, dopo il risultato del referendum e la crisi di governo, sembra essere stata tra le poche a “pagare” per la caduta di Renzi. […]

aula-scolasticaUn’altra suggestione per il mondo della scuola viene invece da un fatto di cronaca, avvenuto a Udine, dove una ragazzina di una scuola media è svenuta in classe perché – annotano i media – “non mangiava da due giorni”. Il caso, finito sui giornali, accende i riflettori su una situazione di particolare povertà che – ha spiegato il preside della scuola interessata – non sarebbe nemmeno isolato. Così infatti ha dichiarato ai giornalisti: “Non è la prima volta che capita: di bambini che vivono senza riscaldamento o senza un piatto caldo, o non hanno i soldi per pagare i buoni pasto della mensa ce ne sono anche a Udine, e non solo qualcuno, solo che queste situazioni non vengono quasi mai denunciate”. E ha aggiunto che, proprio la scuola, se ne viene a conoscenza cerca di “dare una mano”, a famiglie e minori. Ma non sempre le situazioni emergono.

Il fatto apre una finestra su uno scenario sociale inquietante. Più ancora, però, fa riflettere su come la scuola possa e debba essere un presidio anche di fronte a situazioni come quella rilevata a Udine. La scuola dell’obbligo, in particolare, si caratterizza tra l’altro per la sua presenza capillare sul territorio e insieme per l’attenzione che deve avere nei confronti di tutti gli allievi in ordine alla promozione sociale. Una scuola attenta – come in realtà spesso succede – è una risorsa preziosissima per la comunità sociale, per le famiglie e i ragazzi. Certo la scuola non può tutto, ma resta un valido sistema di allerta rispetto al corpo sociale, ai bisogni e alle necessità, non solo “culturali”, con la capacità di attivare e mettere in moto meccanismi che poi vanno decisamente oltre gli istituti e le aule. E’ anche questo un motivo per cui dedicarsi alla scuola è una priorità di civiltà per un Paese. Dare risorse e attenzioni alle scuole vuol dire prendersi cura delle generazioni. A 360 gradi.

Alberto Campoleoni

(Fonte: AgenSir)

Print Friendly, PDF & Email