Se l’educazione passa anche attraverso il corpo

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Continua il nostro viaggio nel mondo dell’educazione. I ragazzi ci hanno chiaramente indicato le famiglie come il nucleo da cui vengono/vorrebbero essere educati, mentre tra i docenti il grido si è levato unanime: i media, e la tv commerciale in modo particolare, hanno più di una responsabilità a proposito. Chi di tv commerciale se ne intende è Lorella Zanardo, che nel 2009, assieme a Marco Malfi Chindemi e a Cesare Cantù ha vivisezionato la tv di casa nostra fino ad ottenerne un documentario di 25 minuti, “Il corpo delle donne”, dal quale è stato poi tratto l’omonimo libro, edito da Feltrinelli. Il documentario (visibile anche in rete) è fatto di spezzoni realmente andati in onda, anche se a guardarli sembra incredibile. Dalle prime proiezioni è nata la consapevolezza di dover fare qualcosa, soprattutto per le nuove generazioni: “Il corpo delle donne” è così diventato itinerante. Gira per le scuole d’Italia con il progetto di formazione “Nuovi occhi per la Tv”, perché le ragazze e i ragazzi sappiano guardare con occhio critico quanto viene loro propinato, e acquisiscano consapevolezza della propria dignità di esseri umani, con un corpo da amare e non da esibire.

Crediamo, disponendo del nostro corpo liberamente, di essere realmente libere, mentre in realtà nella maggior parte dei casi riusciamo solo ad essere volontariamente schiave, del potere, dell’ambizione, del compromesso. Siamo tornate ad una concezione manichea per la quale crediamo che corpo e anima possano essere separatamente adoperate senza che l’una venga coinvolta nelle vicende dell’altra? Come se ne esce?

“Di corpo se ne veda molto, ma se ne parla e se ne sa troppo poco. Credo che sia giusto disporre del nostro corpo se lo consociamo, ma la maggior parte dei ragazzi che incontro lo vivono come strumento di potere, di arrampicata sociale. È un fatto terribilmente educativo. Bisogna parlare ai ragazzi della bellezza del corpo, che è molto profonda, un corpo che ci racconta di noi ed è collegato al nostro profondo essere. Non ne faccio un discorso moralista: è giusto che le donne vadano alla scoperta autonoma del loro corpo, ma è anche certo che stare sotto un tavolo in tv non ha nulla di liberatorio. Anche qui è un fatto di educazione”.  

-Nel suo tour per le scuole d’Italia ha notato differenze nell’atteggiamento e nelle riflessioni dei ragazzi a seconda della loro distribuzione geografica?

“Nessuna differenza geografica, se non che in Toscana le istituzioni sono molto più evolute e dunque i ragazzi più curati. Mi hanno colpita i giovani maschi italiani, che  trovo molto più interessanti, emancipati ed europei dei miei coetanei. Sono disposti ad ascoltare i problemi, non li trovano ridicoli o poco importanti”.

-E le ragazze?        

“Dipende, ma appena vengono dati loro strumenti di riflessioni, reagiscono bene, All’inizio sono molto protette, ma poi si lasciano andare”.

-Cosa le dicono i ragazzi? 

“Voi adulti adesso dite che non vanno bene i modelli che ci avete dato’. Non possiamo dire ad una ragazzina ‘non devi seguire un modello che noi ti abbiamo fornito”.

-Non possiamo dare la colpa sempre e solo ai media. I ragazzi dovrebbero essere educati, prima che dalla scuola e dalla tv, dalla vecchia,cara (latitante) famiglia. Nessuna responsabilità per mamma e papà?

“Le famiglie sono responsabili, ma io credo che molto responsabili siano le istituzioni. La televisione, i media, in un paese democratico,devono fare educazione. Abbiamo incontrato migliaia di ragazzi e i risultati sono ottimi. Se avessimo aiuto a livello istituzionale andrebbe meglio, ma questa non è una scusa per non fare, quindi andiamo avanti. Noi combattiamo su due fronti: andiamo direttamente nelle scuole e denunciamo alle istituzioni quanto sta accadendo. Non dobbiamo demordere, quale altra soluzione abbiamo?”

 -Viviamo o no, secondo lei, una “emergenza educativa”?

“Sì, c’è un’emergenza educativa, e se ne stanno accorgendo in pochi, soprattutto sembrano non accorgersene le istituzioni”.

La formatrice Lorella Zanardo

-Il problema educativo riguarda genitori, docenti, formatori. Come si può essere testimoni credibili di un sistema di valori solidi quando tutto intorno spinge in una direzione opposta?

“Bisogna essere coraggiosi e avere perseveranza. Io non penso che il problema sia Berlusconi, Berlusconi è uno dei problemi. Bisogna avere fiducia e le cose cambieranno attraverso un lavoro giornaliero. Noi possiamo essere testimoni di un cambiamento che va condiviso con le persone intorno. Molti si lamentano ma pochi fanno. Quindi servono coraggio, fiducia e molto lavoro”.

-Ma concretamente questo in cosa si traduce?

“Credo che ognuno debba trovarsi uno spazio per affermare la cittadinanza attiva. Il mio ruolo è andare nelle scuole e  parlare ai ragazzi. Non c’è più tempo per lamentarsi. Cosa stiamo aspettando? Anche dopo la grande manifestazione del 13 febbraio a Roma, tutti hanno detto ‘cosa facciamo’? Adesso c’è da fare, ognuno di noi deve rimboccarsi le maniche e darsi da fare”.

-Le adolescenti dicono di stimare Ruby perché “è furba”, “si è sistemata”, “si è saputa vendere”. Come si fa capire ad una ragazzina che deve avere rispetto per se stessa quando intorno vede che chi si vende alla fine è vincente, riesce?

“Non c’è nulla da far capire se non siamo noi per primi a comportarci diversamente. Quello che oggi stiamo vedendo in politica è quello che abbiamo insegnato attraverso i media, è ciò che è stato trasmesso, e assorbito, da 30 anni a questa parte in tv. Dobbiamo dare un esempio diverso. Non ho nulla da dire, noi adulti dobbiamo assumerci le nostre responsabilità e lavorare perché i media siano educativi, a quel punto potremo dire qualcosa”.