Ambiente / Seabin, innovativo cestino nel mare

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Seabin è un cestino che, posizionato sulla superficie del mare, riesce a raccogliere fino a 500 kg di rifiuti annui. Potrebbe essere una buona arma contro l’inquinamento delle acque, che ogni anno va sempre più ad aumentare. Di questo passo, si prevede che nel 2050 ci saranno più rifiuti in plastica che pesci negli oceani.

Seabin, un cestino nel mare / Metodi di pulizia delle acque 

Sono state implementate diverse soluzioni per risolvere l’inquinamento marino. Le trash boats, ad esempio, sono imbarcazioni che navigano intorno ai porti raccogliendo la spazzatura galleggiante tramite reti integrate alle imbarcazioni. Risulta però essere un metodo piuttosto costoso e non pienamente efficace. Un altro sistema è quello della la raccolta manuale svolta da addetti nel porto che raccolgono tramite reti la spazzatura accumulatasi in quelle aree. Non è una metodologia molto efficiente poiché si agisce solo su rifiuti visibili e non sulle microplastiche, oltre a necessitare di un grande impiego di tempo da parte del personale portuale.

Seabin, un cestino nel mare / L’idea di due surfisti australiani

Un’idea innovativa è il progetto Seabin, nato nel 2012 dall’allora trentottenne Andrew Turton, impiegato nel settore nautico e da Pete Ceglinski, trentacinquenne ex designer di prodotto e costruttore di barche. I due surfisti hanno deciso di lasciare i rispettivi lavori dedicandosi a sviluppare Seabin, un “cestino” in grado di raccogliere rifiuti, oli, combustibili e detergenti galleggianti. Il progetto nasce da una semplice riflessione “Se possiamo avere i cestini per la spazzatura sulla terra ferma, possiamo averli anche nel mare”.

mare - seabin - rifiuti

Gli uomini, durante le loro attività di surf in Indonesia, ma anche nel Mediterraneo, si sono resi conto della quantità di rifiuti plastici che li circondavano e che con gli anni andava ad aumentare. Hanno notato in prima persona quanto sia devastante la portata del problema, ma si sono accorti anche di come possa diventare una risorsa. E’ possibile raccogliere la plastica per poi riciclarla, il chè comporta meno emissioni di CO2 rispetto all’impiego di plastica vergine. Così, nel 2014, in seguito ad una campagna di crowdfunding grazie alla quale i due australiani ottengono oltre 260mila dollari, il progetto vede la luce. Il cestino Seabin V5 è stato sperimentato nei porti europei e statunitensi per poi essere lanciato sul mercato a fine 2017. Fino ad oggi, questa invenzione ad alta sostenibilità ambientale ha ricevuto richieste per più di 6mila unità da 77 paesi differenti.

Seabin, un cestino nel mare / Come funziona?

Ogni cestino può catturare circa 1,5 kg di detriti al giorno, corrispondenti a 500 kg annui. E’ possibile intrappolare anche le microplastiche (2-5 mm di diametro) e persino le microfibre (a partire da 0,3 mm di grandezza). Seabin può contenere fino a un massimo di 20kg e quando la borsa è piena, può essere facilmente svuotato e pulito da chiunque. L’efficienza di questi cestini marini dipende anche dalla loro sede di collocazione. I punti strategici sono quelle zone di accumulo dei rifiuti che si creano naturalmente per effetto delle correnti marine. Il dispositivo non può essere installato in mare aperto perché necessita di un collegamento elettrico, ma è comunque sorprendentemente efficace nei porti, dove si accumula una gran quantità di rifiuti.

Il dispositivo viene posizionato nell’acqua con la parte superiore al livello della superficie, convogliando i detriti direttamente al suo interno. Durante questo processo l’acqua scorre attraverso la pompa collegata alla base di ogni unità che è capace di trattare ogni ora 25.000 litri di acqua marina per poi gettarla nuovamente al suo esterno. Un Seabin può funzionare 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, quindi è capace di rimuovere molta più spazzatura di una persona con una rete per la raccolta. Richiede inoltre pochissima manutenzione ed è molto economico (il costo da sostenere è di 15-20 mila euro tutto incluso). Di sicuro non può bastare un “cestino mangiaplastica” per sconfiggere il possente inquinamento dei nostri oceani. Sicuramente, però, è già un metodo più che valido per svolgere buona parte del lavoro.

Seabin, un cestino nel mare / L’utilizzo in Italia

Anche in Italia il dispositivo ha trovato una discreta accoglienza. LifeGate tramite il progetto PlasticLess sostiene decine di amministrazioni che si impegnano a ridurre l’inquinamento in mare con l’installazione di nuovi Seabin. La campagna cerca anche di diffondere la consapevolezza sul tema e promuovere buone pratiche. Ha inizio nel 2019, con l’installazione di un primo Seabin a Genova presso la Marina di Sestri Ponente. Questo dispositivo in un solo anno ha raggiunto un ottimo risultato, avendo raccolto ben 1.700 chilogrammi di rifiuti.

 seabin-mare-plastica

Il cestino di più recente installazione è stato posizionato il 7 giugno 2023, nella settimana della giornata mondiale dell’ambiente e di quella degli oceani, presso l’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, per iniziativa della Saipem, che contribuisce al progetto di LifeGate. Il numero di questi apparecchi sul territorio italiano raggiunge quindi, ad oggi, le 46 unità, a fronte degli oltre 800 Seabin in funzione in tutto il mondo (i quali hanno già raccolto una tonnellata di rifiuti). Anche organizzazioni no profit di alto profilo utilizzano questo dispositivo. Il loro obiettivo è quello di ottenere dati in tempo reale sulla quantità di detriti galleggianti che ci sono nelle nostre acque e portare avanti la ricerca in quest’ambito.

                                                                                     Maria Maddalena La Ferla

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