Seminario di studio CEI / Intervista a mons. Giuliodori: la fede riconduce alla centralità delle relazioni

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giuliodoriIntervista con  monsignor Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali: “Bisogna avere uno sguardo positivo e fiducioso sulla realtà perché, nonostante gli elementi di evidente criticità, individuati nel relativismo e nella frantumazione del tessuto umano, c’è la tensione vitale che le persone e le società hanno verso un recupero di elementi costitutivi dell’esistenza, tra i quali spicca la domanda religiosa”

Un seminario di studio per scandagliare i temi degli Orientamenti pastorali del decennio, “Educare alla vita buona del Vangelo”, e per preparare il Convegno ecclesiale di Firenze del 2015, “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. L’ha organizzato a Roma, dal 21 al 22 ottobre, la Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali. “Fede, cultura, educazione” il titolo dell’incontro che ha coinvolto studiosi di diverse discipline (scientifica, pedagogica, filosofica, comunicativa, teologica), con alcuni interrogativi di fondo: c’è spazio per la verità della fede in un tempo di relativismo? Quali sfide per la fede dalla cultura scientista e tecnocratica? Come educare alla fede di fronte alla frantumazione dell’umano? Introducendo i lavori monsignor Mariano Crociata, segretario generale della Cei, ha indicato nell’“alleanza” e nel “dialogo” due istanze, “attestate rispettivamente da un lato nei nostri Orientamenti pastorali e dall’altro nel magistero di papa Francesco”, con cui “abbiamo bisogno di misurarci”. A conclusione dell’incontro abbiamo chiesto a monsignor Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali, alcuni spunti tratti dalle varie riflessioni.
Eccellenza, nel seminario di studio si è parlato di sfide poste dai paradigmi culturali e scientifici attuali alla fede. Quali sono?
“La fede è un’esperienza profondamente radicata nell’uomo in quanto tale. Nel suo cuore c’è un insopprimibile desiderio di trascendenza. E anche oggi tale desiderio è tutt’altro che scomparso. Nello stesso tempo, però, la fede sembra essere assediata dai miti della ricerca scientifica e del potere tecnologico, che tendono a marginalizzarla come aspetto strettamente individuale o, addirittura, come dimensione superflua del vivere, incapace di dare risposte concrete ai bisogni dell’uomo. Invece, la fede – come è emerso dal seminario – non è alternativa alla scienza, alla tecnica, ai processi di sviluppo. Anzi, ne costituisce la migliore garanzia: proprio perché conserva una visione integrale dell’esperienza umana, garantisce la valorizzazione di tutte le sue facoltà. In modo speciale consente di non perdere di vista la sua apertura all’Assoluto che significa creatività, passione per ciò che è bello, buono e vero. La fede consente all’uomo di non restare disorientato di fronte alle sfide del nostro tempo”.
Rovesciando la prospettiva, quali provocazioni lancia la fede alla cultura contemporanea?
“La fede aiuta a non cadere preda del relativismo nella visione della cose e della frantumazione dell’esperienza umana, esiti di una parcellizzazione del sapere e di un’assolutizzazione di alcuni aspetti del vivere umano (economico, tecnico, scientifico, emotivo…). Fenomeni che registriamo quotidianamente nel vissuto delle persone, così come nei sistemi sociali e istituzionali. In questo senso la fede può, senz’altro, incidere in maniera profonda sull’esperienza umana, riconducendola alla centralità delle relazioni, a partire da quella con Dio per innervare poi tutti i rapporti umani, soprattutto quelli familiari”.
Un aiuto viene dal magistero di Papa Francesco.
“Certamente. Il grande orizzonte che Papa Francesco sta tracciando per la Chiesa e per l’umanità intera, infatti, è quello di recuperare lo spessore delle relazioni. Se si analizza la ‘Lumen fidei’, emerge che la fede è declinata con l’esperienza dell’amore che la persona vive in relazione a Dio e ai fratelli. La fede è concreta verifica del senso della vita come relazione d’amore. Questo aspetto ha una ricaduta fortissima sull’ambito educativo, perché significa che non si può educare se non dentro relazioni autentiche e intense di amore, che la fede non può essere trasmessa al di fuori di una realtà di legami e di relazioni. Ciò costituisce per il cammino della Chiesa italiana un incentivo a ripensare alcune dinamiche: il grande impegno nella catechesi, nella vita liturgica e sacramentale, nell’ambito caritativo, dovrà essere sempre più declinato con relazioni autentiche di comunione, condivisione, fraternità, partecipazione, con l’attenzione preferenziale per le situazioni di periferia, come ci ricorda il Papa”.
In questo orizzonte quale può essere il contributo dei mass media? E di quelli cattolici, in particolare?
“Oggi viviamo nell’epoca dei media. Se l’elemento decisivo è la relazione, dobbiamo tener ben presente che i media, soprattutto i nuovi social-media, hanno una grandissima incidenza nel determinare la qualità, i modelli, le prospettive delle relazioni. Compito dei media cattolici, in particolare, è coltivare, custodire e promuovere una comunicazione che sia sempre in grado di favorire e far crescere relazioni autentiche tra le persone, quindi legami di fiducia, rispetto, riconoscimento delle peculiarità e delle caratteristiche che possono poi contribuire al bene sia personale sia sociale”.
In definitiva, guardando agli Orientamenti pastorali e al Convegno di Firenze, quali indicazioni e piste di lavoro?
“Senz’altro bisogna avere uno sguardo positivo e fiducioso sulla realtà perché, nonostante gli elementi di evidente criticità, individuati nel relativismo e nella frantumazione del tessuto umano, c’è la tensione vitale che le persone e le società hanno verso un recupero di elementi costitutivi dell’esistenza, tra i quali spicca la domanda religiosa. In questo senso si percepisce nelle pieghe della società, nei circuiti scientifici, nel dibattito culturale, il desiderio di ritrovare il punto focale dell’esperienza umana. È per questo che l’inesauribile novità di vita che ci viene donata in Gesù Cristo rappresenta la principale risorsa per proporre il nuovo umanesimo”.

                                                                                                                                                                          Vincenzo Corrado

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