Sentenza e diritto naturale / Per il Tribunale di Livorno si nasce ancora uomo o donna

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Scala monumentale tribunale di Livorno

Per il Tribunale di Livorno si nasce uomo o donna. Abbiamo ancora sentenze basate sul Diritto Naturale oltre che sul buonsenso. Ciò che dovrebbe essere scontato, fa oggi notizia. Ci riferiamo alla questione se una disforia di genere rappresentata da chi asserisca di identificarsi col sesso opposto a quello congenito o persino con un terzo genere non meglio identificato, possa implicare il riconoscimento legale di un mutamento di sesso o addirittura l’attribuzione di un terzo genere, neutro.
Non volendosi indulgere in valutazioni forse pure irridenti, che rimandano alla lingua latina per cui il genere neutro è per animali e cose, restiamo al tema con la serietà che suggerisce e impone. E che come si ricorderà, è stato vagliato in termini denegativi, ma non assoluti e di principio, dalla Corte Costituzionale nella sentenza n.143 del 23 luglio (nostro articolo del 4 agosto).

Se nella pronuncia la Consulta aveva rigettato la questione proposta da un giudice bolzanino per il riconoscimento di un terzo genere neutro, si era però ancorata la decisione non a stilemi costituzionali inderogabili, ma a una difficoltà sistematica nel riordino di un novero di leggi ordinarie in varie materie, che si renderebbe necessario.
In altri termini, salva la buona volontà del legislatore che ne avesse voglia e tempo; facendo intendere di non essere a priori contraria.
In controtendenza ai primi timidi accenni di non chiusura della Consulta, si è posto il Tribunale di Livorno con sentenza con motivazioni rese il 20 ottobre. Per certi versi la prima in materia dopo quella della Corte, con cui il Collegio, se pur in via incidentale, ha frenato i possibili accenni di apertura sulla rilevanza del come sentirsi e del come apparire.

Palazzo De Larderel sede del Tribunale di Livorno
Palazzo De Larderel, sede del Tribunale di Livorno

La sentenza del tribunale di Livorno

I Giudici livornesi hanno negato la richiesta di annullamento di un matrimonio senza figli, di un uomo che aveva scoperto dopo 18 anni che la moglie non fosse nata donna, ma invece sottopostasi al cambio di sesso (consentito dalla legge italiana) prima del loro incontro, senza però mai rivelarglielo. Circostanza questa invece contestata da controparte.
Il Tribunale ha sancito che ciò non può giustificare l’annullamento, ma un eventuale divorzio.

Esulando il destino di questo nucleo familiare dalla nostra riflessione odierna, ciò che più conta ai nostri fini sono le motivazioni addotte a suffragio del diniego. A prescindere se dal vaglio sull’errore sull’identità del coniuge possa conseguire un annullamento o un divorzio. Esse muovono dall’assunto che la procedura di rettifica di attribuzione di sesso, per persone affette da disforia di genere, non rappresenta e non dà luogo a un reale cambio di identità; bensì è solo uno strumento reso disponibile dall’ordinamento per adeguare l’identità della persona al suo nuovo aspetto esteriore.

Si è uomo o donna di nascita

Per cui il cambio di sesso, per quanto consentito dalla legge, implica una modifica, se pur anatomica, solo aspettuale, quindi solo esteriore. In buona sostanza: ciò che si è, maschio o femmina, non è ciò che si sente e neppure ciò che è frutto di operazioni, ma ciò che si nasce. Uomo o donna. E tali si resta in ogni caso!

Particolare Scala monumentale tribunale Livrono
Particolare della Scala Monumentale del tribunale di Livorno

Inevitabile che da ciò insorgano polemiche molto accese soprattutto se, a differenza di come finora evidenziato da gran parte dei mezzi d’informazione, non ci si limiti all’esito della causa solo per il profilo della rilevanza o meno, della conoscibilità dei trascorsi del coniuge. Ma si colgano e si approfondiscano i motivi a monte della sentenza, dalla ben più ampia portata.

Naturalmente sul tema, ferma e indefettibile la riflessione, anche recente, da parte della Dottrina Sociale della Chiesa, nel riferimento al Genesi, che ci insegna che per la sua origine divina, l’uomo è creato maschio e femmina. Con una posizione forte e precisa del Magistero, nell’elaborazione di un’antropologia biblica e cristologica, già nella Costituzione pastorale Gaudium et spes e nell’Esortazione apostolica Christifideles laici. E particolare deferenza alla figura femminile nella sequela di Maria, nella Redemptoris mater di S.Giovanni Paolo II.
Nel confronto su tali temi etici auspichiamo nuovi interventi e contributi dai cultori della Dottrina sociale della Chiesa.

Giuseppe Longo