La 46ª Settimana Sociale non è rimasta un evento isolato, ma s’inserisce in “un cammino che continua”. Così, infatti, s’intitola il documento conclusivo presentato a Roma venerdì 11 marzo. Il SIR ne parla con Edoardo Patriarca, segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali dei cattolici italiani.
Il cammino a cui fa riferimento il documento è cominciato ben prima di Reggio Calabria: cosa resta oggi di quel percorso compiuto in preparazione alla Settimana Sociale?
“Innanzitutto c’è questo documento, che riprende le riflessioni emerse durante la preparazione della Settimana Sociale e poi sviluppate nelle assemblee tematiche. Ora la prosecuzione di quel cammino è affidata alle diocesi e alle aggregazioni laicali: vorremmo che lo stile di condivisione ed elaborazione di un’‘agenda’ sperimentato in vista della Settimana porti fermento sul territorio”.
Dopo l’evento quella “forza della speranza” vista nel “lungo e ricco cammino di preparazione” è rimasta viva, si è accresciuta o – viceversa – è andata scemando?
“I segnali che ci giungono sono estremamente interessanti e lasciano ben sperare. Molte sono le diocesi che stanno sperimentando forme laboratoriali, mostrando come sia ben vivo il desiderio di affrontare temi della vita sociale, economica e politica. Altro elemento positivo è il moltiplicarsi dei corsi sulla dottrina sociale della Chiesa e un rinnovato interesse verso la politica, declinando i principi in proposte concrete. Non da ultimo, va ricordato l’impegno della Pastorale sociale e di quella giovanile”.
Tra gli snodi cruciali dell’appuntamento di Reggio Calabria vi è stato l’investimento sui giovani. Ad essi – si legge nel documento conclusivo – “deve essere riconosciuta l’opportunità di assumente ruoli di responsabilità e di reale protagonismo”. Concretamente, come declinare questa esortazione nella Chiesa e nella società?
“La presenza dei giovani a Reggio Calabria è stata la cifra – non solo numerica – e uno dei motivi di successo di questo appuntamento. Nel documento sono state declinate le questioni che maggiormente li coinvolgono, chiamando in causa la società civile, ma prima ancora la comunità cristiana. Ricordiamo la forte richiesta di agevolazioni fiscali per le imprese che assumono con contratti stabili, la lotta al lavoro sommerso, la domanda di valorizzazione del merito, il forte richiamo sulle professioni per superare quel ‘collo di bottiglia’ attualmente rappresentato dalle dinamiche per l’accesso, il servizio civile come esperienza preziosa di cittadinanza attiva, l’invito a favorire esperienze di mobilità in Europa…”.
E per quanto riguarda l’impegno politico?
“Quella ‘nuova generazione’ a cui il Papa e il card. Bagnasco hanno più volte fatto appello si è vista: va soltanto aiutata ad esprimersi, sostenuta e accompagnata. È giunto il tempo in cui, anche da parte della Chiesa, si riconoscano le vocazioni alla politica, dando loro dignità e importanza”.
Nel documento si parla della “questione antropologica” come “cuore della questione sociale”. In che senso?
“Il ‘modello agenda’ non può che partire da quel fondamento antropologico che illumina il magistero sociale. Se non si rimettono al centro i diritti inalienabili dell’essere umano qualsiasi presenza dei cattolici rischia di essere fragile”.
Nel testo chiedete di “salvaguardare la democrazia”, con “una maggiore democrazia nei partiti” e “la revisione della legge elettorale”. In che modo va raccolto questo vostro appello?
“Da Reggio Calabria innanzitutto giunge un richiamo al valore attuale e prezioso della nostra Costituzione, verso la quale esprimere vigilanza sociale e spirito di fedeltà. Ciò non significa, tuttavia, che non si possano apportare dei cambiamenti laddove se ne ravvisi la necessità. I processi di riforma e il federalismo non spaventano i cattolici, ma li spingono a stare nel tempo, facendo sì che questa democrazia che appare sempre più stanca ritrovi le sue fonti e le sue ragioni. Mi preme sottolineare, in particolare, la richiesta fatta dai giovani di una democrazia interna ai partiti, prevedendo addirittura una legge che sviluppi quanto già previsto dalla Carta costituzionale. È una richiesta puntuale e importante sulla quale i partiti, per loro natura cuore pulsante di una democrazia partecipativa e trasparente, devono interrogarsi”.
Ad alcuni mesi di distanza dall’evento, quale rilevanza ha assunto la scelta del Sud come teatro di questa 46ª Settimana Sociale?
“Questa scelta è stata un ulteriore quanto inaspettato segno di speranza. Proprio nei mesi precedenti alla Settimana Sociale i vescovi italiani hanno pubblicato il documento ‘Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno’ e il Papa è stato a Palermo. C’è stato cioè un concentrato di attenzione della Chiesa verso il Sud che mai avremmo immaginato. E dalla Settimana Sociale ci rimane il ricordo di un ‘altro’ Sud rispetto a quello delle cronache quotidiane, fatto di bravi imprenditori, persone oneste, con una grande passione civile e politica e un grande desiderio di riscatto”.
a cura di Francesco Rossi