Giovani e spopolamento / La riflessione di Stefano Figuera, presidente del MEIC di Acireale

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Stefano Figuera è il presidente del gruppo MEIC di Acireale che ha concorso a organizzare nella città dei cento campanili l’evento intitolato “Giovani, migrazione, spopolamento in una Sicilia che cambia”.  Ne pubblichiamo la riflessione con la quale ha introdotto l’iniziativa, lo scorso 15 aprile.

Su proposta del gruppo di Acireale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, la nostra Diocesi, la Fondazione Migrantes e la Voce dell’Jonio si è organizzato insieme al Liceo Classico “Gulli e Pennisi”, che gentilmente ci ospita, il suddetto evento. Il Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale è una associazione di cristiani laici che si propongono di contribuire al fine generale apostolico della Chiesa, per cooperare nello spirito evangelico alla maturazione della coscienza civile. A tal fine esso realizza un’esperienza ecclesiale che è, tra l’altro, orientata all’impegno culturale di ricerca e di discernimento critico, nonché di attenzione alle istanze socialmente più rilevanti, per collaborare a una mediazione coerente tra fede e storia.

Acireale / Figuera, presidente del MEIC: spopolamento e migrazione dei giovani

Le crisi, che siano esse di carattere sociale, economico, sanitario, per la loro specificità impongono un momento di riflessione critica e dunque di discernimento. Quelle, seppur diversamente originate, che negli ultimi anni hanno colpito l’economia italiana si sono caratterizzate per aver inciso sul sistema socio-economico con diversa intensità. Più particolarmente, la recente crisi pandemica ha ampliato il divario in termini di reddito e di ricchezza tra le diverse fasce della popolazione e tra le diverse aree geografiche, stimolando la mobilità tra queste ultime.

Sicilia / I dati dell’ISTAT sono allarmanti

Il tema dello spopolamento e della migrazione giovanile continua ad essere di grande attualità. Si rivela ora particolarmente grave, così che non appare esagerato parlare di una vera e propria emorragia di preziose risorse umane che lasciano la Sicilia. I recenti dati dell’ISTAT confermano, con riferimento al contesto siciliano, la rilevanza del movimento migratorio interno. Finite le restrizioni agli spostamenti interni legate alla emergenza pandemica, si è tornati ai livelli del 2019.

I dati siciliani sono allarmanti. La Sicilia registra un deflusso pari al 3,6 per mille residenti (contro un dato delle Isole del 2,8). Tra le province siciliane si va da un -7,6 e un -6,1 per mille rispettivamente di Caltanissetta ed Enna al -2,2 di Siracusa. Catania registra un deflusso verso altre aree interne del 2,8 per mille. A livello siciliano, se si considera che il tasso migratorio estero è positivo e pari al 2,5 per mille si giunge, tenuto conto di trasferimenti per altri motivi, a un -1,8 per mille.

Acireale / Figuera, presidente MEIC: spopolamento e migrazione dei giovani, tra riflessione e speranza

Figuera Stefano MEIC

Nei due incontri, quello di oggi e quello del 6 maggio, l’attenzione si concentrerà su differenti profili del problema. Mentre il secondo sarà dedicato alla condivisione di segni di speranza, quello odierno oltre che all’ascolto e al confronto è dedicato alla riflessione. Mi siano consentite, proprio a quest’ultimo riguardo, tre telegrafiche notazioni dalla mia prospettiva che è quella di chi per professione si occupa di fatti economici.

1) Sviluppo del territorio

 Lo sviluppo di un territorio dipende dalle persone che in esso abitano e dal loro bagaglio di conoscenze. I territori maggiormente dotati di capitale umano sono più dinamici e innovativi, conoscono più elevati tassi di crescita economica, diventando più attrattivi. Ne deriva che i flussi migratori dai territori poveri e deboli a quelli ricchi e forti tendono sempre più ad accrescersi. Finendo così, per generare circoli che se sono viziosi per i primi sono virtuosi per i secondi e che occorre a tutti i costi spezzare.

2) Investimenti

 Dato che lo sviluppo delle aree deboli, come sono la maggior parte di quelle del Mezzogiorno, richiede un significativo intervento pubblico, è necessario che le opportunità offerte dalle politiche espansive in questi anni avviate dall’Unione Europea vengano adeguatamente valorizzate. Ricade sul soggetto pubblico l’obbligo sia di una politica di investimenti che, nel Mezzogiorno e in Sicilia, aumenti la dotazione infrastrutturale e favorisca lo sviluppo dei settori emergenti sia di un’azione che stimoli le imprese verso scelte d’investimento che ne aumentino la produttività, evitando di fondare la loro competitività sulla compressione salariale.

3) Invito alla comunità civile

Infine, e qui l’invito è rivolto alla comunità civile e in particolare ai nostri giovani amici delle ultime classi che hanno modo di dare il loro contributo alla vita politica, occorre avviare processi volti a responsabilizzare la classe politica, ai diversi livelli, in merito alle scelte che devono essere prese al fine di contrastare il fenomeno della migrazione giovanile e dello spopolamento. Non può non chiedersi conto, ad esempio, alla classe politica, anche locale, delle modalità di utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nei diversi ambiti, specie in quello della formazione scolastica e universitaria.

Giovani, migrazione, spopolamento in una Sicilia che cambia: i dati ISTAT

Secondo i dati ISTAT, “La popolazione cala ancora ma non al livello del biennio 2020-21. Aumentano gli stranieri”, 7 aprile 2023. “Nel 2022 i movimenti migratori tornano ai livelli pre-pandemia. I trasferimenti, interni e per l’estero, risultano in crescita. Questo sia rispetto al 2021 sia, soprattutto, al 2020, quando le restrizioni dovute alla diffusione del virus Covid-19 avevano portato a un crollo degli spostamenti. Nel 2022 si sono verificati 1 milione 484mila trasferimenti interni. Dunque, il 4% in più rispetto all’anno precedente e ben il 10% in più rispetto al 2020. Si torna così ai livelli del 2019, quando i trasferimenti erano stati 1 milione 485mila” (ibidem, p. 7).

Stefano Figuera

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