L’attenzione della scienza della politica si è spostata, da alcuni anni, sui gruppi di pressione perché in Italia, venuto meno il ruolo di filtro delle istanze sociali assunto dai partiti nella Prima Repubblica, le nostre istituzioni sono state assediate direttamente dagli interessi di ordini, categorie ed imprese, le cosiddette lobby. Un autorevole esponente di questo filone di studi è l’acese Santo Primavera, giurista e ricercatore con all’attivo due pubblicazioni, “E’ la lobby, bellezza”e “Lobbying.net”, e che si appresta a presentare la terza, anch’essa per Bonanno Editore, “La Sicilia sotto pressione- Il lobbying nel processo legislativo regionale” venerdi 20 luglio, alle 18.30 nei locali dell’Albergo Maugeri. La sua attenta analisi ci dimostra come anche in Sicilia assistiamo, ignari,alla degenerazione delle attività di intermediazione e lobbying, che, se regolamentate, impedirebbero il proliferare di influenze improprie volte ad offrire vantaggi indebiti a chi le esercita.
– Perché si occupa delle lobby?
“Non possiamo capire i motivi di un provvedimento se non conosciamo i retroscena che hanno prodotto tale decisione, perché in ogni atto c’è sempre chi difende qualcosa per un’utilità “politica”. Nelle mie analisi spiego le dinamiche del processo decisionale, in cui le lobby, oggi, hanno un ruolo di predominanza”.
– Quali casi ha analizzato occupandosi della Regione Sicilia?
“L’Associazione delle Cliniche Private, in occasione della riforma sanitaria del Governo Lombardo, è, prima scesa in piazza contro il disegno di legge e poi, una volta modificato in commissione all’ARS, ha addirittura lodato l’azione del Governo. In pochi sanno come la lobby della sanità privata in Sicilia trovi i suoi bravi lobbisti fra molti degli stessi deputati, in quanto, spesso, titolari indiretti delle stesse cliniche siciliane. La stessa cosa per la formazione professionale. In questi casi si tutelano sia gli interessi economici che le clientele elettorali.
– Nel libro, quale soluzione propone per contrastare questi conflitti d’interesse?
“Lo Statuto Siciliano, nell’art.12, sancisce il principio della partecipazione degli interessi , ma nelle norme attuative manca una regolamentazione-trasparenza dei rapporti fra decisori e portatori d’interessi. Affinché i siciliani sappiano perché si sceglie una soluzione piuttosto che un’altra, bisognerebbe introdurre la motivazione dei provvedimenti legislativi, così come avviene per gli atti comunitari; l’obbligo della rendicontazione dei finanziamenti diretti e indiretti ricevuti nel corso della legislatura; la stesura di un registro per chi rappresenta gli interessi presso l’ARS e il Governo, depositando annualmente una relazione sull’attività svolta; ferree sanzioni in caso di inadempienze”.
Chiara Principato