Pantelleria / Rinvenute 300 anfore puniche sotto il mare

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Sono state rinvenute oltre 300 anfore puniche nei fondali del mare di Pantelleria. Si trovavano a 130 metri sotto il livello del mare vicino al porticciolo di Gadir. Un team di esperti ha organizzato le immersioni e si sta tutt’ora occupando di analizzare i reperti. Si tratta di una scoperta che mette in luce una storia che ha radici antichissime e che, grazie al progetto “Pantelleria 2022”, riuscirà a dare delle risposte riguardo le guerre puniche in Sicilia. Settimana di straordinaria grazia archeologica dunque per il nostro Paese, che proprio in questi giorni guarda strabiliato al ritrovamento delle statue etrusche in perfetto stato di conservazione a San Casciano dei Bagni, nel senese.

Pantelleria / Il ritrovamento come testimonianza dal passato

Ritorna alla luce dai fondali panteschi un tesoro che dimostra come la nostra Isola e soprattutto i nostri mari siano stati il fulcro di molte importanti attività nella storia antica. Il tesoro rinvenuto dimostra ancora una volta quanto fosse importante il mare siciliano per le rotte marittime che collegavano gli antichi popoli del Mediterraneo. Un team di sette sommozzatori della SDSS (Society for Documentation of Submerged Sites) ha effettuato le immersioni nell’ambito del progetto “Pantelleria 2022“. La SDSS è un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro fondata nel 1999 e la sua missione è studiare, ricercare, diffondere e salvaguardare il patrimonio culturale, biologico e ambientale subacqueo italiano. Il coordinamento scientifico delle immersioni è stato assicurato dalla Soprintendenza al Mare della Regione Siciliana.

Il gruppo ha trovato una distesa di anfore lunga 400 metri che copriva il sito archeologico. Francesco Spaggiari e Fabio Leonardi, due subacquei, hanno in realtà già trovato il giacimento per la prima volta nel 2011. La SDSS, guidata da Mario Arena, ha ora dimostrato l’esatta consistenza del ritrovamento documentando la significativa concentrazione di anfore puniche attraverso fotografie e video. Il soprintendente del Mare, Ferdinando Maurici, dichiara “Siamo solo all’inizio di una campagna di rilievo e documentazione che certamente svelerà importanti tracce del passato”. La sponda nord di Pantelleria ha restituito preziose testimonianze riguardo la rotta e la frequentazione dell’isola nei tempi antichi. Grazie alla collaborazione con professionisti sono riusciti a raggiungere ottimi risultati nello studio della Battaglia delle Egadi.

Anfore / La tecnologia dietro al ritrovamento

Durante le immersioni hanno effettuato operazioni di documentazione videofotografica e rilievi, nello specifico stanno creando una fotogrammetria tridimensionale ad alta risoluzione che si trova attualmente in fase di elaborazione. La consistenza complessiva del sito archeologico, così come la varietà delle anfore e la loro distribuzione, potranno essere studiate attraverso questa indagine approfondita. Da una prima analisi, le anfore si possono suddividere in cinque categorie tutte risalenti al periodo punico. Nonostante gli anni e gli effetti corrosivi del mare, la maggior parte sono in buone condizioni e meno di un terzo dei reperti trovati durante la ricognizione sembrano essere fratturati, secondo una stima iniziale.

La tutela del patrimonio storico-archeologico della nostra Isola è il principale obiettivo della Regione e i tesori sommersi ne costituiscono una parte cospicua e peculiare. Le operazioni appena concluse a Pantelleria rafforzano le collaborazioni internazionali e confermano l’importanza del lavoro di ricerca, studio, tutela e valorizzazione che la Soprintendenza del Mare porta avanti ormai da circa vent’anni nei fondali siciliani“, afferma Franco Fazio, dirigente generale del dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità siciliana.

Pantelleria / I ritrovamenti precedenti della stessa zona

Durante la missione, il metal detector ha individuato alcuni oggetti relativi alla scoperta del 2011 a Cala Tramontana, dove hanno trovato e recuperato un tesoro contenente circa 4.000 monete puniche a una profondità di circa 20 metri. In particolare, hanno trovato: 11 chiodi di bronzo di una barca naufragata nello stesso tratto di mare; 26 anelli di piombo facenti parte della dotazione della stessa barca, alcuni frammenti di metallo e altri di ceramica. Sempre a Cala Tramontana, l’anno scorso hanno trovato 40 monete della stessa tipologia, altri chiodi, materiale ceramico e anelli di piombo.

Secondo alcune teorie, queste monete dovevano appartenere ai soldati cartaginesi o ai mercenari durante la prima guerra punica. Gli oggetti recuperati sono stati inviati al laboratorio di primo intervento della Soprintendenza del Mare di Palermo per ulteriori ricerche e analisi. Da alcuni anni l’SDSS collabora con la Regione, in particolare per individuare e recuperare reperti provenienti dall’isola di Levanzo relativi alla Battaglia delle Egadi.

Milena Landriscina

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