Tra i moltissimi siciliani emigrati in Argentina agli inizi del ‘900, colui che ha lasciato un importante patrimonio artistico nel mondo dell’architettura è Francesco Salamone. Si tratta di un siciliano naturalizzato argentino, partito a soli quattro anni dall’isola per approdare nel Nuovo continente insieme alla famiglia. Salamone è ricordato oggi, in Argentina come nel resto d’Europa, per aver costruito più di sessanta edifici nella città di Buenos Aires. Il suo lavoro è rimasto in eredità ai posteri e tutt’oggi i suoi progetti circolano nelle facoltà di Ingegneria ed Architettura più prestigiose del mondo. Ricordare che la Sicilia sia stata la prima culla di Salamone è un fatto di orgoglio ineludibile.
Siciliani in Argentina / La biografia di Francesco Salamone
Nato nel comune di Leonforte (Sicilia), Francesco Salamone era uno dei cinque figli nati dall’architetto Salvatore Salamone e Antonia D’Anna. Arrivò in Argentina insieme alla sua famiglia tra il 1903 ed il 1906. Decise di seguire le orme del padre nel settore delle costruzioni ed entrò a far parte della Scuola Otto Krause di Buenos Aires, dove si diplomò con il titolo di capomastro. Successivamente intraprese gli studi all’Università Nazionale di “La Plata” e poi all’Università di Cordoba, dove si laureò nel 1920 con i titoli si architetto ed ingegnere civile. Si occupò brevemente di politica nel 1923. Nel 1928 sposò Adolfina Vlieghe de Croft, austriaca dalla quale ebbe quattro figli: Richard, Robert, Anna Maria e Stella Maris.
Siciliani in Argentina / L’inizio della carriera di Francesco Salamone
Il primo lavoro di Francesco Salamone come architetto ed ingegnere risale al 1920 e fu realizzato nella provincia di Cordoba. Nel 1934 iniziò dei lavori nella città di Las Varillas, terminati due anni dopo. Invece a Villa Maria ha lavorato per la ripavimentazione della città, per la creazione di un mattatoio, un parco cimiteriale ed alcune piazze. Successivamente andò a lavorare nella provincia di Buenos Aires. Nella capitale, la peculiarità del suo operato risiedeva nella modernizzazione delle opere pubbliche cittadine dall’interno. Modernizzazione possibile grazie alla legge 4017 dei Titoli di Lavori Pubblici promulgata sotto il governo di Manuel Fresco (1936/1940).
Infatti, da quel momento i comuni che non disponevano delle attrezzature tecniche per la realizzazioni di certe opere pubbliche potevano assumere professionisti ed imprese edili indipendenti attraverso dei bandi di gara. In questo quadro, l’ingegnere Francesco Salamone appariva dirigendo e progettando – insieme ad altri importanti architetti – la costruzione di edifici comunali, piazze e cimiteri. Salamone riuscì a mettere su una struttura tecnico-amministrativa solida e competente che gli permise di aggiudicarsi molte gare. Generalmente, i comuni davano carta bianca all’ingegnere/architetto, il cui lavoro era contrassegnato da un criterio in particolare: la modernità.
Siciliani in Argentina / Un focus sull’architettura di Francesco Salamone
L’opera di Salamone aveva il chiaro obiettivo di realizzare un’architettura indicativa di uno Stato forte e presente nei momenti importanti della vita cittadina di Buenos Aires. La sua caratteristica principale è il monumentalismo, stile molto in voga negli anni ’30 del Novecento. La spettacolarità è un altro tratto distintivo delle sue costruzioni, le quali raggiungevano fino ai trenta metri di altezza. Costruzioni imponenti, se si pensa che l’ambiente urbano circostante raggiungeva al massimo cinque metri.
Evidentemente l’architettura di Salamone non aveva nulla a che vedere con il contesto in cui eresse i suoi edifici e per questo ebbe un forte impatto sull’urbanistica provinciale. Il lavoro di Salamone è stato caratterizzato principalmente da tre tipi di costruzioni. La realizzazione di edifici comunali, cimiteri e mattatoi. Ma realizzò anche piazze, portici, arredi urbani, marciapiedi e luminari. Il tutto mantenendo la coerenza di un suo stile dichiaratamente monumentale.
Siciliani in Argentina / Lo stile dei palazzi municipali e dei cimiteri
Nei palazzi comunali, ad esempio, lo stile è chiaramente monumentale e le grandi torri servono a simboleggiare l’avanzamento della civiltà sulle barbarie. I palazzi municipali di Carhué, Guamini, Rauch, Tornquist si distinguono per il loro essere originali ed emblematici. La sua opera più importante fu proprio il palazzo municipale di Carhué, inaugurato il 3 dicembre 1938. Questo palazzo combina elegantemente tre stili: art deco, futurismo italiano e funzionalismo ispirato allo scuola Bauhaus.
I cimiteri, anch’essi caratterizzati da monumentalità, dispongono di enormi portali che simboleggiano il corpo umano che si reintegra nella terra. Generalmente si tratta di opere integrali e non solo di portici. Particolarmente impressionante è il cimitero di Azul, con l’Arcangelo Gabriele rappresentato come un grande angelo della morte e posto a guardia dell’ingresso, il gigantesco acronimo R.I.P fatto in cemento e un Cristo a dir poco imponente. Si tratta della seconda opera religiosa più alta del Sud America, dopo il Cristo Redentore di Rio de Janeiro, in Brasile.
Siciliani in Argentina / Gli ultimi anni di Salamone
Nel 1943 Salamone convocato in un’aula di tribunale a causa di una pavimentazione da lui progettata nella città di Tucuman. Per questo, su consiglio del suo legale, si trasferì in Uruguay fino a quando la situazione non si sarebbe chiarita. Tornò a Buenos Aires nel 1945, dopo aver vinto la causa. Dopo che le accuse furono ritirate ed il suo nome rivendicato, diresse dei lavori di pavimentazione urbana progettando due edifici in stile razionalista ed una casa provata. Morì l’8 agosto 1959, lasciando un’eredità architettonica monumentale di nome e di fatto in Argentina.
Siciliani in Argentina / La rivalutazione dell’opera di Salamone
Dopo molti anni dalla sua morte, l’opera di Salamone viene riconsiderata, valorizzata e citata dalla stampa specializzata. Ma non solo. I suoi progetti circolano ancora nelle università di architettura, ingegneria ed urbanistica. Inoltre, sono state organizzate diverse mostre fotografiche volte a preservare il suo lavoro. Nel 2001 i suoi progetti sono stati dichiarati dallo Stato come “Patrimonio Culturale della Provincia di Buenos Aires”. Nel 2014 molte delle sue opere sono state classificate come “Monumenti Storici Nazionali” e “Beni di Interesse Storico e Artistico”.
Grazia Patanè