Giuseppe Ingegneri è probabilmente la figura più poliedrica presente nel nostro excursus di storie di siciliani emigrati in Argentina. “Poliedrico” è l’aggettivo che più di tutti racchiude l’essenza di quest’uomo. Le professioni che ha praticato durante la sua vita quasi non si contano. Dottore, psichiatra, psicologo, criminologo, farmacista, filosofo, teosofo, insegnante e scrittore. Purtroppo anche massone (non che questo sia un mestiere). Parlare di Giuseppe Ingegneri come di un uomo tutto d’un pezzo, dal pensiero unilaterale, coerente e stabile nel tempo sarebbe un errore troppo grossolano da commettere. Ora medico, ora filosofo, ora scrittore: ciò che appare come un’evidenza tangibile è che Ingegneri, con la sua personalità multiforme, ha influenzato intere generazioni.
Siciliani in Argentina / La biografia di Giuseppe Ingegneri
Giuseppe Ingegneri è nato a Palermo il 24 aprile 1877 da Salvatore Ingegneri e Marina Tagliavia, una coppia di emigrati. All’età di nove anni, ha lasciato l’Italia per trasferirsi in Argentina con la famiglia. Ha completato i suoi studi primari al Colegio La Anunciacion. Ha concluso il suo ciclo di studi secondari alla Scuola Nazionale di Buenos Aires. Nel 1892 fondò il giornale La Riforma. L’anno dopo si iscrisse alla facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Buenos Aires. Mentre nel 1900 si è occupato di psicologia e filosofia, diventando una figura di spicco del movimento positivista latino-americano.
La sua formazione multidisciplinare gli permetteva di affrontare in modo originale vari problemi dell’epoca. Come, ad esempio, la crisi della modernità e la relazione tra scienza e società. Successivamente, ha svolto la sua attività professionale come medico-psichiatra. E si dedicò al trattamento di pazienti con patologie mentali. Nel 1914 sposò Eva Rutenberg a Losanna (Svizzera). Dal matrimonio nacquero quattro figli: Delia, Amalia, Giulio e Cecilia. Morì a Buenos Aires nel 1925, nel pieno della sua attività professionale ed accademica.
Siciliani in Argentina / L’interesse di Ingegneri per l’occultismo, la parapsicologia e la teosofia
Ad influenzare il pensiero di Giuseppe Ingegneri furono anche i suoi studi sull’occultismo, sulla parapsicologia e sulla teosofia. Dal 1897 diresse il giornale “La Montagna” di stampo socialista e rivoluzionario. Il primo numero su questo giornale fu proprio un articolo di Ingegneri in cui difendeva la causa della teosofia e dell’occultismo. In questo articolo spiegava l’importante ruolo delle due discipline soprattutto nell’ambito della ricerca scientifica.
Nel 1898 scrisse per la prima volta sulla rivista teosofica “Filadelfia”, in cui mostrò un chiaro rifiuto per le posizioni scientifiche dogmatiche. Prediligeva un atteggiamento più aperto nella ricerca filosofica. Nel 1903, la National Academy of Medicine lo premiò per la sua opera Simulation of Madness. Poi nominato capo della Clinica di Malattie Nervose della facoltà di medicina e Chirurgia dell’università di Buenos Aires. Nel 1908 vinse la cattedra di Psicologia Sperimentale presso la facoltà di Filosofia e Lettere. Fu anche docente di spicco nella cattedra di Neurologia.
Per una decina d’anni Ingegneri diresse inoltre l’Archivio di Psichiatria e Criminologia e si occupò dell’istituto di Criminologia di Buenos Aires. Quello stesso anno fondò la Società di Psicologia. Nel 1909 fu eletto presidente della Società Medica Argentina e nominato delegato argentino al Congresso Scientifico Internazionale. Ha completato i suoi studi scientifici presso le università di Parigi, Ginevra, Losanna e Heidelberg.
Siciliani in Argentina / Giuseppe Ingegneri: la lotta politica
Nel 1919 si dimise da tutti gli incarichi di insegnamento. L’anno successivo iniziò la sua fase di lotta politica: partecipava attivamente a favore del gruppo progressista Claridad, di tendenza comunista. Nel 1922 promosse, come forma di protesta contro il sistema politico prevalente nella provincia di Córdoba, la candidatura di un personaggio piuttosto stravagante: Enrique Badesich. Inoltre formò l’Unione Panamericana, un’organizzazione di lotta contro l’imperialismo.
A tal proposito, pochi mesi prima della sua morte creò il mensile Rinnovamento, volto a contrastare l’imperialismo dilagante. Nel corso degli anni non fu più d’accordo con le posizioni del socialismo. Per questo iniziò a collaborare con giornali anarchici, diventando apertamente un simpatizzante dell’anarchismo. Molte delle sue opere letterarie riflettono questo approccio, in parte dovuto all’influenza del criminologo italiano Pietro Gori.
Siciliani in Argentina / Giuseppe Ingegneri ed il pensiero positivista
Il pensiero positivista di Ingegneri si basa sulla convinzione che la scienza e la razionalità possano risolvere i problemi della società. E possano promuovere la giustizia, la libertà e il progresso. In questa prospettiva, l’individuo dovrebbe affidarsi alla conoscenza e alla razionalità per migliorare la propria vita e per contribuire al bene comune. Il positivismo di Ingegneri si contrappone al nichilismo, alla superstizione e alle credenze irrazionali. Ed invita alla razionalità e alla scienza come chiarificatrici della visione del mondo da parte dell’uomo.
Credeva nella scienza come metodo per comprendere la realtà. Un metodo basato sull’osservazione, la sperimentazione e la verifica empirica. Per questo, la ragione appare come l’unico modo per garantire la giustizia e la verità. Inoltre, per Ingegneri l’intellettuale deve essere impegnato socialmente e lavorare per aggiornare la cultura e la conoscenza progressiva. Il tutto per innescare il cambiamento sociale e migliorare la vita delle persone. Questo approccio incoraggerebbe la formazione di una classe dirigente razionale, responsabile e impegnata.
Siciliani in Argentina: Le opere di Giuseppe Ingegneri
Tra le sue opere più importanti figurano: “El hombre médiocre”, “La simulacion en la lucha por la vida”, “La fuerza moral” e “Hacia una moral sin dogmas”. Nella prima, critica l’idea di perfezione e sostiene che l’uomo, per natura, tende alla mediocrità. L’unica via per superare questa condizione è sforzarsi di migliorare costantemente. Invece nella seconda analizza come la società favorisca gli imbroglioni e gli ipocriti, promuovendo una cultura dell’apparenza al posto della sincerità e dell’autenticità.
Mentre nella terza riflette sull’importanza della morale e sulla sua importanza nella vita umana. A suo parere, la forza morale non consiste nella forza fisica o nell’intelletto. Ma nella volontà e nella capacità di prendere decisioni in situazioni difficili ed estreme.Infine, in “Hacia una moral sin dogmas”, Ingegneri tenta di costruire una morale laica e razionale, libera dalle limitazioni imposte dalle religioni tradizionali. Fondata su idee come la libertà, l’uguaglianza e la responsabilità personale. Senz’altro la figura di Giuseppe Ingegneri ha lasciato la sua impronta nella storia e nelle menti di tutta una generazione posteriore alla sua esistenza. Per diversi aspetti, la Sicilia gli sarà eternamente grata.
Grazia Patanè