Siciliani in Argentina / “Turi” Pennisi, testimone della crisi a Mar del Plata

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Turi Pennisi

Salvatore Pennisi, meglio conosciuto come Turi Pennisi, si pone alla fine della narrazione attorno a questa grande famiglia nella nostra rubrica sui siciliani emigrati in Argentina. Anche lui originario di Santa Maria la Scala, è cresciuto praticando il mestiere della pesca. Proporre in questa sede la storia di Turi ci permette di aprire al lettore uno scenario per cui non tutti gli emigrati di “successo” sono tali soltanto per aver fatto grandi cose dal punto di vista materiale. Turi Pennisi, cugino di Gioacchino Pennisi, ha contribuito alla nomea della sua famiglia non tanto costruendo imprese mastodontiche, quanto adottando il profilo di un uomo saggio, consapevole del suo lavoro.

Siciliani in Argentina / Le origini di Turi Pennisi 

Turi Pennisi nacque il 15 ottobre del 1945 a Santa Maria La Scala. Figlio di Orazio Pennisi e Angela Arcidiacono, dal cui matrimonio nacquero in totale quattro figli. Di cui, tre emigrarono dall’Italia all’Argentina. L’ultimo vide la luce proprio a Mar del Plata. Arrivato in Argentina nel settembre del 1948, Turi possedeva soltanto la licenza delle scuole elementari. Si sposò con Elsa Gonzàles, la quale diede la vita alle sue due figlie: Silvina e Adriana. Per tutta la sua vita si disimpegnò come pescatore artigiano.

Siciliani in Argentina / La presunta etimologia del cognome “Pennisi”

Sono senz’altro trascorsi centinaia di anni prima che il cognome “Pennisi” prendesse la forma che ha oggi. Sebbene non si abbia la piena certezza, tale termine avrebbe origini nel greco classico. Ancora oggi, vicino ad Atene, vi è una località il cui nome è Karpenisi. Formato da due voci: karperos ( trad.it fruttifera) e nisi (trad. it. isola). Per l’evoluzione del greco prima e con la latinizzazione delle parole poi, tale termine ha assunto una forma diversa. Da karperos è diventato karpe, come il nome di della città che si trova nelle vicinanze di Atene.

Poi, ancora per un processo di latinizzazione, si è perso il prefisso -kar e poiché nel sud Italia si tende a raddoppiare il suono delle consonanti, ecco che è nato “Pennisi”; termine che designa anche una nota frazione di Acireale. Si tratta di un cognome che si trova con molta frequenza nell’acese, ma anche a Mar del Plata. Lì, lo si associa immediatamente al porto per via della grande quantità di pescatori “Pennisi”, ma anche per i nomi di talune imbarcazioni, come la “Don Pablo Pennisi”. O ancora, per le fabbriche di conserve “Pennisi”.

Siciliani in Argentina / Le prime occupazioni della famiglia di Turi Pennisi 

Turi Pennisi è nato nel 1945, quando la Seconda Guerra Mondiale era già prossima alla fine. In quel periodo, i genitori si erano già decisi ad emigrare con i tre figli nati al paese. La quarta figlia, Giuseppina, nacque quando si erano già stabiliti a Mar del Plata. Orazio, il padre, si imbarcò sulla lancia Josefina e non ha mai più pescato con la fiocina. Grazie alla sua vista prodigiosa e la sua destrezza, è sempre stato riconosciuto come un eccellente uomo di mare.

Siciliani Argentina PescatoGià all’età di otto anni, Turi lavorava al piccolo salatoio del cugino (ndr. Gioacchino Pennisi), dove già lavorava la madre, Angela. Quest’ultima, infatti, era l’incaricata ad aprire e chiudere la fabbrica, nonché alla gestione del lavoro degli operai. Svolse questo lavoro per dieci anni e allo stesso tempo cresceva i figli. Successivamente, Orazio prese una lancia di sua proprietà, la Nuncia Conti, acquistata in società con Tonino di Leva e Angelo Di Tommaso. Questa imbarcazione fu poi ceduta, per gli aspetti burocratici e amministrativi, alla “Coomarpes”.

Siciliani in Argentina / i Pennisi, da una società all’altra

Poco dopo aver finito le elementari, Turi salì per la prima volta sulla lancia ed ha continuato a farlo per tutta la vita. Quando il tempo lo consentiva, ogni mattina si dedicava alla cattura delle specie di pesce più prossime al porto. Successivamente, la società proprietaria di quell’imbarcazione venne modificata. Il trentatré per cento rimase allo zio Camillo Pennisi, un altro trentatré per cento rimase all’inseparabile fratello Gioacchino, ed il trentatré per cento restante a lui. Dal principio degli anni ’70 fino al 1994, i tre sono stati soci dell’imbarcazione Margarita, fino a quando non è stata venduta a pescatori della città di Bahìa Blanca.

Siciliani in Argentina / Turi Pennisi: La pesca della corvina e le sue consegeunze

Dopo quasi novant’anni di abbondanza al porto di Mar del Plata, molte imbarcazioni costiere diventarono antieconomiche. Per questo, furono in molte ad essere vendute per il valore del loro permesso di pesca e non per quello reale. Turi, insieme al fratello, vendettero la Margarita ma non smisero mai di lottare per la Nuncia Conti, realizzata con i sacrifici del loro padre. Nel 1994, cominciò l’avventura della pesca della corvina nel fiume “Salado”, nelle torbide acque del Rìo de la Plata. Lì le imbarcazioni erano poche, alcune locali, altre provenienti dal nord della città di Buenos Aires.

Siciliani Argentina PescaDa allora, fino al giorno d’oggi, senza i servizi minimi necessari ad ogni imbarcazione, per alcuni mesi dell’anno la gente di mare va a pescare lì. L’improvvisato molo dove ormeggiano le imbarcazioni è molto vicino ad un campo di proprietà privata, il cui padrone, noto come “El Vasco”, riceve un compenso per ogni cassone che vi si scarica. Tuttavia, i rapporti tra “El Vasco” ed i pescatori non sono mai stati buoni. E qualche volta, sono dovute intervenire anche le forze dell’ordine. In un’occasione, il Ministro della Produzione di Buenos Aires, Carlos “Tato” Brown, dopo una rumorosa manifestazione dei pescatori, riuscì a risolvere i problemi tra questi ed “El Vasco”.

Siciliani in Argentina / Turi Pennisi: i diversi “mestieri” della pesca

Dopo l’implementazione del regime di svalutazione, nel 2002, le cose cominciarono a migliorare per tutto il settore produttivo in Argentina. Al giorno d’oggi, le catture di corvina vengono trasportate in camion a Mar del Plata, dove stabilimenti di origine cinese – stabilitisi in città negli anni ’90 – esportano la merce in Cina.
La pesca dell’acciuga, che per decenni è stata la fonte di maggior guadagno per i pescatori, è andata a diminuire. In compenso, è riapparsa la pesca dello sgombro, che si è trasformata la principale fonte di reddito oggigiorno. Per concludere, Turi ha riconosciuto con saggezza quale fosse il suo posto nel mondo. Non sapeva di economia, né di politica, né di leggi. Ma due precetti gli erano ben chiari: come portare avanti la sua famiglia ed il detto “A canas honradas no hay puertas cerradas”, cioè “Al maggiore devesi onore”.

   Grazia Patanè

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