Un evento straordinario ha caratterizzato qualche giorno fa, nella bella e artistica città di Siracusa, la vita dell’antico quartiere di Ortigia. Un festoso suono di campane ha infatti salutato l’annuncio del conferimento della laurea magistrale all’acese Matteo Raciti, nello storico Castello Maniace, dove ha sede la facoltà di Architettura.
Dopo gli applausi e le congratulazioni da parte dei presenti e dei convenuti, il neo-dottore è stato prelevato e portato in processione lungo le straduzze del centro storico di Ortigia. Una folla osannante, capeggiata da alcuni religiosi (dei preti in clergyman ed un frate francescano col saio ed i sandali), seguiti dai componenti di una antica confraternita con i tipici costumi penitenziali (saio, casacca, cappuccio e calzari), ha portato in trionfo il festeggiato, tra inni di lode e di ringraziamento diffusi ad alto volume mediante un impianto d’amplificazione portatile. Il novello architetto, che era stato preventivamente spogliato dei suoi abiti civili e rivestito con una candida tunica e coronato con un serto di rami e foglie d’alloro, sfilava serio e compunto, ma anche sereno e fiducioso, al centro del corteo. Seguivano la processione anche i parenti e gli amici che avevano assistito alla discussione della tesi di laurea nell’aula magna del Castello Maniace, ma anche numerosi turisti attratti dalla manifestazione di giubilo, mentre persino gli abitanti di Ortigia si affacciavano al passaggio della processione dalle finestre e dai balconi per osannare anch’essi all’indirizzo del neo-laureato. Quando la processione ha raggiunto il lungomare di Ortigia, si è fermata in un luogo convenuto dove uno dei religiosi ha pronunciato un caloroso e partecipato “fervorino”, acclamato dagli applausi di tutti i presenti. Si dice che qualcuno abbia notato strani elementi nell’aspetto dei religiosi, quali piercing, orecchini o bizzarri occhiali da sole, ma sono tutte false malignità. Dopo il fervorino, però – e questo è avvenuto sotto gli occhi di tutti – il frate francescano si è spogliato del saio mostrando le sue nudità, ma anche un castigato perizoma, ed ha quindi immerso nelle limpide acque della spiaggia aretusea il neo-laureato, con tutta la bianca tunica e la corona d’alloro in testa, per una abluzione purificatrice e ristoratoria. La cerimonia si è quindi conclusa in una caratteristica panineria-caseificio della piazza del mercato di Ortigia, dove solo gli “eletti” (ma non tutti i chiamati, anche se è stato tuttavia notato qualche infiltrato) si sono frugalmente sfamati con dei semplici panini imbottiti di rustici e genuini ingredienti (quali olive, pomodori secchi, ricotta, mozzarella e verdure varie); unica stranezza, i panini venivano misurati “a metro”.
La motivazione dei predetti festeggiamenti è da ricercare nella tesi di laurea presentata da Matteo Raciti, che ha per titolo “L’effimero-itinerante in Italia tra storia, tecnologia e sperimentazione”, afferente alla disciplina “Scenografia e Tecnologia per lo spettacolo”. Si tratta di un excursus storico, tecnologico e scenografico sulla iconografia delle macchine da festa o fercoli (dette anche, in siciliano, “vare”), con particolare approfondimento su quelle in uso a Palermo, Nola, Viterbo e Palmi, che il Nostro ha illustrato ai chiarissimi docenti della facoltà di Architettura con un relazione di circa 40 minuti, avvalendosi di tabulati, immagini e prospetti vari. Il voto finale conseguito è stato di 109/110.
I festeggiamenti per il conseguimento della laurea in Architettura di Matteo Raciti si sono conclusi la sera di sabato scorso in località Trepizzi di Guardia, dove è avvenuta la “svelata” di santa Laurea, che è stata quindi portata in processione su un artistico fercolo disegnato e realizzato per l’occasione dallo stesso neo-architetto Raciti, accompagnata da festosi scampanii, inni e canti di lode e sparo di mortaretti. Faceva bella mostra di sé, nella gioiosa ambientazione predisposta per l’occasione e illuminata a giorno con luminarie straordinarie, anche l’urna contenente la “sacra reliquia”, rappresentata dal prezioso volume su cui è stata pubblicata la tesi di laurea.
Nino De Maria