Sisma di Santo Stefano / Danni importanti a una ventina di chiese della diocesi. Sabato 29 e domenica 30 il vescovo a S. Venerina e Pennisi

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S. Venerina – Chiesa madre di S. Venera. Crepe profonde hanno compromesso la volta reale della navata centrale.

Il sisma della notte di Santo Stefano ha danneggiato numerose chiese della nostra diocesi. A meno di settantadue ore dal terremoto le prime verifiche delineano situazioni di inagibilità totale e parziale. In altri casi la chiusura, già disposta, nasce dall’esigenza di ulteriori approfondimenti o per motivi di incolumità pubblica. I rilievi e i sopralluoghi dei tecnici non sono ancora terminati ma per alcune di esse appare inevitabile non solo una chiusura temporanea ma anche la conferma dello stato di inagibilità. Quella di Pennisi, le chiese di Maria Vergine, Cosentini, Sacro Cuore e di Santa Venera a Santa Venerina, sono quelle che hanno riportato danni significativi. Interdette ai fedeli per motivi di sicurezza le chiese di Santa Maria della Misericordia a Piano d’Api, Santa Maria del Monte Carmelo e San Giuseppe ad Aci Platani, Santa Maria delle Grazie a Fiandaca, Santa Maria La Stella, Santa Lucia e la Consolazione ad Aci Catena.

Considerando la chiusura momentanea della chiesa di Maria SS. Immacolata a Dagala del Re, di Linera e di Monacella, Santa Venerina perde temporaneamente otto chiese su otto, una situazione analoga a seguito del sisma del 2002. Ad accogliere tutte le comunità parrocchiali di Santa Venerina sarà l’oratorio di Princessa a Bongiardo, diocesi di Catania. “Sarà la casa di tutti”, ha detto don Giuseppe Guliti all’indomani del sisma ai suoi confratelli invitandoli, parafrasando il profeta Sofonia, “a non lasciarsi cadere le braccia”. In realtà anche molte altre chiese del comprensorio hanno riportato crepe al proprio interno: è il caso della basilica di San Pietro e l’Addolorata alla Badia di Riposto.

Pennisi. la statua di S. Emidio scaraventata a terra. Il parziale crollo del campanile ha lesionato la parete della canonica dove dormiva il parroco don Mirco Barillari. Qualcuno ha gridato al miracolo perché il parroco ne è uscito indenne.

La diocesi di Acireale ha manifestato sin dalle prime ore dal sisma vicinanza alle comunità colpite attraverso la figura del vicario generale monsignor Giovanni Mammino il quale si è recato in visita ai parroci. Il vescovo monsignor Antonino Raspanti ha costantemente sentito i parroci dei centri colpiti dal sisma assicurando loro preghiera e vicinanza. Il vescovo, ha annunciato don Arturo Grasso, responsabile delle comunicazioni sociali della diocesi, “sarà sabato 29 dicembre a Santa Venerina e domenica 30 dicembre a Pennisi per celebrare una messa e stare vicino ai parroci, ai fedeli e a tutti coloro che vivono questo momento difficile”, Il primo pensiero della diocesi “è quello di stare vicino ai fedeli e alle persone che hanno perso le abitazioni e il posto di lavoro. La gente piange e come fratelli dobbiamo essere solidali.”

Il nostro pensiero, si legge dal comunicato stampa della presidenza diocesana dell’Azione Cattolica acese, “va soprattutto ai più fragili, anziani, ammalati, e quanti avrebbero difficoltà a spostarsi velocemente dalle case”. La Caritas diocesana, intanto, sta organizzando interventi sul territorio per portare assistenza e beni di prima necessità alle persone sfollate. In ciascuno dei centri colpiti si cerca di ripartire e di non perdere la speranza. Le verifiche andranno avanti e in alcuni casi saranno determinanti per sciogliere la riserva sull’agibilità parziale di alcuni edifici di culto.

PS: nella foto della home page dell’articolo uno dei pezzi della statua del Sacro Cuore scaraventati sul sacrato della chiesa a Santa Venerina. La statua era posta in vetta al campanile. Fosse crollata la Notte di Natale, due giorni prima, la strage era inevitabile.

Domenico Strano

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