Sisma Santo Stefano / Don Milone: “A buon punto con la riapertura delle chiese”

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Il sisma di Santo Stefano di tre anni fa colpì numerose comunità parrocchiali della diocesi. Alcune chiese furono dichiarate inagibili mentre per altre si intervenne con una messa in sicurezza. Oggi a che punto siamo? “Stiamo rinascendo dalle ferite del terremoto”, afferma don Angelo Milone, in prima linea affianco al vescovo Antonino Raspanti per la riapertura degli edifici di culto (per approfondire).

Il sostegno della Diocesi

Poco più di quaranta edifici religiosi, tra chiese parrocchiali, chiese filiali e oratori, è un dato considerevole che manifesta non solo il danno materiale ma anche, e forse soprattutto, quello spirituale. “Il sisma, in quanto momento doloroso, ci fa riscoprire il valore dell’aiuto reciproco, della collaborazione, della corresponsabilità”. Oggi molte chiese sono aperte, qualcuna lo sarà a breve (la chiesa di Dagala del Re riaprirà il 5 marzo prossimo). Per quelle più colpite siamo alla fase della progettazione degli interventi. L’aiuto è scattato da più fronti: non solo la Conferenza episcopale italiana e lo Stato ma anche associazioni, privati, le stesse diocesi di Sicilia e, in ultimo, i parrocchiani stessi con varie collette.

Don Angelo Milone è il direttore dell’ufficio Beni culturali ecclesiastici e per l’Edilizia di culto della diocesi di Acireale. Subentrato nel 2019 a don Carmelo Sciuto, appena un anno dopo dal terremoto, con lui abbiamo fatto il punto della situazione. “La Diocesi, guidata dal nostro vescovo, ha fatto il possibile e continua a sostenere le comunità colpite, intervenendo a vari livelli. Le chiese sono luoghi di preghiera, di fede, d’incontro, d’identità della comunità”. Chiesa Aci Platani

Dalla Cei un aiuto concreto per il sisma di Santo Stefano

Per due edifici religiosi, ci spiega don Angelo Milone, erano previsti già prima del sisma di Santo Stefano interventi strutturali. La chiesa di Santa Maria dell’Indirizzo di Aci Bonaccorsi, che ha ricevuto un contributo regionale, e la chiesa di San Michele Arcangelo di Acireale, destinataria di fondi provenienti dal Patto per il Sud. Per la prima il sisma ha provocato altre lesioni alla volta della chiesa e al campanile, la seconda invece alla cupola. In entrambe le chiese i cantieri sono in corso.

Torniamo alle chiese direttamente colpite dal sisma di Santo Stefano. Per sovvenzionare i  cantieri, con modalità e tempi differenti, la Conferenza episcopale italiana, partendo dal fondo ordinario ha disposto ulteriori contributi per l’edilizia di culto, il cosiddetto fondo aggiuntivo (in totale l’80% di 630mila euro). Con tale strumento è aumentata la capacità di copertura delle spese. In questo canale sono rientrate le chiese di Maria SS.ma Immacolata della frazione acese di Guardia, di Maria SS.ma del Rosario di Cosentini e di Maria Ss.ma della Catena di Maria Vergine (Santa Venerina). In queste chiese i lavori sono in corso.

La chiesa dell’Immacolata di Dagala del Re (Santa Venerina) riaprirà al culto il prossimo 5 marzo (è atteso nelle prossime settimane il sopralluogo dei tecnici per dichiararne l’agibilità). A ragione dei soli danni registrati alla facciata, la chiesa del SS.mo Salvatore di Acireale è aperta ai fedeli poiché i lavori riguardano solo l’esterno. Infine, quella di Maria SS.ma del Monte Carmelo di Aci Platani, aperta a maggio del 2020. Per quest’ultima il progetto di recupero ha previsto un finanziamento del 70% dalla Cei e per il restante 30% con fondi parrocchiali (stesso iter per la chiesa di Dagala del Re e altre della diocesi).

Tra chiese aperte e cantieri in itinere

Il fondo ordinario, chiarisce don Angelo Milone, “è l’importo che ogni anno la Cei dà alle diocesi. Rispondendo all’urgenza della situazione i vescovi italiani hanno destinato un fondo aggiuntivo, dopo la prima iniezione di 500mila euro rivolti ai lavori di messa in sicurezza di alcuni edifici religiosi”. Un caso eccezionale quello della chiesetta di Santa Maria delle Grazie di Fiandaca. Messa in sicurezza non con fondi Cei ma attraverso una raccolta di fondi realizzata delle diocesi di Sicilia (CeSi) oggi la chiesa, nella cui piazza antistante il vescovo Antonino Raspanti celebrò la messa all’indomani del sisma con la popolazione colpita, è aperta ai fedeli.

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Tecnici a lavoro nella chiesa parrocchiale di Aci Platani (foto d’archivio)

Interventi di messa in sicurezza sono stati eseguiti nelle chiese di Santa Maria la Stella, del Sacro Cuore di Gesù di Santa Venerina, di Maria Vergine della Catena di Aci Catena e di Santa Maria della Salette di Aci Sant’Antonio. Tutte queste chiese sono oggi fruibili ai fedeli. La Basilica San Sebastiano è stata oggetto di lavori con fondo ordinario per il rifacimento della copertura della navata sinistra (avviati nel 2020). La chiesa di San Biagio di Aci Sant’Antonio, chiusa da dieci anni, e danneggiata anche dal sisma, è stata riaperta sul finire dell’anno scorso. Con fondi privati, invece, è stata riaperta la piccola cappella di Gesù e Maria di via Dafnica ad Acireale.

L’intervento del Commissario per la riapertura delle chiese più colpite

Un altro canale di finanziamento, oltre a quello della Cei, è quello che fa capo al Commissario straordinario per la ricostruzione dell’area etnea. Il primo stralcio riguarda quelle chiese inserite nel piano di interventi deliberati con ordinanza n°11 del 22 luglio del 2020. Sono le stesse segnalate dalla ricognizione tra il dottore Salvatore Scalia e i due responsabili del procedimento (Rup) Rosario Arcidiacono e Vincenzo Lauria con la diocesi di Acireale. Tra queste la chiesa simbolo del sisma, quella di Santa Maria del Carmelo di Pennisi, il cui progetto è stato aggiudicato dalla Sicef e presentato alla comunità il 28 dicembre 2021 (Euro 2.139,00). Quelle di Santa Lucia di Aci Catena è oggi aperta dopo un intervento di messa in sicurezza (Euro 171mila).

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Don Angelo Milone durante un sopralluogo

Ad Aci Sant’Antonio la chiesa matrice non ha avuto nessun intervento (si rese neccesaria la temporanea chiusura solo per due giorni per verificare la situazione della volta). Gli interventi avverrano in una fase successiva. Aperte sono anche quella di Monterosso Etneo (Euro 140mila) e di San Michele Arcangelo di Aci Sant’Antonio (Euro 185mila), quest’ultima riaperta ai fedeli lo scorso 17 gennaio in occasione della festa di Sant’Antonio Abate. Rimane chiusa quella di Santa Lucia e San Gaetano di Aci Bonaccorsi (Euro 293mila). In attesa dell’inizio dei lavori sono, infine, la canonica di Cosentini (Euro 323mila) nella frazione di Santa Venerina e la chiesa matrice Santa Venera. Anche questa colpita duramente dal sisma, destinataria di un finanziamento di Euro 1.185,00 con progettazione in corso.

Ulteriori interventi

Altri edifici religiosi, alcuni con danni di minore entità a seguito del Sisma di Santo Stefano, potrebbero essere oggetto di intervento in futuro. “Si tratta di tutte quelle chiese bisognose di interventi che, secondo i fondi eventualmente disponibili, saranno oggetto di un ulteriore stralcio di finanziamento”, ci dice il direttore dell’Ufficio Beni culturali ecclesiastici. Eccole: Santa Maria della Misericordia della frazione acese di Piano d’Api, chiesa parrocchiale di Milo, chiesa di Santa Maria degli Angeli di Acireale (queste tre al momento aperte al culto ma con la presenza di impalcature in legno all’esterno).

E ancora: Santa Maria della Consolazione di Aci Catena, la filiale di San Giuseppe di Aci Platani, Sant’Antonio di Padova di Aci Catena, Santa Maria del Sangue e SS.mo Sacramento di Aci Catena (queste cinque inagibili e quindi interdette ai fedeli). Infine, Santa Maria della Pietà e Santi Elena e Costantini di Aci Catena, riaperte al culto dopo interventi di messa in sicurezza.

Domenico Strano

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