Sistema Catania -2 / Pogliese: “La città non ha una vera vocazione, ma logistica e trasporto sono in evoluzione”

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Antonio Pogliese

Quando si parla di “sistema”, si riflette su un complesso di elementi o strutture. In particolare, nel caso trattato, il termine è direttamente riferito al sistema territoriale locale, nato come modello negli anni Novanta del XX secolo. Tramite esso, si analizzano realtà sociali, economiche e territoriali locali, per instaurare connessioni e sviluppo tra istituzioni e collettività, per determinare anche un sistema di governance.

A voler rivedere il contesto urbano locale e i relativi piani di sviluppo del territorio, si dovrebbe pensare a un’agenda con planning di impegni, per ottemperare a criticità in essere.  Così, se si volesse parlare di Catania, bisognerebbe interagire con persone che cercano di attivare fasi procedurali di ripristino e rigenerazione urbana. Pensatori che, per definire talune formule e latitudini positive, agiscono nel quotidiano spostando i confini del proprio lavoro, verso fronti che sembrano non avere un confine. Possono invero immaginarsi all’opera, professionisti di varie branche settoriali.

Un osservatorio variegato disciplinato dal principio di sussidiarietà

A mo’ d’esempio è auspicabile la creazione di un “osservatorio” e dunque di un team formato da rappresentanti che abbiano expertise oriunde anche dal mondo accademico. Così, si pensa a un novero di politici, imprenditori, sociologi, ingegneri, architetti e altre figure, nonché al coinvolgimento dell’associazionismo territoriale. E ancora, si pensa a sommare a quel novero l’ulteriore partecipazione di esperti con formazione in ambito umanitario, non tralasciando quello religioso. L’intero ensemble può, nell’ideato “osservatorio”, dar luce a neo sentori, valevoli per la valorizzazione sociale e urbana del territorio preso in esame. Così da avvalorare anche specifici articoli costituzionali, sull’espresso principio di sussidiarietà.

cartografia di Catania del 1919
Cartografia rappresentante la città di Catania del 1919

Tra le altre cose propositive, nell’impiego delle “formule di pensiero e d’adozione di misure”, spicca l’estrinsecazione: “Sistema Catania”. Essa, muovendosi su un terreno concettuale, dovrebbe assorbire riferimenti e andamenti legati al territorio in quanto tale, nonché dare forma a potenzialità ancora inespresse territorialmente, pro fasce di cittadinanza ad hoc. In queste categorie, si può intercettare una variegata presenza umana. Si cita, pertanto, la comunità di anziani, bambini, lavoratori, o di turisti e city users in generale, o ancora, si ricorda la presenza di uomini cosiddetti marginali, etc.

A tal proposito, si intervista Antonio Pogliese, socio Lions Catania Host ed eminente esaminatore ed estimatore delle qualità da sviluppare o rinvenire in una community, con precipuo riferimento al territorio catanese. Ecco il pensiero e le ricette per indagare il “Sistema Catania”.

A suo avviso, sulla scia del dibattito incline a evidenziare i probabili sviluppi dell’area catanese quale vocazione si rileva per la città di Catania? (n.d.r. approfondimenti relativi all’incontro Lions Catania Host del 25/11/2022, dal titolo: “Quale modello di sviluppo per la città di Catania? Politici e Imprenditori a confronto”).

Catania si palesa senza una vera vocazione, difatti, non è: né una città universitaria, né industriale, né una città commerciale e né turistica. Tuttavia, a Catania stanno coesistendo diverse attività. Tra queste è possibile annoverare la logistica e il trasporto. Dette attività sono in concreta evoluzione, tanto da poter dare per ciò, a Catania, l’appellativo di capitale della Sicilia. Così, quanti hanno in passato etichettato Catania come la “Milano del Sud”, o ancora, “Etna valley”, si riferiscono a semplici slogan, che forse non avevano significato nemmeno 20 anni fa, men che meno oggi! Quindi si parla più specificamente di non specializzazione in un preciso settore per la realtà catanese.

Cosa pensa del PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza?

Riguardo al PNRR da applicare al sistema produttivo indigeno, si riferisce che in definitiva dei contatti diretti non possono sussistere. Il PNRR può interessare le imprese di dimensione maggiore, che a Catania non esistono o non hanno una sede centrale. Anche se echeggiano nomi di società importanti, ricadenti ad esempio nell’area ASI del territorio catanese, di certo non trattasi dell’allocazione del cuore aziendale della società. Difatti, i cervelli e i decisori non si trovano certo qui! Così, in riferimento a possibili combinazioni di piani riconducibili a PNRR in favore di aziende insistenti nel territorio, sono a mio avviso da escludere.

Catania con la vista del porto
Catania con la vista del porto

Comunque sia, alcuni decisori pubblici locali hanno a che fare con il PNRR. Difatti, riguardo al sistema portuale, sono previste alcune misure per Catania e Augusta. In tal modo, la città catanese può essere beneficiata attraverso la rispondenza e l’adozione del sistema Catania. Ciò nonostante, nella contingenza di fatti correnti, non si ravvisano circostanze specifiche che fanno rilevare benefici derivanti da una presunta applicazione del piano strategico nazionale verso realtà aziendali catanesi.

Secondo il suo punto di vista, come si inquadra l’associazionismo nel nostro territorio o in generale e, altresì, può spiegare meglio il cosiddetto “ruolo sussidiario”?

Riguardo al ruolo dell’associazionismo, nell’ambito delle iniziative legate al mondo del club service, ho elaborato un personale concetto sulla sussidiarietà. Quest’ultima “qualità”, che si ravvisa in una realtà dedita alle forme aggregative, tipiche della sfera legata alle associazioni, scaturisce dalla legge costituzionale n. 3 del 2001[1] (“Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 248 del 24 ottobre 2001, all’Art. 4.1), che ha riformato il titolo V della Costituzione. In particolare, la riforma del titolo V della Costituzione prevede che i cittadini o associazioni di cittadini possono proporre, agli enti pubblici locali e così via, iniziative inerenti alla realizzazione di opere. Questo è il concetto della sussidiarietà!

Dal 2001 ad oggi, tanti anni sono trascorsi e la sussidiarietà, così come è stata immaginata aldilà degli aspetti semantici, rispetto alla rivisitazione del legislatore costituzionale del 2001, non si è realizzata e non si può realizzare. In particolare per alcune precise ragioni. Perché l’associazionismo non è nelle condizioni di elaborare progetti candidabili. E perché la pubblica amministrazione non ha la volontà di dividere il potere con l’associazionismo. Per arrivare al punto, la sussidiarietà deve limitarsi ad una sussidiarietà intellettuale. Così l’associazionismo, che in linea di massima si caratterizza per differenti “saperi” e funzioni, intercetta un patrimonio umano significativo nella misura in cui è diversificato e può elaborare progetti e valutazioni in pectore, ma non esecutivi. Può, altresì, essere fonte d’ispirazione per progettualità utili al decisore pubblico.

È possibile quindi ragionare solo sulla fondatezza di un ruolo sussidiario intellettuale attivo?

Nell’ambito del Club service Lions – nello specifico – Catania Host, si procede lungo una linea, che viene peraltro reiterata seguendo i criteri della sussidiarietà intellettuale. Si affrontano, così, alcune argomentazioni che possono avere un ritorno o proseguo o riverbero, rispetto alle azioni programmate dal pubblico esecutore amministrativo, prefigurando espedienti che abbiano effetti benefici nei contesti ove si possono adottare.

Poi, a mio avviso, la riforma del titolo V della Costituzione non si ravvisa come una riforma della politica, bensì politica-partitica, quasi a voler beneficiare ben contestualizzati aspetti partitici, individuati dal legislatore costituente nel 2001, anno dall’attuata riforma.

 Luisa Trovato

 

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