Prende forma un nuovo atteggiamento verso i consumi. Sono i giovani i principali attori di questo cambiamento che si ispira alla sobrietà e alla condivisione.
Sicuramente è uno stile di vita che nasce dalla reazione alla crisi economica, e quindi è il risultato di un adattamento a una condizione esterna, ma introduce un nuovo modo di vedere le cose più relazionale e meno egocentrico.
La nuova generazione marca una significativa differenza culturale che può diventare “contagiosa”, perché è comunicabile e comprensibile, e avvicina i giovani ai loro nonni abituati al risparmio e alla rinuncia, più che allo sperpero e al consumo compulsivo. Allo stesso tempo li qualifica, perché passa dall’idea di avere un determinato oggetto o servizio a quello di utilizzarlo. Così si mantiene la possibilità di scegliere godendo della qualità di un prodotto senza possederlo, e il modello di consumo diventa più sostenibile.
In particolare dall’ultimo Rapporto Censis si evidenziano due comportamenti che si diffondono in Italia: da una parte c’è la crescita del mercato dell’usato e dall’altra parte la “sharing economy”. Sono quasi 8 milioni gli italiani che hanno acquistato almeno un oggetto usato, tra questi il 34% dei giovani: nello specifico aumentano dell’8,1% l’acquisto di libri e il 54,8% quello degli indumenti. La strategia di scelta è una delle caratteristiche del nuovo modo di acquistare, si utilizza molto il web sia per confrontare i prezzi e la qualità degli oggetti, sia per chiedere opinioni ad amici o parenti per condividere la decisione. Il nuovo consumatore diventa sia più informato, sia più garantito rispetto al rapporto qualità prezzo. Allo stesso tempo diventa anche venditore mettendo sul mercato quello che non usa più.
L’utilizzo del web e dei nuovi media è anche strumento per facilitare la fruizione di servizi come la “home banking” utilizzato ormai dal 46,3% degli internauti. Ma soprattutto si evidenziano le forme di “sharing economy” che sono improntate alla condivisione. In un anno 2 milioni di italiani hanno affittato una macchina per un tempo breve, tra essi la metà erano giovani; altri hanno praticato la condivisione dell’auto per andare al lavoro facendo lo stesso percorso (“car pooling”); il 5% dei giovani è coinvolto nel “coworking”, ovvero condividere spazi di lavoro; il 2,5 % pratica lo scambio di posti letto per un periodo limitato (magari per visitare una città); il 4,3% dei giovani ha finanziato attraverso piattaforme informatiche progetti, idee e attività, praticando il “crowdfunding”.
Andrea Casavecchia