Società / Integrare con l’istruzione. Una partita che la scuola italiana, pur fra tante difficoltà, sta vincendo

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Inizia a essere consistente il numero di alunni con cittadinanza straniera nelle classi delle scuole medie e studenti_scuolap-268x168superiori. È un segnale importante, perché indica le opportunità di istruzione che il nostro paese garantisce a tutti i ragazzi a prescindere dalla loro origine e provenienza. Noi riconosciamo e realizziamo il diritto all’istruzione presente nella nostra Costituzione e nella Convenzione Onu sui diritti per l’infanzia e l’adolescenza del 1989 a cui l’Italia aderisce. Inoltre la presenza nelle scuole di giovanissimi di altre nazionalità è un investimento, perché apre alla possibilità di godere di talenti nuovi e diversi che coltivati potranno contribuire ad arricchire il bene comune del nostro paese, saranno cittadini che pur avendo una parte del loro background culturale differente conosceranno le nostre regole sociali di convivenza e sapranno integrarsi nella comunità dove vivranno e lavoreranno senza perdere le loro specificità.
Dai dati pubblicati dall’Istat su un’indagine svolta nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, dove ci sono più di 4 studenti di cittadinanza non italiana, scopriamo che il numero complessivo di alunni stranieri è oltre i 305mila. Il 30,4% di loro è nato e cresciuto in Italia e il 23,5% è arrivato quando era un bambino, prima di compiere 6 anni; mentre il 46,1% (quello che fa un po’ più fatica), è arrivato nel nostro paese successivamente.
La ricerca indica due scogli da superare per questi ragazzi: il primo è l’inserimento scolastico dei nati all’estero, poiché il 38,8% è iscritto in una classe di un anno precedente a quella che dovrebbe frequentare, e il 12,2% è iscritto a una classe di due o più anni precedenti. Solo il 49% è iscritto nella classe adeguata. Il secondo scoglio è il rendimento scolastico: una delle difficoltà maggiori è linguistica. Si evidenzia poi una differenza notevole tra i ragazzi nati in Italia, che contano tra le loro fila una percentuale di ripetenti simile a quella degli italiani (18,7% contro 14,3%), e i ragazzi che sono nati all’estero che toccano il 31% dei bocciati.
Inoltre dall’indagine evidenziamo due aspetti che danno un’idea sul percorso di integrazione affrontato da questi studenti: da una parte si osserva che uno su tre si sente italiano e il 43,5% vorrebbe rimanere in Italia nel futuro, quota molto simile a quella degli italiani che vorrebbero rimanere nel paese terminati gli studi: 47,4%. Dall’altra parte si sottolinea il grado di soddisfazione nelle relazioni con gli altri compagni dopo l’orario scolastico: “oltre il 50% dei ragazzi stranieri nati in Italia o arrivati in età prescolare frequenta al di fuori della scuola, solo ragazzi italiani mentre oltre il 35% vede sia ragazzi italiani che stranieri” ovviamente la quota decresce tra gli alunni arrivati in Italia dopo i 6 anni (48,8% tra quelli entrati tra i 6 e i 10 anni e 42,2% tra quelli dopo i 10 anni). Allo stesso tempo oltre la metà degli alunni italiani afferma di frequentare indifferentemente compagni italiani e stranieri.
Possiamo notare come per integrare nella società l’istruzione svolge una funzione fondamentale perché avvicina i ragazzi e le loro famiglie alla cultura del paese che li ospita e perché offre la possibilità di allacciare relazioni tra coetanei.

Andrea Casavecchia

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