Oltre il 60% degli italiani ormai accede a Internet, che è diventato luogo per il dibattito politico, per acquisti e investimenti, per scambio di esperienze, per raccolta di informazioni. Tra pochi giorni si aprirà il dibattito su una Carta dei diritti in Internet. L’iniziativa è significativa per l’alta diffusione e la rapida espansione dell’uso della Rete. È importante fissare alcuni punti fermi per regolare i rapporti nella piazza virtuale e per tutelare i cittadini.
Nel documento sono segnati alcuni temi caldi come il diritto alla “privacy” o le limitazioni all’utilizzo dei dati personali, come il sottinteso riconoscimento di Internet come strumento comunicativo e ambiente relazionale.
Tra i temi vale la pena approfondire il richiamo al “diritto all’educazione”, dove si menziona il principio che ognuno possa acquisire le capacità necessarie all’utilizzo di Internet in modo consapevole e attivo, e dove si invita a promuovere attività educative. Questo punto fondamentale è anche estremamente complesso perché proprio la “consapevolezza” è una delle sfide per i frequentatori del web, in particolare per i nativi digitali.
L’uso consapevole riguarda la categoria della sobrietà: alcuni dati resi noti dalla Società italiana di pediatria dicono che 8 adolescenti su 10 sono presenti ogni giorno su Internet e il 40% di questi vi accede anche di notte. Gli adulti dovrebbero accompagnare i figli nella navigazione, ma – commentano dall’ente – spesso non hanno le cognizioni né il tempo adeguati. Per raggiungere la finalità educativa andrebbero tenute presente alcune competenze: una è sicuramente la capacità di orientamento, perché dentro uno spazio che presenta una gamma infinita di materiale è facile perdersi; un’altra è la capacità di selezione dei contenuti presenti in Rete; dovrebbe essere manifesto a tutti che le informazioni non sono mai neutre, c’è sempre qualcuno con interessi che le racconta (o le carica) su un portale. Inoltre sarebbe opportuno avvertire dei possibili condizionamenti, che limitano piuttosto che ampliare la cultura delle persone: innanzitutto è importante avere la consapevolezza di “attendibilità”, perché un motore di ricerca può offrire alcune indicazioni utili, ma non è il detentore della verità; poi occorre ricordare la “parzialità”, perché il web, come ogni altro mezzo di comunicazione, mostra una parte della realtà, non la sua totalità e la ricerca va sempre coltivata.
La presenza sul web è molto delicata, perciò l’attenzione educativa è prioritaria. Rimane indicativo quanto affermava nel 2011 Benedetto XVI in occasione del messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali: “Anche nell’era digitale, ciascuno è posto di fronte alla necessità di essere persona autentica e riflessiva”.
Andrea Casavecchia – Agensir