In Italia la disoccupazione è un dato di fatto, ed è sempre maggiore il numero di giovani che rimangono senza lavoro dopo gli studi. Molti ragazzi si chiedono come sia possibile che, dopo tanti anni di studio e sacrifici, si possa rimanere disoccupati. A questo c’è una risposta. Il motivo è che le aziende non assumono persone non competenti e senza esperienza, ma così facendo non si rendono conto che creano nei giovani una sorta di rifiuto esistenziale al lavoro. E qui nascono i problemi, perché tanti laureati che hanno dedicato gran parte della loro vita a studiare soltanto materie teoriche, si trovano in grosse difficoltà per farsi assumere.
La drammatica disoccupazione in Italia: istruzione, qualcosa non va
L’Università dovrebbe far fare molta più pratica in base al settore scelto dallo studente e meno teoria. La teoria, è vero, dev’essere affrontata negli atenei, ma senza la pratica non si va da nessuna parte. L’esperienza cercata dalle aziende è quasi nulla nei giovani. Ad essi non si possono richiedere anni di esperienza se non hanno mai svolto la pratica. Se le aziende continuano a richiede troppe competenze tecniche specifiche, conoscenza di due o tre lingue, limite di età, esperienza di uno o due anni nel settore offrendo retribuzioni bassissime, è chiaro che è impossibile trovare un lavoro.
Risulterebbe risolutivo inserire nelle aziende candidati appena laureati, ma senza esperienza, in modo tale da fare acquisire certi requisiti e fare pratica sul posto. E la retribuzione dovrebbe essere equiparata alle ore di lavoro svolte in ufficio. Invece, purtroppo, molti datori di lavoro, se assumono, sfruttano i giovani e li sottopagano costringendoli a stare in un ambiente lavorativo sotto stress.
La fuga di cervelli
Anche nel settore pubblico si riscontrano gravi difficoltà. Per lavorare nelle amministrazioni e nei vari uffici pubblici serve superare i concorsi. Questo diventa difficile per molti giovani, sia perché devono continuare a studiare, sia perché molti sono stanchi di dover superare continui ostacoli e quindi si demoralizzano bloccandosi e vivendo in uno stato di insicurezza costante. Chi non riesce a trovare un lavoro si ritrova in uno stato di precarietà con ripercussioni anche sulla sua vita sociale. In tanti, a causa di ciò, si sentono a disagio, senza un obiettivo da seguire, in balia di nessuno.
Ma nel nostro Paese è diventato difficile vivere, per questo tanti ragazzi italiani, soprattutto del sud, vanno a studiare fuori dall’Italia. La fuga di cervelli continuerà a far soffrire genitori e figli per la lontananza. C’è anche chi vorrebbe sposarsi e avere una famiglia e non può farlo perché non ci sono i mezzi necessari per realizzare questo progetto. Le cose prima o poi dovranno cambiare, altrimenti il mondo andrà sempre a peggiorare.
Michela Abbascià