Vivere in una gabbia invisibile, da cui non si riesce a fuggire, dove alcuni magari un po’ più grandi, forse un po’ più grossi o apparentemente più sicuri, ti prendono di mira per trovare conferme della loro forza da dimostrare a se stessi o ai loro amici. Ci si sente inermi, impotenti, vulnerabili.
Questa è una delle possibili condizioni che possono sperimentare i ragazzini e le ragazzine minacciati dai bulli, incontrati a scuola, nel giardinetto sotto casa, nella palestra dove si vorrebbe praticare sport e divertirsi.
Affrontare la situazione non è facile per un adolescente. Quando ci si vuole inserire nel mondo dei pari, quando si inizia a testare la propria indipendenza e autonomia, diventa molto difficile uscire dall’angolo in cui qualcuno ti ha incastrato. Ci vuole molta forza interiore.
Il bullismo purtroppo è un fenomeno assai radicato: un rapporto dell’Istat osserva che quasi il 50% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni ha subito episodi offensivi, non rispettosi e/o violenti, tra questi il 19,8% è una vittima assidua, cioè più volte al mese, e un altro 9,1% subisce atti di prepotenza settimanalmente.
I più vessati sono i preadolescenti, il 22,5% dei ragazzi tra gli 11-13 anni contro il 17,9% degli adolescenti, e le femmine, il 20,9% delle ragazze contro il 18,8% dei loro coetanei.
All’interno di questo contesto si colloca la nuova frontiera: il cyberbullismo, un comportamento più circoscritto degli altri, che tocca il 5,9% dei ragazzi una o più volte al mese e il 16,4% qualche volta all’anno. Purtroppo le minacce o le violenze veicolate tramite il web o il telefonino cellulare spesso si aggiungono alle altre, nell’88% dei casi, dimostrando che il bullismo può diventare molto più pervasivo che in passato e può raggiungere le sue vittime là dove prima sarebbero state lasciate tranquille. Quando la cronaca segnala delle tragedie dovrebbe anche evidenziare che il cyberbullismo è una dimensione di un fenomeno più ampio, non è l’unico problema.
È importante segnalare infine che per i ragazzi e le ragazze il modo migliore per affrontare il problema è non rimanere isolati, ma cercare l’aiuto dei genitori, per il 65%, degli amici, per il 42,8%, degli insegnanti, per il 41%, dei fratelli, per il 30%. Superare gli atti di bullismo in fondo significa, da quel che appare dai dati, evitare di chiudersi nella solitudine e cercare sostegno e consiglio al mondo degli adulti o ai coetanei più vicini. Per sconfiggere il fenomeno invece servirebbe una capacità culturale più ampia della società per trasmettere il rispetto dell’altro.
Nicola Salvagnin